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Tyondai Braxton – Telekinesis

2022 - New Amsterdam / Nonesuch
classica moderna / sperimentale

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Tracklist

1. TK1_Overshare
2. TK2_Wavefolder
3. TK3_FloatingLake
4. TK4_Overgrowth


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Per chi non fosse avvezzo vent’anni fa Tyondai Braxton dava vita, assieme a Dave Konopka, ai Battles, coi quali scosse il mondo della musica alternativa grazie a “Mirrored”, un fulmine a ciel sereno in avanguardia rispetto a tutto. Dodici anni fa, invece, lasciava la band senza però abbandonare le sue necessità sperimentali, sbrigliandole dal concetto di gruppo che forse era un po’ stretta.

Ogni album un concetto, pensiero dovuto ed espressione che spezza l’ordinario, piazzandosi sempre al di fuori dal campo visivo dell’inaspettato, gettando luce ove necessario e dove, per l’appunto, non ci si attende nasca qualcosa in altro modo se non questo. Ancor meglio se il concept di base di un album, la scintilla da cui nasce e scaturisce va a pescare dritta nell’opus di Katsuhiro Otomo, agganciando così “Akira” e trainandone le specifiche filosofiche all’interno del proprio operato.

Non aspettatevi, però, un concept-album comunemente inteso. A venir preso in esame non è infatti il mondo che fa da sfondo al manga, un reame cyberpunk piagato dall’arma definitiva, in cui le droghe sono l’unica via per sfuggire ad un controllo e realtà ormai deragliate, no, Braxton scava un po’ più a fondo selezionando come oggetto di studio il solo personaggio di Tetsuo e la sua capacità distruttiva di utilizzare la telecinesi e di come tanto potere finirà per annientarlo definitivamente, prima dentro, poi fuori. Da qui “Telekinesis”, nato in prima battuta per essere portato su un palco, nella fattispecie quello della Queen Elizabeth Hall di Londra (seguito da quello dell’Helsinki Festival) e solo in seguito tramutatosi in progetto da eviscerare in studio, con tanto di sessione di missaggio di difficoltà extreme ordita a quattro mani dal compositore assieme a Seth Manchester, ormai figura chiave di certa musica non-allineata.

Tra le mura dell’Oktaven Audio di Mt Vernon, New York, Tyondai, complici il Metropolis Ensemble e il Brooklyn Youth Chorus rispettivamente condotti da Andrew Cyr e Dianne Berkun Menaker trovano una loro strada verso il mondo della mente piagata di Tetsuo. Non c’è traccia, ovviamente, di pulsioni cybertroniche o violenza. Le commistioni classico-contemporanee sono lunga onda di attesa e silenzi carichi di malessere, confusione e ansia. Fiati e archi sono ora impegnati nel sospendere a mezz’aria movimenti a ciclo continuo, tra bordoni ambient e sintomi in attesa che ben presto si traducono in crescendo carichi di ansia e follia.

L’elettronica e le chitarre di Braxton occupano uno spazio nello strato più basso dell’architettura, ascendendo come lame acuminate e scale verso la pazzia oppure piano d’appoggio di ampio respiro, sgomento e quiete illusoria, generazione di turbinii in un cerchio chiuso di sensazioni.

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