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Caleb Landry Jones – Gadzooks Vol. 2

2022 - Sacred Bones
songwriting / psych

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Tracklist

1. Croc Killers 2
2. Little Lion
3. Touchdown Yolk
4. The Shanty Shine
5. Georgie Borge (The Termite)
6. Jeepers
7. Anyone But You
8. Slink On Fido
9. The Puppet Rush
10. Croc Killers 1


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Premiamo il tasto play: tre figure in maschera, si alternano in una danza lenta e bizzarra. Le immagini, impresse nella nostra cornea, iniziano a dilatarsi e a sovrapporsi come una lunga serie di istantanee dotate di cinetismo. I colori si accendono fino a saturare. Questa è la goffa descrizione del videoclip di Croc Killers 2, brano di apertura in Gadzooks Vol. 2“. La maschera, appunto, strumento di lavoro dell’artista comunemente chiamato attore, è la cifra stilistica musicale di Caleb Landry Jones che, oltre a firmare il suo terzo lavoro in studio, di mestiere fa proprio l’attore (giusto per citare un paio di progetti in cui ha lavorato: Breaking Bad e Twin Peaks).

Sarebbe ingiusto classificare questo album come semplice pop rock barocco con tinte psichedeliche proprio per via della sua forte ascendenza teatrale. Jones imbastisce uno spettacolo vero e proprio. Ci accompagna idealmente tra i sipari e le quinte sceniche, sulle assi di legno del palco, dove l’occhio di bue immortala il suo monologo a più voci rivolto ad una platea vuota. L’echeggiare di molteplici voci risveglia fantasmi familiari alle nostre orecchie: si parte dalle voci e dai cori beatlesiani in The Shanty Shine (ma che fanno sentire la loro presenza per la durata di tutto il disco), le quali, pian piano, ci accompagnano verso un congedo che sa di colonna sonora cinematografica; la “polvere di stelle”, portata da Bowie sul pianeta Terra cinquant’anni fa, brilla ormai di una luce opaca in Anyone But You; la chitarra acustica in Touchdown Yolk introduce quella che sembrerebbe essere la voce di un Jack White d’annata (anche di questo brano c’è un inquietantissimo videoclip annesso dove le maschere e il trucco risultano ancora una volta l’elemento preponderante).

Protagonista assoluto è il trasformismo vocale di Jones, capace di variare da uno stile dimesso ed essenziale fino a raggiungere soluzioni che potrebbero risultare stucchevoli o forzate (Little Lion Blues). Di pari passo vanno gli arrangiamenti musicali che innestano in un pop fortemente barocco elementi di psichedelia anni sessanta e settanta, costruendo dei veri e propri solchi all’interno dei brani. In tal senso è emblematica la traccia di chiusura, Crock Killers 1, che parte da un impianto beatlesiano deviato per allargarsi in una mini-suite psych. Il finale si riallaccia con l’apertura del disco (Crock Killers 2) in un’ideale continuità circolare, rendendo enigmatico e sfuggente l’ordine dei brani.

Caleb Landry Jones ha tutta l’apparenza di essere un artista romantico e ambizioso, conscio delle potenzialità dei mezzi con cui si esprime e questo suo terzo capitolo, nonostante sia fortemente derivativo in alcuni punti, conserva delle peculiarità e degli slanci capaci di andare oltre i riferimenti di partenza. 

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