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Phoenix – Alpha Zulu

2022 - Glassnote Records
indie pop / synth pop

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Tracklist

1. Alpha Zulu
2. Tonight
3. The Only One
4. After Midnight
5. Winter Solstice
6. Season 2
7. Artefact
8. All Eyes on Me
9. My Elixir
10. Identical


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Avevamo lasciato i Phoenix un lustro fa, con quel “Ti Amo” che rappresentava un dolce omaggio alla sempre tanto amata Italia, e li abbiamo ritrovati quest’anno, anche piuttosto in forma, in giro per alcuni festival nei quali, comunque, avevano scelto di rivelare poco del nuovo “Alpha Zulu”, settimo album in studio che avrebbe visto la luce qualche mese dopo. Per Thomas Mars e soci, si tratta di un lavoro figlio del lockdown, interamente registrato all’interno del Musée des Arts Décoratifs, nei pressi del Louvre. Quella di registrare in un museo vuoto era stata una proposta di Laurent Brancowitz, chitarrista e tastierista del gruppo, che non aveva scaldato troppo il cuore del chitarrista Christian Mazzalai, ma è stato proprio quest’ultimo a confessare che l’ispirazione prodotta dalla bellezza che li circondava ha permesso ai Phoenix di registrare quasi tutto il disco in una decina di giorni.

Tutto sommato, “Alpha Zulu” è un lavoro che riparte da coordinate familiari per il sound della band di Versailles: un synth pop (rock) sempre teso alla ricerca di un senso di freschezza e allegria, ma nella sua versione più ballabile di sempre, grazie al frequente ricorso a cassa dritta e a ritmiche uptempo. Ce lo dice già la titletrack, stipata in apertura e pubblicata anche come singolo: questa rinnovata vocazione danzereccia, comunque incapace di oscurare il talento naturale della band nella costruzione di ritornelli ultra-catchy che non vengono dimenticati dopo un solo ascolto, trova una delle sue migliori espressioni in All Eyes On Me, che flirta con soluzioni techno addolcite da un certo gusto French Touch. E a suo modo lo è anche Season 2, a tratti più scheletrica e imperniata sulle percussioni.

Ma non c’è nulla che sia fuori posto in “Alpha Zulu”, che tradisce anche l’influenza del grande amico Philippe Zdar, cofondatore dei Cassius e produttore di tre dischi dei Phoenix, morto nel 2019. Convincono i brani che somigliano a punti di contatto con alcuni lavori precedenti (Artefact con “Ti Amo”, After Midnight con l’enorme “Wolfgang Amadeus Phoenix”), ma anche i passaggi più agrodolci, come la rarefatta e ipnotica Winter Solstice e una più lenta My Elixir. A completare il lotto di dieci brani ci sono Tonight, impreziosito dalla partecipazione di Ezra Koenig dei Vampire Weekend e dotato di una certa forza da singolone, e Identical, che prende un’altra direzione, ma non appare fuori fuoco, pubblicato addirittura nel 2020 e parte della colonna sonora del film “On the Rocks” di Sofia Coppola.

Infine, The Only One, una specie di manifesto artistico: la voglia di rimanere sempre giovani, cantata nel brano, che sembra concretizzarsi per l’ennesima volta in un episodio della discografia dei Phoenix. Se dovessimo limitarci alla copertina, realizzata da Pascal Teixeira modificando una porzione di “Madonna col bambino mediante otto angeli” di Botticelli, sarebbe senz’altro il miglior disco della band.

Per quanto ascoltato, invece, il settimo capitolo della discografia della band di Versailles può ambire al podio grazie a una consolidata formula pop che, col passare degli anni e al netto di lievi modifiche, rimane sempre gustosa e divertente, conservando anche una certa invidiabile urgenza.

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