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Noémi Büchi – Matter

2022 - -Ous
elettronica / neo classica

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Tracklist

1. Elemental Fear
2. Screaming At Brutism
3. Causes Of Forgetfulness
4. Measuring All Possibilities
5. Uncertainty Of An Undefined Interdepencence
6. Memorizing By Heart
7. Taking The Train With Mr. Shark
8. Prelude For Rational Freshness


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A pochi mesi di distanza dall’EP di debutto “Hyle”, sempre per l’etichetta -OUS, Noémi Büchi, compositrice e sound artist svizzera, esordisce con l’ambizioso “Matter”.

In “Matter” la Büchi cattura la tensione tra crescita e decadenza, consonanza e dissonanza, rispecchiando la catarsi della stessa Büchi attraverso la musica. Il suo materiale più personale fino ad oggi, “Matter” è un’opera di raffinata e scolpita bellezza, che mira a sfumare la distinzione tra effimero e fisico. Ispirato alla musica classica tardo-romantica e alla musica contemporanea del primo Novecento, “Matter” si ispira alle metodologie compositive di Igor Stravinsky, Alexander Skrjabin, Gustav Mahler e György Ligeti per adattarle a forme sonore moderne, adattando ed espandendo le loro idee in una sorprendente esplorazione di potenza e tattilità all’avanguardia.

La stessa Büchi dichiara:

La musica ci dà l’illusione che il tempo non sia tempo, ma spazio. È allora che la musica si trasforma da processo a oggetto, il che mi sembra un pensiero molto interessante; una materializzazione del processo sonoro. Il suono è materia.

Incuriosita da questa dichiarazione, nonostante non sia né nulla di innovativo, né un dato non opinabile, mi sono avvicinata a “Matter” come fosse una mostra di sound art, il cui concept è trattare il suono come materia plastica in grado di modellare lo spazio riempendolo, scolpendolo. Se dovessi ordinare il lavoro della Büchi dandogli una sorta di definizione da manuale lo definirei massimalista, il cui fine non è solo o tanto lo studio di una certa idea ma soprattutto il processo messo in atto per la realizzazione dell’idea stessa. Ammetto che le mie orecchie sono abituale al rigore razionale del minimalismo, ma Büchi, col suo massimalismo, è in grado di far aderire al suo progetto radicale anche una miss-minimalismo-formale-radicale come me. Immaginando “Matter” come stanze allestite pronte ad accogliere i fruitori, ci si imbatte nei titoli dei brani simili, in tutto e per tutto, a didascalie museali.

La particolarità dell’album è la possibilità di entrare nelle stanze a farsi plasmare dai suoni che più sono in sintonia con le proprie stanze interiori, senza svilirne né il senso, né la struttura. Ma per godere appieno della ricerca condotta dall’artista (mi preme sottolineare che “Matter” è un lavoro estremamente ricercato e raffinato, qualunque sia il gusto del fruitore) bisogna esplorare ogni “stanza”. Elementar Fear è la guida che dà l’avvio al percorso sensoriale dell’album. Traccia monolitica, serrata, senza respiro nella quale i piani di musica classica si intersecano con quelli elettronici formando un dialogo drammatico, senza possibilità di alcun respiro. È la paura, in fondo, la protagonista della narrazione.

Andando avanti nel percorso di questa esposizione ideale, incontriamo Screaming At Brutism, nella quale tutto si stratifica, o meglio, si dispone, secondo un ordine meccanicistico che considera l’accadere degli eventi sonori come una mera casualità automatico. Ma sappiamo che nulla è per caso e che se i fenomeni accadono, è perché c’è una ragione. Measuring All Possibilities è la traccia più interessante dell’album nella quale il massimalismo è spinto alle estreme conseguenze sfociando nel minimalismo. La sintesi granulare, che davvero rappresenta l’esplorazione di tutte le possibilità, è perfetta. Semplicemente perfetta. La traccia conclusiva, Prelude For Rational Freshness, si muove allo stesso modo, ma in modo più drammatico, più cupo sebbene il titolo apra a nuove possibilità, a nuove frontiere del concepire e trattare il suono in maniera scultorea e non solo musicale. Al termine di questa tempesta sensoriale si esce frastornati, carichi di suoni, modificati nella materia fisica corporea.

Mi piacerebbe vedere come il suono della Büchi interagisce con lo spazio, come lo scompone o lo ricrea secondo le proprie urgenze perché solo allora è possibile parlare davvero di sound art. Ma “Matter” è un album pieno, maturo e soprattutto intelligente, nel quale le componenti emotive e razionali sono visibilmente in equilibrio.

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