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Classifiche

BEST ALBUMS 2022: i migliori dischi italiani del 2022

Le classifiche di fine anno vengono spesso viste come un modo per mettere in competizione artisti e produzioni artistiche tra di loro, ma – per quanto ci riguarda – la vediamo come un modo per fare ordine nelle centinaia di uscite mensili e dare menzione a chi secondo noi merita di venire ascoltato, riascoltato e non dimenticato. In parole povere “make classifiche not war”. Ditelo anche ai russi, vah.

Dopo avervi dato la nostra opinione sui migliori album internazionali del 2022 (che trovate qui se siete così sbadati dall’esservela persa), passiamo ora al panorama italiano che, per la prima volta in tre anni, ci ha dato qualche soddisfazione in più stupendoci con un numero di uscite interessanti decisamente più alto e questo ha fatto di noi degli scribacchini/ascoltatori/compratori compulsivi felici, pur consci che, almeno per il momento, “il meglio è alle nostre spalle”. Che ci volete fare, siamo degli inguaribili romantici (o vecchi stronzi, a scelta) e nonostante ciò Agnelli lo abbiamo lasciato fuori. Va bene, è uno spoiler, ma almeno vi daremo un motivo in più per commentarci con una sequela di insulti così non ci annoiamo, anzi, magari facciamo una classifica pure di quelli.

Insomma, nella speranza che il 2023 ci riservi altrettante, anzi, più sorprese ancora, questa è la nostra classifica, che vi piaccia o meno. Il solito consiglio che vi diamo è di non prenderla come una vera e propria classifica in senso stretto, ma più come una guida all’ascolto tra quelle che riteniamo essere le migliori uscite discografiche italiane del 2022.

DOVETE SPAVENTARVI!

25. Petrolio – La disobeddienza

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Disobbedire sembra sempre una scelta irresponsabile, troppo controcorrente. L’elettronica noise di Petrolio celebra il coraggio della disobbedienza, della disarmonia pensata per la rivoluzione esistenziale.

24. Confusional Quartet – Confusional Quartet

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Quando metti su un disco dei Confusional Quartet e l’aria nella stanza cambia. Lo sbalzo è evidente e le conseguenze non sono mai chiare, né ovvie, ed era così nel secolo scorso come in questo, simili e mai così tanto diversi.

23. Le Pietre Dei Giganti – Veti e culti

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Sin dalla copertina il senso di occulto è pervasivo, ingrediente necessario a far scattare la scintilla che illumina con lucore violentemente tenue i brani, ognuno con una sua direzione precisa e distinta, netta ma al tempo stesso capace di creare un unico legame che va a stringersi attorno a tutto il lavoro.

22. O.R.k. – Screamnasium

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È lampante il desiderio di raccontare un recente passato difficile e un futuro ottimista, pur essendo tutti consapevoli di vivere in un periodo complicato. Da questo punto di vista, “Screamnasium” deve essere utilizzato come ascolto depurativo. 

21. Robox – Robox

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Robox” ha le sembianze di un’orda inarrestabile. Non ha voce eppure canta nel linguaggio feroce delle macchine in rivolta, e subito è chiaro cosa s’intenda per “eterna lotta tra istinto e ragione”.

20. OvO – Ignoto

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Un modo di agire solitario e isolato, una claustrofobia palpabile che risucchia tra le spire di “Ignoto”, sinuoso serpente mortifero che porta avanti un pensiero di tenebra.

19. Nicola Manzan – Nikolaj Kulikov

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Kosmische-opera totalizzante, viaggio in uno spettro di luce spaziale che brilla racchiusa in un Sistema Solare così lontano eppure che sembra quasi alla portata di molteplici mani ma che resta inafferrabile.

18. Burla22 – Haboob

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Senza un apparente senso, provate a prendere per un braccio Aphex Twin, gli Autechre, Vangelis e Giorgio Moroder: trovate uno sgabuzzino abbastanza piccolo per tutti e cinque, rinchiudeteli e aspettate che si incazzino di brutto. Alla riapertura di quella porta probabilmente verrà fuori qualcosa con le sembianze di Burla22.

17. Buñuel – Killers Like Us

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Killers Like Us” è una lenta discesa nelle spirali dello sporco umano in cui gli dèi non sono che spettatori distanti.

16. Rhabdomantic Orchestra – Almagre

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Se vi approccerete all’ascolto a occhi chiusi vi parrà di respirare l’aria salmastra del Mediterraneo, mondi impressi su carta da Hugo Pratt, realtà e mondi che diremmo appartenere al passato.

15. Gotho – Mindbowling

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Se è possibile riempire quattro pezzi con una simile quantità di informazioni senza mandare in tilt il sistema? La risposta è sì. La danno i Gotho, con un debutto spiazzante che, si spera, sia solo il primo capitolo del diario di bordo di questa Enterprise fuori di testa.

14. Cazale – The Aunt’s House

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Un affascinante capitolo d’avanguardia con una vibrazione unica e struggente al suo interno

13. Nero Kane – Of Knowledge And Revelation

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Una discreta carovana di rimandi oscuri e misteriosi. Ma sono proprio queste correnti enigmatiche a guidare Nero Kane nel suo processo creativo, e capite bene che – se non altro per dischi intellettualmente ambiziosi come questo – è fondamentale inquadrare lo sforzo artistico nella sua cornice, nella sua niche.

12. Earthset – Bound

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Sebbene noise e tensione siano fattori determinanti, restano tremendamente “orecchiabili” e non meno diretti di quanto ci si potrebbe aspettare. “Bound” è pronto a detonare e, si spera, a restare.

11. KICK – Light Figures

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Chiara Amalia Bernardini e Nicola Mora hanno quel pregio non da tutti, quello di poter navigare senza timori e con cognizione di causa nella vastità di quell’oceano ormai troppo affollato che è conosciuto da tutti come rock ma che non tutti conoscono sufficientemente bene.

10. Comaneci – Anguille

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Questo disco è riuscito a smuovere alcune emozioni sopite, entrando in contatto con certe zone di me che pensavo non potessero essere più sfiorate. Tutto ciò è stato inaspettatamente piacevole.

9. Mai Mai Mai – Rimorso

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“Rimorso” è uno splendido meccanismo perturbante, un tempo senza tempo, in uno spazio deforme.

8. Leatherette – Fiesta

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Dal rap alla no wave, passando per art rock e sensazioni rumoroidi, subito la curiosità è salita, a maggior ragione perché i ragazzi sono giovani giovanissimi, con quel pizzico di dubbio che mai lascia noi critici-rompiglioni-non più tanto giovani, dubbio che si dipana in fretta.

7. Edda – Illusion

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Il bello di “Illusion”, oltre a mostrarci un artista ulteriormente rinnovato, è che nella sua evidente progettualità non perde quella spontaneità e quella voglia di osare raccontandosi che hanno fatto di Edda quello che è Edda e che oggi, piaccia o non piaccia, incarna insieme a pochi altri in Italia lo spirito di quello che dovrebbe essere il miglior cantautorato.

6. Bebawinigi – Stupor

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Il tentativo di eliminare le etichette è più che riuscito: Virginia riesce ad abbattere i rassicuranti muri nei quali spesso ci si rinchiude parlando di questo o quel genere.

5. Mario Pigozzo Favero – Mi Commuovo, Se Vuoi

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Quella di Mario Pigozzo Favero è musica d’autore come non la si sentiva da pezzo, eclettica ed elegante, ma anche cruda e diretta, che sa guardare al presente e al futuro, ma anche alle radici

4. Stefano Pilia – Spiralis Aurea

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La bellezza di “Spiralis Aurea” non si esaurisce, non si avvizzisce. Le sue note creano un luogo sospeso che esige dall’ascoltatore la capacità di interrogarsi sull’atto di ascoltare. In qualunque momento.

3. Hate & Merda – Ovunque distruggi

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Quando arriva un nuovo disco degli Hate & Merda la vita sembra più leggera. Non basterebbero le peggio bestemmie per espiare quel fastidioso premere della realtà sulla fronte, ma “Ovunque distruggi” si, quello basterebbe.

2. Messa – Close

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Tutto il disco è intriso di una eleganza stilistica rara, che lambisce territori musicali vastissimi e diversi tra loro, in equilibrio perfetto e senza che nessuno di questi prevalga sull’altro.

1. Verdena – Volevo magia

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Li abbiamo aspettati tanto e con pazienza i Verdena, ed è giusto così. Perché sono i migliori da queste parti e perché l’encefalogramma di questo rock che sta in bilico tra l’underground e il mainstream, e di cui c’è comunque sempre bisogno, è tragicamente piatto, tra chi è invecchiato male e chi ha semplicemente abdicato. 

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