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Da dove veniamo: l’importanza e il profumo di “Musica di carta – 50 anni di riviste musicali in Italia”

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Se oggi sono qui a scrivere queste (e tante altre, magari pure inutili) righe lo devo all’editoria musicale e a tutte quelle riviste che, da fine anni ’90 neppure maggiorenne, riuscivo a procurarmi, paghette/lavoretti ed edicole di provincia permettendo. Per me la rampa di lancio in questo mondo sono stati Rock Sound, Rumore, Psycho!, Hard, e, qualche anno dopo, Blow Up e Jazzit (giusto per citare le maggiori). Due di queste, le uniche dell’elenco ad essere ancora in vita, le compro ancora, le divoro ogni mese e finiscono nella mia libreria. Grazie a quelle firme, quelle recensioni (e quando c’erano pure i Cd-sampler), riuscivo a scoprire cose che mai avrei potuto scoprire altrimenti, mi sono interessato e infine ho capito che avrei voluto essere ciò che quelle persone dietro alle firme sono state per me, anche con Internet in ascesa e poi di Internet scribacchino io stesso.

Maurizio Inchingoli ha questa idea di mettere tutto ciò che è stato “musica di carta” negli ultimi 50 anni in Italia e condensarlo in un libro. È una scelta che nel 2022 ai più potrebbe anzitutto sembrare azzardata e, in secondo luogo, forse pure “retromaniaca” ma che in realtà è una necessità che si sentiva nell’aria da tempo, ovvero quella di dare rilevanza a dove tutto è iniziato, alla passione estrema che portava tanti a voler mettere nero su bianco le proprie opinioni e passioni, facendole dilagare ed entrare nelle case di quelli come me, ma di epoche anche più distanti. 

Fa un lavoro di fino, andando a ritroso partendo dagli anni ’60 e il suo è un lavoro certosino, di ricerca che attraversa chiaramente ciò che ama, e che in fondo il suo mestiere, che ha letto e attraverso il quale lui stesso si è formato e informato. Lo si percepisce nelle descrizioni con cui correda ogni rivista, dalle più conosciute e famose, Gong, Muzak, Ciao 2001, a quelle che potrebbero essere state dimenticate nel corso degli anni, in un turbine di cambi generazionale che spesso non sono stati ricambi. Scava a fondo nelle storie editoriali e ci mette del suo.

I ragionamenti che sovvengono dal proprio vissuto risalgono la china delle domande che riserva nelle tante e interessanti interviste che propone alle grandi penne (alcune delle quali io porto nel mio piccolo in quel che scrivo ma che potrebbero anche farle rabbrividire) dei tempi che furono e che, per fortuna per alcuni di loro ancora sono: Gugliemi, Bianchi, Frazzi, Scarpa, De Luca, Brignole, Bertoncelli, Tomatis, Nerattini, Pascoletti, Amodio, Brunetti, Marcoccia, Zola, Baroni, Petralia, Della Cioppa. Solo a leggerne i cognomi si viaggia con la testa, viene voglia di recuperare ogni testata ancora in nostro possesso a loro legata, a volte ci si incazza (e il bello sta qui) per la sfrontatezza, a volte anche la chiusura nei confronti del nuovo mondo che poi tanto nuovo non è più, ci si danna perché non si possono più ascoltare i programmi radio di musica altra in cui tanti di loro hanno militato o addirittura creato, si pensa ad un mondo diverso. Con domande mirate, intelligenti, magari pungenti Inchingoli cerca di delineare un punto di incontro tra ieri e oggi, bilanciandoli nel domani che è dietro l’angolo.

Fa di più, si spinge nel mondo delle webzine, ma lo fa solo con un piccolo passo, chiamando a scrivere due pezzi distinti a due voci femminili di rilievo come Elena Raugei (anch’essa tra le mie preferite dai tempi del Mucchio) e Nur Al Habash, a sottolineare come, finalmente, quel mondo maschiocentrico (d’altronde tutti i nomi di cui sopra sono del mio medesimo sesso) si è liberato di certi ceppi d’ignoranza facendosi più aperto, com’è giusto che sia, come sempre avrebbe dovuto essere, ed è uno dei punti migliori dell’intero libro. Spero che, un giorno o l’altro, porti a termine l’idea paventata durante un’intervista, ossia quella di scandagliare il mondo di noi webzinari che, a mio parere, sta comunque patendo una crisi tutta sua. Vedremo.

Mentre leggo, m’incaponisco per talune risposte ma anche domande, ho modo di ragionare, perché la forma del libro lo permette, anzi, forse ne è intrinseca volontà. Ragiono su come ci comportiamo noi stessi qui a ImpattoSonoro, quanto di quella realtà è rimasto nelle nostre “pagine”, il modo in cui ci raffrontiamo ai nostri lettori e collaboratori, a noi stessi caporedattori e a chi è stato con noi. Ma, soprattutto, ai lettori. Cerco di capire chi ci legge e perché e cosa potremmo fare per tenere viva una fiamma che, a conti fatti, pare spegnersi ogni giorno di più. Mi domando anche, mentre scrivo, per chi scrivo, e se quello che butto giù possa interessare.

La speranza è quella dell’incipit: qualcuno, fosse anche uno solo, leggerà questa recensione e farà la cosa giusta, ossia procurarsi questo volume, mantenendo viva la curiosità del passato per sostenere un futuro che non sia solo uno sputo di parole su un social network a caso. Leggetelo e sfogliatelo. Immergetevi e annusatelo. L’odore della carta è quel che più mi manca nel mio stesso operato. 

Autore: Maurizio Inchingoli
Uscita: 21/10/2022
Editore: Arcana
Pagine: 336
Prezzo: € 22

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