Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Leatherette – Fiesta

2022 - Bronson Recordings
post punk / no wave

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Come Clean
2. So Long
3. Dead Well
4. Fiesta
5. Cut
6. Fly Solo
7. No Way
8. Thin Ice
9. Play
10. Sunbathing


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Ad ogni nuova uscita etichettata come “post-punk” di norma segue una mia espressione di disapprovazione, un riflesso dettato dal mio non essere attratto dai tanto blasonati enfant (si fa per dire) prodige di una scena post-revivalistica accolta con festoni fin troppo eclatanti dalla stampa di settore, in primis Idles seguiti dai Fontaines D.C, Black Country New Road, Shame, gruppi che nulla mi dicono né mai mi diranno (esclusi Yard Act, Squid e Viagra Boys, ma solo per quanto riguarda l’ultimo album), quindi ci vado sempre coi piedi di piombo e mi rendo assolutamente conto del mio pregiudizio. Dunque quando ho letto dei Leatherette subito è partito il riflesso di cui sopra, ma sapevo di doverlo superare, soprattutto perché, a ben leggere le proprie muse ispiratrici, ho provato immediatamente attrazione.

Dal rap alla no wave, passando per art rock e sensazioni rumoroidi, subito la curiosità è salita, a maggior ragione perché i ragazzi sono giovani giovanissimi, con quel pizzico di dubbio che mai lascia noi critici-rompiglioni-non più tanto giovani. I dubbi si dipanano in fretta quando il materiale che si ha per le mani è nucleo di partenza per qualcosa che può e deve crescere, anche in un futuro si spera non remoto né in dissolvenza, come purtroppo spesso capita ai progetti nostrani, nuovi di zecca poi…

Il quintetto bolognese ha dalla sua non solo la presenza di un sassofono (con nume tutelare la scomoda figura mitologica di James Chance) ma anche una mentalità già finemente formata dal punto di vista dei suoni, dosati e modellati sull’idea più paranoica di post-punk che sfocia e sboccia, come ovvio sia, nella volontà più paranoica e scomoda. Le melodie che venano “Fiesta” sono importanti ma non stucchevoli e, salvo un paio di brani, il disco è di quelli che provocano un dolore sottile che va ad installarsi sottopelle. Si percepisce urgenza nelle martorianti linee di basso che investono Dead Well, con il sassofono a sbucare sguaiato e ferale dal pozzo più buio possibile. Delicate e veloci, perle emo come Sunbathing, So Long e Come Clean, con ritagli di chitarra a sostenere sentimenti in sospensione tra amarezza e acredine.

Sempre il sax prende la scena nella notturna title track i cui effluvi pare salgano direttamente dai tombini di New York sul finire dei Settanta, coronati da voci poco accomodanti e in certi momenti anche ben poco umane, allentate nel movimento allucinato di Cut che, con il sostegno dei synth, trovano uno sbocco in crescendo. Un brano sguaiatamente sleazy come Thin Ice può, invece, fare tutta la differenza anche in mezzo a tanti altri ben calibrati, svettando per cattiveria e maturità, roba che altrove trovereste in un secondo ma pure terzo album.

Con ancora qualche incertezza che stinge in fretta in una volontà di potenza, i Leatherette sembrano pronti a spiccare il volo come corvi verso un’oscurità che è linfa vitale in una scena non proprio in ottima forma.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni