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Interviste

Arte e impegno sociale: intervista ai Marlene Kuntz

Foto: Michele Piazza

A fine settembre i Marlene Kuntz sono tornati in scena con il nuovo album “Karma Clima” (qui la nostra recensione), un progetto ambizioso e inedito, incentrato sul tema del cambiamento climatico. L’undicesimo lavoro in studio della band cuneese invita alla riflessione, sia sui comportamenti che ognuno di noi può e deve tenere, sia sul ruolo degli artisti nel portare alla ribalta temi importanti. Ne abbiamo parlato con il cantante della band piemontese Cristiano Godano.

Settembre è stato un mese di copiose uscite discografiche. Penso non solo ai Marlene Kuntz ma anche ai Verdena e a Manuel Agnelli (Afterhours). È un momento di rinascita per il rock italiano considerando lo stop causato dall’ondata pandemica?

È stato casuale che siamo usciti nello stesso periodo. La questione della pandemia sicuramente ha fatto stare in attesa tutte le band cercando di capire quale potesse essere il periodo migliore per non rischiare di uscire con un disco in un periodo sbagliato e non poter poi andare a suonare dal vivo… Siamo artisti che hanno realizzato tre album che mi sembrano siano stati sostenuti ed acclamati dalla critica dunque mi viene facile da pensare che si possa notare il buono stato di salute di questi “quasi vecchietti del rock” penso soprattutto al sottoscritto con i Marlene Kuntz e Manuel Agnelli. I Verdena sono più giovani hanno dodici anni in meno di noi ma facciamo parte tutti e tre di una diramazione rock sicuramente precedente a tutto quello che è arrivato dopo mi riferisco ai generi musicali  maggiormente diffusi a livello di piattaforme streaming.

“Karma Clima” è il vostro undicesimo progetto ed il primo senza Luca Bergia, batterista e percussionista nonché cofondatore dei Marlene Kuntz. Come mai?

Io posso sperare che sia solo per questo album. Non è una cosa dipesa dal nostro Luca…sono questioni personali non semplici da raccontare ed essendo appunto personali non ho alcun interesse a riferirle. Lui non è una persona fuori dal gruppo Marlene Kuntz ma è semplicemente in questo momento in una sua parentesi personale.. comunque in ogni caso mi piace sottolineare il fatto che è stato sostituito con estrema dignità, stile e classe da Sergio Carnevale che è un amico dei Marlene Kuntz ed è un batterista sopraffino che ha fatto delle cose molto belle per questo progetto discografico.

La vostra città natale è Cuneo. È possibile intravedere nella composizione testuale chiari riferimenti alle vostre origini?

La natura che raccontiamo nel disco è quella che abbiamo vissuto registrandolo e sono luoghi della nostra origine quindi nelle canzoni c’è una forte presenza dei nostri luoghi. Io non li canto in maniera particolareggiata però abbiamo comunque detto in maniera diffusa ed esaustiva che questo album è stato registrato in tre residenze artistiche cioè tre cittadine o borgate (Viso a Viso Cooperativa di Comunità di Ostana, Birrificio Agricolo Baladin Piozzo e Borgata Paraloup ndr) che ci hanno accolto e questi luoghi sono in provincia di Cuneo quindi nei dintorni della nostra cittadina.

Nel brano “Lacrima” le parole di Cristiano Godano recitano: “Poi penso al clima e a noi/ e piange piange piange il cuore” trasudano drammaticità. L’azione è nemica dell’uomo sennò perché siamo nel 2022 e c’è ancora così indifferenza verso questa tragicità che incombe?

Sì tutto il disco si muove su due sentimenti particolari la paura che riguarda non soltanto i nostri figli che saranno direttamente coinvolti ma noi stessi che cominceremo ad essere direttamente interessati  e poi l’indignazione per questa indifferenza veramente stolida che dimostra chiaramente in luce l’idiozia, la stupidità della razza umana che afferma di essere intelligente, lo è a tutti gli effetti, ma molto spesso dimostra l’esatto contrario. Ad esempio se non fossimo stupidi avremo smesso di fare le guerre. I conflitti sono esattamente una manifestazione della stupidità dell’uomo ed è giusto poterlo sottolineare senza stigmatizzare l’umanità. Io sono un grandissimo ammiratore dell’intelligenza umana e della capacità che ha avuto l’uomo di creare scoperte che hanno migliorato le nostre vite ma allo stesso tempo ci sono troppe cose che invece vengono fatte nel modo sbagliato e purtroppo ci stanno portando verso non so se l’autodistruzione ma sicuramente verso gravi problemi.

Foto: Michele Piazza

“Laica preghiera” è una performance toccante, senza la voce di Elisa forse il pezzo non avrebbe brillato della stessa intensità. Come è avvenuta questa collaborazione e perché la scelta è ricaduta proprio su di lei?

Lei è stata la nostra prima scelta. Noi avevamo questa canzone che io volevo trasformare in un duetto. Mi piacciono i duetti quando sono belli sono proprio belli ma devono avere una motivazione artistica e qui c’è. Io ho iniziato a pensare ad un componimento dove mi rivolgevo ad una musa dal punto di vista laico e non religioso e lì ad un certo punto è stato chiaro a tutti che sarebbe stato bello avere una presenza femminile che incarnasse la musa e da lì a scegliere Elisa il passo è stato molto breve. Lei è una persona intanto dotata di un talento sopraffino poi è una persona estremamente attenta alla musica, a ciò che accade nel mondo e non soltanto nel mainstream che probabilmente le interessa dal punto di vista lavorativo ma anche dal punto di vista artistico lei è molto interessata anche a ciò che accade altrove. Infine abbiamo scelto lei perché ammira i Marlene Kuntz da sempre e quindi non poteva che essere così.

Scorrendo il testo “Vita su Marte” in cui si cita il folle atteggiamento egoistico delle persone più ricche del pianeta che pensano di salvarsi da soli dall’emergenza climatica, magari cercando rifugio su Marte non ho potuto non pensare al film recente Don’t Look Up di Adam Mckay con Leonardo di Caprio. Che ne pensi?

Il testo di “Vita su Marte” è stato scritto prima del film. Quando poi ho visto Don’t Look Up” che mi è piaciuto moltissimo ho sentito una fortissima analogia sia per il finale – la cronaca mondiale ha già parlato di questo disegno di andare su Marte e non soltanto come approdo nuovo dopo la Luna ma immaginando probabilmente di colonizzarlo – sia perché ho notato una connessione per gli intenti artistici che presiedono la creazione della trama che mette in scena l’idiozia umana e ci riesce benissimo. Se lo spettatore guarda la pellicola con uno sguardo intelligente e critico non può non notarlo. Il protagonista Leonardo di Caprio qui recita il ruolo della persona giusta e positiva ma c’è anche per lui un momento in cui si lascia abbindolare dal sistema e rischia di andare dall’altra parte poi però ritorna sui suoi passi. C’è una minoranza che sa che il problema c’è ma non è sufficiente. Gran parte dell’umanità compreso chi ci governa e soprattutto chi ci domina dal punto di vista di potere economico è stolida, stupida e accecata dalla bramosia, dall’avidità e tutto ciò è ridicolo e grottesco.

Nel componimento finale “L’aria era l’anima” spunta un coro di bambini molto commovente: “Nonno, cosa fai? Perché non parli più?/Sembri malinconico./Come mai?/Perché guardi laggiù? /Non si può andare là./ C’è l’acqua, non puoi andare là!”. È un dialogo tra due generazioni completamente diverse ma testimoni entrambi di quello che sta accadendo all’umanità. È questa una parte del messaggio?

Io volevo cercare un modo che non fosse banale di far vedere una città invasa dalle acque. Questo scenario è verosimile la scienza ce lo enuncia come probabile. Ho trovato questo escamotage un nonno con i suoi nipoti che fa un giro in una località che per metà sta cominciando ad essere invasa dall’acqua probabilmente la parte più a ridosso del mare. I bambini sono abituati sono nati in questo contesto mentre il nonno si ricorda di come era la città prima. Attraverso questo disegno io ho cercato di far vedere al pubblico un luogo invaso dalle acque. Il mio scopo artistico in questo caso ma in realtà in tutto il disco è quello di suscitare riflessioni. Ti faccio vedere il problema se lo vedi ti inquieti il giusto, ti spaventi o non è sufficiente neanche questo?

La copertina dell’album è molto interessante. Se spingessi un po’ con la mia immaginazione penserei a uno stormo di uccelli che danza nell’aria. Cosa impersonifica questa immagine dai toni scuri che contrasta quella doppia scritta green in primo piano: “Karma Clima” e “Marlene Kuntz”?

Quella visione di natura grafica che la copertina offre è suscettibile di qualsiasi interpretazione. La tua vale come tutte le altre. La verità è che quella è l’orma di un piede di ballerina. C’è una specie di visione dietro questa scelta che ci ha suggerito il grafico dopo che gli abbiamo raccontato un po’ il disco ossia delle impronte lasciate dall’uomo sia dal punto di vista della sua camminata che lascia il segno ma poi anche dei suoi passaggi.. infatti si intravedono anche delle tracce di pneumatici…è una visione prima di tutto grafica ma che ha anche una giustificazione concettuale. Il colore verde è una scelta grafica ed è pertinente con l’impronta lasciata sul terreno da un essere umano.  

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