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Interviste

Cosmonauti in allucinazione progressiva: intervista ai Gotho

A fine ottobre i Gotho, che poi sarebbero Fabio Cuomo (synth) e Andrea Peracchia (batteria), portatori (in)sani di musica debilitante in Elder, Liquido di Morte, Slaiver, Tons e chi più ne ha più ne metta, sono partiti per un viaggio interstellare allucinato con il loro album di debutto “Mindbowling” (qui la nostra recensione). Quale migliore occasione per approfondirne alcuni aspetti direttamente con Cuomo?

Partiamo dal principio e facciamo le persone serie: chi/cos’è Gotho, da dove arriva e perché si è manifestato nelle vostre spoglie? Quando avete sentito la necessità di crearlo?

Andre ed io ci conosciamo da anni e abbiamo diviso un sacco di palchi in formazioni diverse. Poi un giorno mi chiama e mi dice “Ma perché non facciamo una roba mega sperimentale batteria e synth e vediamo cosa esce?”. Durante il lockdown ci siamo mandati un po’ di parti, di idee (messaggi con foto degli spartiti come gli antichi!) e poi ci siamo visti in studio ed è nato un bel singolone radiofonico da 27 minuti; che è l’ultima traccia del disco. Gotho in fondo è semplicemente questo, una personale esigenza di noi due di scrivere e suonare una cosa che ci piace senza nessun tipo di parametro di genere o forma.

Qual è il minimo comun denominatore di Fabio Cuomo e Andrea Peracchia che ha permesso loro di suonare assieme? O, meglio ancora, quali le differenze che li uniscono?

Credo che l’elemento che ci unisce di più a livello compositivo sia il fatto che io sono anche batterista; molte parti, molte soluzioni sono pensate in funzione della batteria.  Al contempo Andre suona il pianoforte e a volte nelle parti più di improvvisazione è quasi come se ci cambiassimo gli strumenti, nel senso che lui pensa al piano e io alla batteria pur suonando l’altro strumento. Le differenze invece sono davvero poche, anche caratterialmente. Molti pensano che siamo fratelli. Penso che anche questo si rifletta non poco sulla musica che facciamo.

Genesi di “Mindbowling”: da dov’è arrivato il titolo, il suo gioco di parole e la copertina molto cartoonesca quasi lebowskiana?

Diciamo che ci piacciono le cose stupide e i giochi di parole in generale, e in più ci piace non prenderci troppo seriamente. Detto questo, “Mindbowling” ci sembrava il titolo più azzeccato possibile per quest’album. Pensiamo sia spiazzante… destabilizzante in un certo senso. E perché no anche divertente. Insomma passare dal metal alla disco non può essere che spiazzante credo. E l’estetica da cartoon – videogioco abbiamo pensato rendesse bene quest’idea.

Genesi dei titoli dei brani di “Mindbowling”: sono spassosi, questo è fuori di dubbio. Spesso titoli del genere arrivano dal nulla e non hanno connessioni con pezzi che in fin dei conti sono privi di testi, per voi vale la stessa cosa o un collegamento c’è? Mi perdonerete ma Ilary Blastbeat mi distrugge ogni volta.

Si Ilary Blastbeat personalmente mi fa scassare! Un nesso c’è in tutti, in Ilary Blastbeat c’è appunto un blastbeat di batteria. Peste Bucolica è in un certo senso la più metal – cattiva del disco, e la peste nei titoli del metal storicamente c’è (W i Pestilence!). Miami Weiss ci sembrava azzeccato soprattutto per la prima parte super rilassata – chill out, come fare un tranquillo giro in macchina a Miami magari di notte… poi la parte confusa alla fine potrebbe essere una sbronza di Weiss…

La scelta di utilizzare solo synth e batteria può sembrare in qualche modo particolare, forse pure straniante a tante altre soluzioni (nella recensione vi ho accomunati per questo motivo e solo questo ai Fat 32), e a ben vedere con “appena” questi due strumenti riuscite nell’intento di riempire ogni spazio possibile. Scelta ponderata o semplicemente è così e così sarà sempre?

Il progetto è nato con l’idea di non avere limiti, magari prima o poi facciamo un disco solo voci clavicembalo e diamonica…Però nell’ottica di registrare senza sovraincisioni e riproporre dal vivo la musica sicuramente la gran parte del materiale sarà sempre batteria e synth. Stiamo già lavorando al prossimo disco e per portarlo dal vivo Andre avrà dei synth nel set di batteria.

Immancabilmente nel comunicato stampa a corredo dell’album c’è un FFO nel cui elenco figurano Pink Floyd, King Crimson, Meshuggah e Oranssi Pazuzu. Li ascoltate e in cosa potreste accomunarvi, nel caso, con queste band? E quali altri gruppi emergono in Gotho dai vostri ascolti presenti/passati?

Con tutte le dovute proporzioni direi che ai Pink Floyd ci ispiriamo per le parti più lente e ambient-psichedelia, ai King Crimson per le parti sempre psichedeliche ma più storte e matte, ai Meshuggah per le parti ancora più storte magari col piattone dritto, e agli Oranssi Pazuzu per le parti mega acide. Siamo anche moooolto infottati col buon vecchio prog rock anni 70; il mio gruppo preferito di sempre sono i Gentle Giant, ma siamo anche amanti dei Gong, Caravan, Can, Gryphon, ecc…

Trovo la vostra musica non solo legata, come dicevamo nella domanda precedente, a generi musicali di questo o quest’altro tipo, ma anche a un’esperienza visiva, anzi, estetica di un certo tipo. Ascoltando l’album mi sono immaginato un frullatore cosmico che premeva assieme Asimov, Cronenberg, visioni moebiusiane, insomma, distese cosmiche e in un certo modo terrificanti a pieno campo. Cosa vi influenza dal punto di vista, per l’appunto, estetico ma anche letterario?

Tutta l’estetica della fantascienza, soprattutto vecchia, credo permei tutta la nostra musica. Penso sia inevitabile facendo musica psichedelica con un così massiccio uso di synth, ma al di là di questo è proprio un’estetica che ci piace moltissimo. L’unione di cosmo, astronavi e psichedelia è una roba che mi manda ai matti, e mi accorgo che anche negli ascolti alla fine quasi inconsciamente la ricerco sempre. 

In appena quattro brani sono racchiusi quasi cinquanta minuti di musica. C’è qualcosa che è rimasto fuori dalla scaletta del disco? Come e perché avete, in questo caso, selezionato cosa doveva esserci o no?

Quando avevamo deciso di fare il disco avevamo molto materiale sparso e non racchiuso in brani, ma avevamo già chiaro che tipo di brani fare. Peste e Miami erano già decise dai primi riff messi insieme, e avevano da subito la loro identità per così dire. Gatta è nata prima del disco, e Ilary è l’ultima che abbiamo scritto con la precisa idea di farci il video poi uscito (di fatti è l’unica corta!).

Questa è una domanda che mi sovviene spesso quando intervisto gruppi privi di voce: quant’è importante ancora la musica strumentale in un mondo che parla sin troppo? Cosa vi affascina di parlare attraverso gli strumenti?

Penso che se la musica con un testo sia una storia, la musica strumentale sia un’ambientazione con dei personaggi; e la storia spetti all’ascoltatore. Ognuno si fa la sua storia, il suo viaggio insomma. È un ascolto più attivo in questo senso, e in un mondo dove siamo sovraccaricati di informazioni da subire, trovo sano l’ascolto di musica strumentale.

Vi ringrazio per il tempo che avete concesso a ImpattoSonoro. Attendiamo dunque il vostro ritorno.

Grazie a voi è stato un piacere!

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