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Olivier Sim – Hideous Bastard

2022 - Young
indie pop

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Tracklist

1. Hideous
2. Romance With A Memory
3. Sensitive Child
4. Never Here
5. Unreliable Narrator
6. Saccharine
7. Confident Man
8. GMT
9. Fruit
10. Run The Credits


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Nessun timore di sbagliare, nessuna banalità in ciò che racconta, solo un corpo che si spoglia completamente di ogni abito, etichetta e paura e si presenta sul palco pronto per essere, probabilmente, finalmente “capito”.

Oliver Sim, voce maschile e bassista degli indie inglesi XX, negli ultimi due anni ha intrapreso un percorso fatto di torce puntate nei fondi degli armadi, coperchi con tre dita di polvere da sollevare e attraverso cui sbirciare nelle scatole buie in cui magari alcune paure avevano anche dimenticato di essere in subaffitto.

Da queste indagini accurate dentro sé stesso Sim sforna il suo primo album da solista “Hideous Bastard”, una dichiarazione di resa e scomposizione della sua persona, un senso di instabilità profonda a tratti rassicurante, una tela contro luce attraverso la quale scoprire che delle imperfezioni ne è pieno il mondo. L’unico a cui poter affidare le vesti del produttore, di questo diario di vita intimo e segreto, era l’amico Jamie XX che, come solo lui è in grado di fare, ha realizzato lo scheletro sonoro su cui far posare ed incastrare alla perfezione la voce di Oliver.

“Hideous Bastard” è figlio di 2/3 degli XX, infatti in alcuni passaggi non si discosta dalle caratteristiche distintive della band, sarà la voce di Oliver, sarà che forse le loro densità sonore si riconoscono a casse spente, proprio in brani come Saccharine minimalista, pulito eppure in grado di dare brevi e intense scosse elettriche che sembrano riportarti alla realtà. Sim strappa via il cerotto in un colpo solo, “Been living with HIV Since seventeen Am I hideous?“, inizia con questa rivelazione, cruda, tagliente e reale, sotto il cerotto una ferita che perde sangue e che viene consegnata a chi ascolta direttamente nel primo brano di questo album Hideous, e cosa altro possiamo aspettarci se non cerotti che cadono sul pavimento leggeri come foglie d’autunno ancorati da fili invisibili alla pelle di Oliver.

Ci ha consegnato le chiavi di casa sue e in ogni stanza ci lascia un brano nuovo, una confidenza nuova un pezzo di sé in pasto a noi, per liberarsi dalle sue paure trovare consapevolezza e regalare a noi la possibilità di fare lo stesso. Concedetevi il videoclip di Fruit, in cui Oliver mette in scena quel dilemma per cui tutti siamo passati almeno una volta nella nostra vita “Se tu potessi incontrare te stesso bambino, proprio ora, cosa gli diresti?”, un brano che ci spinge a prendere a morsi tutto quello che abbiamo perso, non abbiamo voluto vivere e che ora ci rende dannatamente infelici.

Questo album di esordio si chiude con Run the credits il mostro che Oliver combatte e che forse alla fine sconfigge, accompagnato da citazioni cinematografiche di Norman Bates di “Psycho” e Buffalo Bill del “Silenzio degli innocenti”, per rendere questa lotta interna, questi mostri e questa vittoria qualcosa a tratti bello e spettacolare, da ricordare soprattutto quando alle volte capita di dover dire al nostro bambino “Vedrai che ce la farai, però prepara i cerotti”.

Esordio sensazionale per un artista che di orribile e bastardo non ha nulla, se non lo stigma di una società a cui troppo spesso consegniamo ingiustamente il potere di giudicarci sulla base di quello che noi decidiamo di far vedere dalle fessure di una porta socchiusa.

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