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“Before and After Science”: perché tutti vorremmo avere un padre come Brian Eno

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Oggi i giornalini scolastici sono in edizione digitale e diffusi tramite email all’indirizzario della scuola. Nella mia esperienza di genitore ne ho visti solo di ufficiali, ossia redatti dalla dirigenza scolastica. Quando invece andavo a scuola io, stavamo ancora con la carta e la distribuzione manuale. C’era poi un certo proliferare di giornalini “alternativi” alla voce istituzionale, redatti autonomamente da gruppi di studenti che volevano far avanzare un punto di vista differente. Non potevo non essere tra gli animatori di queste iniziative fin dal liceo, continuando poi all’università. E tra le missioni mie e dei miei sodali c’era ovviamente anche quella di diffondere musiche “alternative”.

Fu quindi proprio al liceo che, insieme ad un gruppo di amici di vedute musicali similari alle mie, concepimmo uno slogan che usammo come titolo e chiusura di un articolo di “critica musicale” (paroloni) all’interno del nostro giornalino: “tutti vorremmo avere un padre come Brian Eno”. Sia ben chiaro che prima di quel giorno, in quel liceo della periferia romana, eravamo in 4 a sapere chi fosse Brian Eno: Davide, Luca, Paolo e io. Su chi dei 4 in particolare se ne uscì con la geniale frase, a distanza di anni le versioni divergono. Secondo me fu Paolo, ma altri ne danno il merito a me; in ogni caso, indipendentemente da chi pronunciò la fatidica frase la prima volta, non c’è dubbio che fu un parto creativo di gruppo. Un gruppo di 4 amici che, dal giorno in cui il giornalino cominciò a circolare per la scuola venivano regolarmente fermati dagli altri studenti che gli ponevano la fatidica domanda: “ma chi caxxo è Brian Eno?”. Ora, voi che di Brian Eno siete come me fan sfegatati (suppongo, perché altrimenti non sareste arrivati a questo punto) come avreste spiegato, qualche decade fa, a delle adolescenti fan di George Michael, chi è Brian Eno? Nessuno di noi 4 era pronto a rispondere alla domanda e quindi improvvisavamo all’interno di due estremi: se ritenevano che l’interlocutore avesse qualche speranza di redenzione, partivamo con una filippica tramortente sull’inventore dell’art-rock prima e dell’ambient-music poi, sperimentatore d’avanguardia fondamentale che se non ne conosci l’esistenza la tua stessa esistenza è inutile; se invece giudicavamo senza speranza l’interlocutore, lo liquidavamo con sufficienza con frasi tipo: “lascia perdere”, “non importa”, “è inutile che ti spiego”.

In entrambi i casi, ça va sans dire, l’altro/a ci guardava con sguardo perso, nel migliore dei casi, oppure con espressione giudicante che ci condannava per sempre a essere ghettizzati nell’alveo degli sfigati fuori moda. Con il senno del poi, ritengo che quell’articolo contribuì abbastanza al mio disadattamento sociale adolescenziale, cioè, in parole facili, alle mie difficoltà di rimorchio negli anni del liceo. Quale ragazza voleva limonare con un fan di Brian Eno? Fatto sta che, dopo tutto questo tempo, quella frase rimane attuale: tutti, ancora oggi, vorremmo un padre come Brian Eno. Chi non avrebbe voluto essere esposto alla presenza del genio di Suffolk, mentre cresce e si affaccia al mondo? Avremmo voluto avercelo in casa, avremmo voluto essere stati educati e formati da una personalità così.

Photo: Matt Green

Before and After Science” compie 45 anni questo mese ed è il quinto album solista di Eno, dopo l’abbandono dei Roxy Music. E’ stato anche, per un bel pò, il suo ultimo album “rock” e contenente parti vocali. Prosegue e conclude il discorso cominciato con “Here Come the Warm Jets” (1974) e proseguito con “Taking Tiger Mountain by Strategy” (1974)e “Another Green World” (1975). Dopo quest’album, Eno aveva pubblicato “Discreet Music” (1975), opera di musica minimalista e di ambiente, nel solco di altri tre lavori pubblicati in quegli anni con Robert Fripp (No Pussyfooting, 1972 e Evening Star, 1975) e con i Cluster (Cluster & Eno, 1977). “Before and After Science” chiude il cerchio, inglobando nelle ultime tracce della raccolta anche qualcosa del minimalismo da “musica discreta”.

Sul lato A siamo ancora a “prima della scienza”: canzoni pop/rock, per quanto evolute. Una specie di Post-punk ante-litteram informa certe tracce del lato, al quale non sono comunque estranei i linguaggi del funk (No One Receiving, Kurt’s Rejoinder) e del jazz-rock (Energy Fools the Magician).  Più squadrato l’andamento di Backwater e di King’s Lead Hat, canzone il cui titolo è un anagramma di “Talking Heads”, la band newyorchese che aveva impressionato Brian Eno. La canzone stessa è una perfetta anticipazione di quel che la band di David Byrne e soci avrebbe fatto negli anni successivi prodotta dallo stesso Eno, raggiungendo fama mondiale e gloria eterna.

Il lato B invece si fa più etereo e atmosferico, lanciandoci nel mondo che viene “dopo la scienza”. Il ritmo si abbassa traccia dopo traccia. Here He Comes è una specie di pop song alla moda dei Beatles più sperimentali. Julie With e By This River sviluppa lo stesso discorso a estremi a cui la band di Liverpool non è mai arrivata: bellissime melodie cantate sommessamente con accompagnamenti sempre più scarni. In Through Hollow Lands la melodia si dissolve e la voce scompare. Spider and I, infine, è dominata dai synth e dalla voce ed è un capolavoro commovente nel disegnare un quadro di contemplazione musicale e lirica che lascia folgorati:

Io e il ragno sediamo a guardare il cielo / Su un mondo senza suono / Tessiamo una rete per catturare una piccola mosca / Per il nostro mondo senza suono / Dormiamo al mattino / Sogniamo una nave che salpa / Mille miglia di distanza

Le 10 tracce comprese nel disco sono solo quelle selezionate all’interno di oltre un centinaio che erano state scritte, in un periodo di circa due anni, con il metodo delle “Oblique Strategies”. Un sistema di carte per favorire il lavoro creativo, tutt’oggi utilizzato (lo potete scaricare sul vostro smartphone), brevettato in quegli anni dallo stesso Eno in collaborazione con l’artista multimediale Peter Schmidt. Saremmo naturalmente curiosi di poter un giorno ascoltare quel che fu registrato delle altre 90 tracce e chissà… Tutto questo messo in musica con la collaborazione dei musicisti migliori delle scene del jazz-rock, del prog e del Krautrock di quegli anni: Percy Jones, Robert Fripp, Phil Collins, Paul Rudolph, Dave Mattacks, Robert Wyatt, Jaki Liebezeit, Mobi Moebius, Bill McCormick.

Fatto sta che, sia “prima” che “dopo la scienza”, io, Davide, Luca e Paolo, dopo tutto questo tempo rimaniamo dello stesso avviso: tutti vorremmo avere un padre come Brian Eno, anche coloro che non sanno chi egli sia.

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