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Ristampe e Dintorni

Sigur Rós – ( ) 20th Anniversary Edition

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C’è un autunno che non vuole arrivare, e figuriamoci l’inverno, ma l’inverno è sempre stato la musica dei Sigur Rós, che festeggiano i 20 anni dall’uscita di quello che è forse il loro disco più bello, “( )”, con una doverosa ristampa in vinile e CD, arricchita da un disco bonus con tracce demo estratte proprio dalle sessioni di registrazione originali.

Si diceva dell’inverno, perché ho sempre pensato che, a partire dalla sua copertina, bianca, bianchissima, “( )” ne incarnasse l’essenza più universale. Non l’inverno tangibile e misurabile di Reykjavík o di qualche altra splendida località dell’Islanda, ma un inverno come sensazione, come stato d’animo, gelido, raggelante, ma al tempo stesso rassicurante e coinvolgente. L’inverno è sostanzialmente attesa, della primavera o di qualcosa che non succederà mai, sdraiati nella neve, o nella sua idea, ad ascoltare il suono impercettibile dei fiocchi che si accatastano l’uno sull’altro non possiamo fare altro che aspettare, lasciandoci travolgere dai ricordi, dai pensieri, dalla voglia di sparire per poi tornare, forse. E non c’è colonna sonora migliore della musica dei Sigur Rós, che in questo disco senza un titolo ma dal valore simbolico inestimabile hanno condensato il meglio della loro essenza, intangibile come un fiocco di neve, travolgente come una valanga. In “( )” albergano magniloquenza e fragilità, barocco e minimalismo, solennità e modestia, tutta una serie di opposti che in pochi altri dischi convivono senza lasciarsi dietro traumi. C’è post-rock, slowcore, dream pop, psichedelia, musica da camera, ma la solita formula “ogni etichetta è riduttiva” qui è doverosa, perché se c’è una cosa che i Sigur Rós hanno sempre saputo essere, pur modulandone la riuscita negli anni, è essere unici, irripetibili.

Photo: Lilja Birgisdottir

Pubblicato nel 2002 “( )” riuscì infatti nella mirabile impresa di sopravvivere alla grandiosità di “Ágætis byrjun” che, sostanzialmente al primo tentativo, li aveva catapultati nell’Olimpo. Jónsi e compagni, all’epoca, scelsero la strada più difficile, quella di non replicare il successo già collaudato per battere strade nuove, denudando il suono di ogni orpello orchestrale per renderlo minimale, universale ed estremamente emotivo. E anzi, abbandonarono del tutto il linguaggio di noi stupidi umani per cantare integralmente in hopelandic, che altro non è che il non-suono dell’anima, introducendo ulteriore innovazione in una proposta che era già pura magia. Indecifrabile, ma così paradossalmente familiare e rassicurante, “( )” è attraversato dal calore di un abbraccio, dalla sensazione di attraversare spazi, tempi, epoche e universi per poi tornare con i piedi nella nostra Terra, ma sicuramente un po’ migliori.

Il remastering di questa nuova ristampa non scalfisce per nulla la naturalezza di quella è che a conti fatti una pietra miliare di una musica che mi piace definire emotiva e che è forse la definizione della musica tutta, o almeno di quella che smuove il cuore e di cui i Sigur Rós sono maestri. Non è fine a se stesso nemmeno il disco bonus, in cui 3 demo e 3 b-sides ci regalano la visione d’insieme di un disco se vogliamo allargato a suoni ed esperimenti vocali (Sm​á​sk​í​fa), che faranno capolino nei dischi seguenti.

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