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Niccolò Fabi – Meno Per Meno

2022 - BMG
pop / songwriting

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Tracklist

1. Andare oltre
2. L'uomo che rimane al buio
3. Ha perso la città (2022)
4. Una mano sugli occhi (2022)
5. Solo un uomo (2022)
6. Una buona idea (2022)
7. Costruire (2022)
8. Al di fuori dell'amore
9. A prescindere da me (2022)
10. Di aratro e di arena


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La prima parola che mi viene in mente pensando a Niccolò Fabi non può che essere poesia. Una poesia delicata e malinconica, a tratti schiva, che ci accompagna da ben 25 anni, festeggiati lo scorso 2 ottobre con un grande concerto all’Arena di Verona. Per celebrare il quarto di secolo trascorso insieme, complice la scintilla creativa nata proprio durante l’ultimo concerto, il 2 dicembre ha preso vita un nuovo album: “Meno per meno”. Un esperimento che non è un’antologia, nè un disco live, nè una raccolta di inediti. Ma è un po’ tutte queste cose insieme. 

Il titolo si riferisce ad una delle prime nozioni matematiche che apprendiamo a scuola: meno per meno fa più, ovvero due numeri negativi moltiplicati tra loro ne danno uno positivo. Nella sua aritmetica emotiva, Fabi moltiplica una lacrima per una lacrima, il cui prodotto darà un sorriso; malinconia per malinconia che porterà come riusultato qualcosa di catartico, lenitivo e positivo. Piccola curiosità: la formula matematica che troviamo acquerellata in copertina, può essere letta anche come la lettera “K” (iniziale del figlio Kim) dell’alfabeto Morse.

In “Meno per meno” il cantautore romano continua la sua lunga narrazione poetica e racconta le stagioni della sua (e della nostra!) vita, reinterpretando alcuni brani della sua carriera e aggiungendone quattro inediti. Il filo rosso che lega le dieci tracce del disco è certamente la sonorità. A colorare di tinte nuove gli arrangiamenti dei brani noti e ad impreziosire i nuovi, troviamo la fortunata collaborazione col maestro Enrico Melozzi e la sua Orchestra Notturna Clandestina. L’accurato lavoro di orchestrazione e riscrittura è scevro di qualsivoglia stucchevolezza, ma riesce a conferire pathos ad ogni singolo brano, facendo brillare ancora di più le rese vocali di Fabi, perennemente votate alla ricerca dell’essenzialità, in quell’andare oltre, quel costruire. In quel gioco di sottrazioni che dà sempre segno positivo. “Meno per meno” riconferma anche la presenza di un sound elettronico particolareggiato, grazie alla collaborazione col giovane producer Yakamoto Kotsuga, uno dei più interessanti dell’attuale panorama italiano.

A livello testuale, le rime raffinate di Niccolò Fabi riescono ancora una volta ad accompagnare l’ascoltatore in un viaggio interiore, che nasce appena fuori dal disco, descrivendo gli anfratti dell’animo umano, tenendolo per mano e raccontandogli i momenti difficili della vita, fino a condurlo verso l’accettazione. La sua penna è come sempre delicata ed empatica. Poetico e grande maestro della melodia, Fabi ripone nella musica malinconica tutta la catarsi “dell’andare oltre”. 

“Meno per meno” si apre con l’inedito Andare oltre. Lunghe e cinematiche espansioni orchetrali accompagnano la ballad struggente di un cuore lacerato. Le sonorità sono essenziali e senza sovrastrutture; il crescendo di archi nel ritornello non risulta pesante, ma regala profonda intimità ed emotività al brano. Le strofe sono un susseguirsi di immagini semplici e commoventi al tempo stesso, che inducono alla consapevolezza del dover ricominciare, senza per questo dimenticare. “E intanto sono già aldilà del ponte, la mia condanna lo sai è andare oltre”, sussurra Fabi sul finale, fotografando con incredibile trasparenza quello che ha tutti i tratti di un equilibrio instabile (sarò di parte, ma a mio giudizio è uno dei brani migliori ascoltati di recente!).

Segue il secondo inedito, L’uomo che rimane al buio: intensa canzone sulla prigionia, intesa come limite, confort zone da cui si teme di uscire e sul desiderio di libertà dai vincoli interiori: “come il lupo chiuso in gabbia teme la sua libertà se la gabbia si aprirà”. Gli altri due inediti, disseminati al centro dell’album e in chiusura, Al di fuori dell’amore e Di aratro e di arena, meritano un ascolto attento. Il primo brano si interroga su quanti effettivamente riescano a scegliere la vita da condurre: “Quanti di noi fanno la vita che hanno scelto? Quanti di noi si affidano al destino? Quanti di noi si accorgono che passa il tempo? Dimmi com’è stato non aver vissuto”, canta il ritornello, in un gioco di incastri tra intensità degli archi e tenui soffi di elettronica. Di aratro e di arena, invece, è una metafora che racconta vizi e virtù degli umani, tessendo l’elogio alla fatica, intesa come dare importanza ad ogni scelta. Il brano ha tutta la dolcezza amara di una favola di Esopo, il cui protagonista, “un toro di aratro e di arena”, è condannato ad “amar la fatica”: “Io non mollo nel gioco e nel giogo / fino a quando il mio cuore non scoppia / fino a quell’ultimo applauso / la mia vita appartiene alla folla”.

Fulcro centrale di “Meno per meno” sono, come già detto, i brani già editi, vestiti a festa dalla fluente orchestra di Melozzi e provenienti da lavori precedenti come “Una somma di piccole cose”, “Novo Mesto”, “Solo un uomo” e “Tradizione e Tradimento”. Per citarne due (ma potremmo discorrerne entusiasticamente per ore!), Una mano sugli occhi è un trionfo di carezze di synth e accordi di pianoforte lungo oltre sei minuti. La voce di Fabi diventa sempre più sottile e si infila tra i tasti bianchi e neri del piano e tra le corde della chitarra in un gioco di equilibri precari, tra ispirazione intatta e delicatezza della scrittura. Una love song con i piedi ben piantati a terra: “non è più baci sotto il portone / non è più l’estasi del primo giorno / è una mano sugli occhi prima del sonno / è questo che sei per me”

Costruire, invece, è un inno alle piccole cose. La poetica e la dolcezza di Fabi, sorretto dagli archi leggeri dell’Orchestra, raggiungono vette altissime. Occhi chiusi e subito le immagini si susseguono in un elenco essenziale, minimalista e illuminante: “l’odore di un libro nuovo”, “un regalo da scartare”, “una matita intera”. Gli inizi che nascondono già l’ombra della fine, la partenza che è preludio del traguardo: “l’ultimo bicchiere”, “un tramonto solitario”, “l’inchino”, “il sipario”. E in mezzo c’è tutto il resto. Lessico semplice, armonia melodica e consapevolezza che “giorno dopo giorno è silenziosamente costruire / e costruire è sapere, è potere rinunciare alla perfezione”. Anche qui gli oltre sei minuti regalano milioni di universi di significato, che ci gravitano intorno, ascolto dopo ascolto, come fiocchi di neve che si sommano l’uno con l’altro in un unico e silenzioso manto bianco: “ti stringo le mani / rimani qui / cadrà la neve / a breve”, sospira Fabi e la voce si fa strumento anch’essa, dissolvendosi tra archi e tintinnìi luminosi.

Nelle parole c’è il dolore, nella musica la cura. Il risultato è un perfetto equilibrio tra i sentimenti, che illumina il mondo di penombra e chiaroscuri di Niccolò Fabi. “Meno per meno” sono due emotività che si incontrano, due danzatori che fuggono dal rumore bianco della quotidianità e ballano il loro valzer di archi e voce. È una legge matematica, che diventa emozionale. Fuori da ogni scansione temporale, i brani provengono da momenti diversi e diversi stati d’animo. Di fondo solo la malinconia, quella buona che, come per magia, ti porterà ad andare oltre.

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