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Scarcity – Aveilut

2022 - The Flenser
maximalist black metal

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1. I
2. II
3. III
4. IV
5. V


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Ricordate Glenn Branca, il suo meraviglioso “The Ascension, con la sua orchestra di chitarre con accordature differenti e partiture che partendo dal minimalismo andavano a finire in un tutti collettivo immenso e straniante? Beh, Il qui compositore, parte essenziale di questo duo newyorkese insieme al cantante Doug Moore dei deathster Pyrrhon, Brendon Randall-Myers di quell’orchestra stramba e meravigliosa era il conduttore, quindi partendo da quel massimalismo di cui si parlava poco fa, avendone fatto ogni sfumatura propria, crea questi Scarcity che con questo debutto sulla lunga distanza vanno a creare un’opera tanto potente quanto complessa ed affascinante.

“Aveilut” (dall’ebraico “rimpianto”) è un’unico brano, diviso in cinque movimenti distinti, dove sembra di assistere ad una fusione, peraltro riuscitissima, delle intuizioni del succitato capolavoro “Ascension” buttate in un calderone black metal e a tratti shoegaze: chitarre urlanti e ripetitive, accordature alternative che vanno a creare uno stato di ansia incredibile, drumming forsennato, voce a tratti growl e altre scream, vicino a band come Krallice e Liturgy ma con un atmosfera generale parecchio diversa, quasi noir, a tratti disastrosa e profondamente triste. “Aveilut” è diverso, sa tenerti in scacco, pur respingendoti allo stesso tempo in un equilibrio di tutte le parti quasi irrazionale: pur essendo tanto complesso, sa scorrere via benissimo, senza intoppi, senza freni.

“Aveilut” è bello, la cosa più strana, angolare, inquietante e affascinante ascoltata quest’anno.

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