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Hidden Tracks

Hidden Tracks #22: ISAAK, The Third Project, HYPNO5E, Spitting Image, Martin Kohlstedt, Jonathan Bockelmann, Mario Pigozzo Favero

Hidden Tracks 21

Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.

Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.

ISAAK – Rotten

Già ero fan dei Gandhi’s Gunn quindi, inevitabilmente, quando si sono tramutati in ISAAK il mio amore è passato anche in questa nuova incarnazione del quartetto genovese. Il nuovo album della band intitolato “HEY” arriverà a fine marzo per Heavy Psych Sounds dopo sette anni di silenzio radio e non c’è casa migliore per questo combo. A dimostrarlo il primo estratto Rotten, un razzo a propulsione desertica i cui passaggi melodici e muscolari sono pescati direttamente dalle nuvole che il mezzo buca per giungere infine allo spazio aperto.

The Third Project – Cassandra

Ai francesi piace picchiare duro, se non durissimo e a dimostrazione di questa tesi abbiamo, ad esempio, Birds In Row e Celeste, elenco a cui si aggiungono The Third Project. Il power trio non a caso è un power trio, perché la potenza di Cassandra, singolo estratto dal debutto della band che vedrà la luce a inizio 2023, è strabordante. Le chitarre sono da ustione, le voci si incasellano e sono mostri gargantueschi e la sezione ritmica ha la stessa consistenza del cemento armato.

HYPNO5E – Sheol Part II

Restiamo in terra d’Oltralpe e continuiamo con le botte da orbi. Noi di IS siamo da sempre affascinati dal post-metal e il sottoscritto ci va a nozze particolarmente quando lo stesso è rutilante e violento come una valanga incontrollata. Gli HYPNO5E quindi fanno al caso mio. Sheol Part II coi suoi 11 minuti di follia mi prendono e sbattono a destra e a sinistra, tra ritmiche serrate e impietose che lasciano spazio a rarefazioni acustiche e diafane, infilzate un attimo dopo di nuovo da doppiacassa e trite che sanno di fuoco divino. Bisognerà aspettare febbraio per poter ascoltare tutto il resto racchiuso nel nuovo album “Sheol“, ma l’attesa verrà di certo ripagata. Garantisce Pelagic Records, d’altronde.

Spitting Image – Plea Dealer

Photography Copyright – Miwah Lee

Cambiamo continente e registro. La scena si sposta a Reno, Nevada, pieni Stati Uniti. L’onda lunga del rinnovato post-punk investe gli Spitting Image ma loro ci aggiungono un tocco di sabbia, una rarefazione assoluta, come fosse una patina che non si riesce a levare dal parabrezza. Plea Dealer infatti sembra un viaggio attraverso le sezioni desertiche del Nuovo Mondo, mostra i muscoli ma con classe tagliente, distorsioni ruggenti e una voce ovattata dal calore. Secondo estratto da “Full Sun“, nuovo full length in uscita a febbraio per V13 e con tanto di video allucinato.

Martin Kohlstedt – MOD

Photo: Peter Runkewitz

Che la scena della musica neoclassica sia fervente e ricca di nuovi talenti non lo scopriamo certo oggi. Ci fa comunque piacere aggiungere alla lista il nome di Martin Kohlstedt, pianista, compositore e produttore tedesco attivo da più di 10 anni e che a marzo tornerà in scena con il nuovo album “FELD“, il sesto in carriera. Nella suo progetto la neoclassica convive con elementi ambient e incalzanti ritmiche digitali: ne è un esempio il nuovo singolo MOD che, dichiara l’artista tedesco, “è la colonna sonora di una collisione”. Viene da pensare che dagli scontri non sempre nascono guai, possono generarsi vere e proprie gemme. Bellissimo anche il video diretto da Philip Zeller.

Jonathan Bockelmann – Lihan

Photo: Tobias Friedauer

Restiamo in Germania e ancora in atmosfere morbide e accoglienti. Stavolta però non sono né il pianoforte né l’elettronica i protagonisti. Nella proposta di Jonathan Bockelmann, artista di stanza a Monaco che a febbraio debutterà su Squama Records con l’album “Childish Mind“, tutto si basa sulla chitarra acustica. Bockelmann, nel suo studio dello strumento, si è ispirato tanto alle composizioni di Bach quanto a quelle di Leo Brouwer, leggenda della musica cubana. Il primo estratto, intitolato Lihan, è un continuo fluttuare tra malinconia e serenità, ma ognuno, sono sicuro, ci potrà sentire ciò che lo fa stare meglio.

Mario Pigozzo Favero – Lo Sa Gesù

Reduce dal bellissimo album di debutto da solista “Mi Commuovo, Se Vuoi“, l’ex Valentina Dorme Mario Pigozzo Favero ha pubblicato nel giorno di Natale un nuovo brano intitolato Lo Sa Gesù. Faccio qui un’eccezione alle regole scritte e non scritte di questa rubrica, perché si tratta di una live session in studio e perché non credo farà parte di un nuovo lavoro in studio. Ma il pezzo è bellissimo e non va assolutamente tralasciato, un autentico pugno in faccia, crudo e minimale, che del Natale (ma anche degli altri 364 giorni dell’anno) mette in scena finalmente i risvolti più neri e dimenticati, la solitudine di chi ha perso tutto, anche la forza di disperarsi. Il cantautore veneto è tra i pochi in circolazione oggi a saper raccontare gli ultimi, proprio come una volta sapevano fare i più grandi della canzone italiana.

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