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Tom Skinner – Voices Of Bishara

2022 - Brownswood Recordings / International Anthem / Nonesuch Records
jazz / sperimentale

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Tracklist

1. Bishara
2. Red 2
3. The Journey
4. The Day After Tomorrow
5. Voices (Of The Past)
6. Quiet As It’s kept


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Tom Skinner è uno dei principali batteristi su piazza in questo momento, questo lo sappiamo. Parte di quel movimento che comincia dal jazz per trascendere i generi e che ormai si è fatto globale in questa generazione. Tra le sue collaborazioni più note i Sons of Kemet di Shababa Hutchings e The Smile, con i due Radiohead, Yorke e Greenwood. 

In “Voices Of Bishara”, Skinner si prende il ruolo di band leader. E che band! Al citato Hutchings (sax e clarinetto), si affianca Nubya Garcia (sax e flauto), due grandi fiatisti che per la prima volta appaiono insieme su disco. Completano la formazione Tom Herbert (basso acustico) e Kareem Dayes (violoncello). Notevole lo spazio concesso a quest’ultimo strumento, scelta forse non abituale nel jazz ma coerente con l’ispirazione del disco: il raro album del 1978 del cellista Abdud Wadud, “By Myself” (stampato privatamente dall’etichetta di Wadud, Bisharra). 

I cinque musicisti della scena jazz londinese hanno eseguito in presa diretta altrettante composizioni di Skinner, più Red 2 che è una versione di Two Pieces Of One: Red di Tony Williams. I file della sessione sono rimasti a lungo nei cassetti del batterista che, con calma, ha lavorato di editing fino al risultato finale che è “Voices Of Bishara”: “Ho adottato un approccio molto liberale con le forbici e ho iniziato a dedicarmi intensamente ad apportare modifiche tra gli strumenti. Ha dato nuova vita alla musica”.

Questo mischiare l’approccio classico della registrazione live, tutti nella stessa stanza, con quello moderno di procedere a un gran lavoro sui file di tagli e modifiche successive, ricorda il modus operandi di Makaya McCraven. Altro musicista e batterista affine a Skinner e partecipe dello stesso movimento, dall’altra parte dell’oceano. Alla pari di McCraven, Skinner dimostra in questa sua prima prova solista doti musicali non indifferenti, con composizioni originali, ariose e ricche di elementi melodici. Il batterista lascia agli strumenti solisti il compito di illustrare la sua scrittura e di svariare. Si segnalano, tra gli altri momenti, il clarinetto di Hutchings che si prende la scena su Quiet As It’s Kept, il lungo e lento interplay tra i due sax in The Day After Tomorrow, l’assolo di violoncello su The Journey, il flauto psichedelico di Garcia su Red 2, il sax straziante su Bishara. Assecondato da sodali di cotanto talento, il drumming di Skinner è quello che già conosciamo dalle sue tante altre prove: scattante e solido, ma pieno di accenti. Dà il suo meglio su Voices (Of The Past) che, lungi dal venire dal passato, disegna un presente di consapevole crossover tra jazz e hip-hop. Laddove nelle altre tracce le modifiche in studio sono sottili, qui sono pronunciate e udibili. 

Non è facile annoiarsi con “Voices Of Bishara”. Facile piuttosto chiedersi fin dove potrà arrivare questo “rinascimento” jazz, che jazz non è se non nelle radici, che continua a produrre grandi dischi sulle due sponde dell’Atlantico. 

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