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Lenin was a mushroom :: Russian music year by year >> 1982 – 2022

È il 17 gennaio del 1991 e rincasando dopo una lunga giornata di lavoro, avresti probabilmente trovato tutta la tua famiglia incollata davanti alla tv, ogni rete occupata da un’edizione speciale del tg ed un solo argomento: è appena iniziata l’operazione Desert Storm. 

Tuttavia, la sera stessa su 5TV – allora chiamata Leningrad TV – i russi assistevano ad un’intervista che divenne immediatamente (e poi nel tempo) una pietra miliare della cultura russa: nel programma Pyatoe Koleso (The Fifth Wheel), Sergey Sholokhov intervistava Sergey Kuryokhin. 

Un’intervista incredibile in cui Sergey Kuryokhin – che era stato introdotto come uno storico – spiegava come dalle sue ricerche fosse emerso che Lenin era solito consumare funghi allucinogeni, e che questo lo avesse fatto diventare un fungo egli stesso. 

Un falso, ovviamente, ma pianificato in modo così preciso, da risultare credibile e da richiedere l’intervento della politica per smentire le affermazioni fatte nel programma.

Se da una parte questo può farvi pensare che si fosse trattato di un primo esempio di complottismo e di disinformazione, in realtà è stato forse l’apice del situazionismo. Sergey Kuryokhin infatti non era uno storico, ma un musicista – per farvi capire la sua importanza potremmo paragonarlo ad una sorta di Brian Eno russo – e il suo intento con l’intervista era quello di approfittare di un raro momento di libertà per scuotere le menti di un popolo ancora addormentatato da decenni di schiavitù intellettuale.

Oggi che siamo di fronte a uno dei momenti più bui della storia della Russia, è facile odiare qualsiasi cosa sia stato prodotto in quella parte del mondo. Tuttavia, i musicisti russi hanno (quasi) sempre fatto una dura resistenza al potere, prima ancora dell’avvento di Putin e fino a queste settimane.

La storia della musica russa è quindi una storia di resistenza e ribellione. E questo non va mai dimenticato nè sottovalutato.

Immaginatevi, ad esempio di essere un giovane sovietico negli anni 80 e che nonostante la cortina di ferro della guerra fredda, intorno a voi inizi a crearsi una ferocissima scena punk che darà vita a gruppi come Aquarium, Kino, Grazhdanskaya Oborona, Avtomaticheskie Udovletvoriteli.

1982 – 1991

1982

АКВАРИУМ (Aquarium) – Пепел (Pepel)

1983

Странные игры (Strannye Igry) – Метаморфозы (Metamorfozy)

1984

Автоматические удовлетворители (Avtomaticheskie Udovletvoriteli) – Надристать (Nadristat)

1985

Алиса (Alisa) – Волна (Volna)

1986

Кофе (Kofe) – Zero

1987

Алексе́й Ви́шня (Alexey Vishnya) – Расчёска

1988

Гражданская Оборона (Grazhdanskaya oborona) – Тошнота (Toshnota)

1989

КИНО (Kino) – Звезда по имени Солнце (Zvezda po imeni Solnce)

1990

Жанна Агузарова (Zhanna Aguzarova) – Зимушка (Zimushka)

1991

Янка (Yanka) – Нюркина Песня (Nyurkina Pesnya)

Certo, non stiamo affermando che tutti quegli artisti siano oggi contro la guerra. Non è così. 

In parte perché alcuni di loro non sono più in vita e non sarebbe corretto farli schierare a nostro piacere. In parte perché gruppi come Alisa e Strannye Igry sono dichiaratamente nazionalisti.

Ma allora di cosa stiamo parlando? L’articolo è appena iniziato ed è già pieno di contraddizioni.

La verità è che come diceva Egor Letov dei Grazhdanskaya oborona la musica e i musicisti sono due cose diverse e le idee dei musicisti non vanno confuse con la loro musica.

Tutti i grandi gruppi russi sono gruppi anti governativi. La loro musica è musica rivoluzionaria ed ha educato quella fetta di popolazione russa che oggi si schiera contro la guerra o che fugge all’estero. O che si scandalizza nell’ascoltare Polina Gagarina cantare Кукушка (Kukusha) di Viktor Tsoi sul palco dell’evento per l’anniversario dell’annessione della Crimea; un brano contro la guerra e ora trasformato in apologia dell’invasione dell’Ucraina: 

Nella foto Viktor Tsoi, Sergey Kuryokhin, Joanna Stingray,  Yuri Kasparyan e Sergei “Afrika” Bugaev

“Mio sole, guardami, 
la mia mano si è trasformata in un pugno”

Viktor Tsoi

Si, lo so cosa state pensando. State pensando che tutto questo parlare di politica e rivoluzione in un articolo dedicato alla storia della musica russa non abbia alcun senso. Non c’è una sola riga dedicata ad un fatto musicale. Ci sono canzoni buttate lì quasi per caso e circondate da quella che è una forma acuta di westsplaining.

Tutto vero. Questo articolo è una merda. Ma la musica russa è politica, lo è sempre stata. 

Immaginatevi, ad esempio, di essere un giovane sovietico alla fine degli anni 50 e di vivere in un Paese in cui la musica occidentale è in gran parte proibita. Improvvisamente vi viene un’idea: gli ospedali buttano via le lastre delle radiografie, perché non recuperarle, tagliarle a forma di disco ed incidere lì tutta la musica di contrabbando? Si è un formato osceno, dura pochissimo, si sente male, ma improvvisamente potete nascondere i vostri nuovi dischi proibiti tra i vestiti e portarveli a casa.

La musica di cui stiamo parlando è figlia di questa forma di ribellione. È figlia di questa mentalità sovversiva. Ed anche se nasce in un periodo in cui la cortina di ferro iniziava a cedere – tra la libertà del Glasnost – non è meno coraggiosa. Sfida apertamente il potere e diventa cultura.

Nella foto Yanka e Egor Letov

1992 – 2001

1992

Колибри (Kolibri) – Прогулка (Progulka)

1993

Серге́й Курёхин (Sergey Kuryokhin) – Трагедия в стиле минимализм (Tragedy in the style of minimalism)

1994

АукцЫон (Auktyon) – Дорога (Doroga)

1995

Звуки Му (Zvuki Mu) – Грубый закат (Grubiy Zakat)

1996

Химера (Kimera) –  Эдуард (Zudwa)

1997

Дельфин (Dolphin) – Если просто (Esli prosto)

1998

Сайнхо Намчылак (Sainkho Namtchylak) – Naked Spirit

1999

Олег Костров (Oleg Kostrow) – Fischmambo

2000

Messer Für Frau Müller – The Best Girl in USSR

2001

Последние танки в Париже (Poslednie Tanki V Parizhe) – Чиво-Чиво (Chivo-Chivo)

E non è un caso se abbiamo iniziato questo articolo parlando di Sergey Kuryokhin e Egor Letov; entrambi sono stati i punti di riferimento della controcultura russa. E quando la controcultura in Russia diventa la rivista Limonka (di Limonov e Dugin), i due musicisti entrano a far parte – come tanti altri alternativi del tempo – del partito Nazional Bolscevico. Cioè dei nazi-comunisti. Si, i nazi comunisti.

Ed è qui che questo articolo raggiunge l’apice della contraddizione. Righe e righe in cui presentiamo la musica russa come una musica anti governativa e rivoluzionaria e poi troviamo i nostri eroi tra le fila dei nazisti. Nazisti e comunisti! Ma cosa vuol dire??

In realtà non c’è una risposta certa a questa domanda, ma è forse il punto più interessante di tutta la storia della musica russa, e vale quindi la pena fare alcune riflessioni.

La prima riflessione è il periodo storico in cui siamo, è il 1995 e la vita in Russia è di nuovo una merda. È una merda perché la terapia shock con cui – a metà degli anni 80 – Gorbačëv converte l’economia sovietica verso il capitalismo è mal pensata e piena di falle. Con questo non intendo dire che il problema sia il capitalismo, o Gorbacev, ma che convertire un’economia di stampo socialista in un’economia di stampo capitalista dall’oggi al domani senza precauzioni non è stata una gran mossa. La perestrojka ha quindi come effetto quello di rendere i ricchi più ricchi, i poveri più poveri e gli schiavi più liberi.

Ma della liberta ai russi non è mai fregato un cazzo. Ed invece di sognare il futuro, rimpiangono già il passato. E questa filosofia nostalgica portata avanti da Dugin e Limonov, conquista indirettamente la controcultura russa. 

Nella foto Sergey Kuryokhin e Sainkho Namtchylak

In che senso indirettamente?

Nel senso che il giornale di partito del NBP era a tutti gli effetti una punk-zine che veniva interpretata dai lettori come provocazione intellettuale se non addirittura come un vero e proprio détournement situazionista. Gli articoli di Dugin erano in secondo piano, non erano motivo del successo della rivista. In sintesi il messaggio di Limonka ai giovani era: “Se vi piace il punk, il rock, l’arte, i Velvet Underground, i Grazhdanskaya oborona, Kuryokhin, allora siete nazbols”. Nazbols, cioè militanti del partito Nazional Bolscevico.

Insomma come recita il famoso sillogismo: “Il treno fischia, Socrate fischia, Socrate è un treno’”. E i punk-tellettuali russi hanno creduto davvero di essere un treno, sono saliti a bordo e si sono autodeportati tra le braccia di Dugin e Limonov.

Non era tuttavia il pensiero indo-occultista-ortodosso-fascio-nazista-bolscevico-imperialista del partito ad attrarre gli intellettuali della controcultura alternativa, ma la rivista in sé come simbolo di appartenenza ad un’identità intellettuale non conforme.

Limonka più che Limonov è stata il cavallo di troia dell’estremismo nazionalista nella controcultura intellettuale degli anni 90.

La seconda riflessione riguarda l’uso di termini come nazismo, fascismo e comunismo ad indicare filosofie di vita più che derive stragiste di governi autarchici.

L’identità e i simboli del comunismo sono stati adottati da gran parte della controcultura occidentale con una valenza positiva e intellettuale. Per noi questo è normale. La nostra idea di comunismo non è basata su stermini di massa e assenza di libertà, ma sulle idee degli intellettuali che ne hanno gettato le basi.

Perché dovrebbe sorprenderci quindi se un giovane intellettuale russo come Kuryokhin era affascinato dal contributo futurista al fascismo?

2002 – 2011

2002

Тату (t.A.t.U) – Я сошла с ума (Ya Soshla S Uma)

2003

Лаванда (Lavanda) – Короли Турбаз (Koroli Turbaz)

2004

Mujuice – Feerverk

2005

Земфира (Zemfira) – Прогулка (Progulka)

2006

Курара (Kurara) – Дарьин день (Dar’in den’)

2007

Gultskra Artikler – Po derevne

2008

Самое Большое Простое Число (Samoe Bolshoe Prostoe Chislo) – Кого с тобой нет (Kogo s toboj net)

2009

ночные грузчики (Nochnye gruzchiki) – экзистенциальное поражение (Jekzistencial’noe porazhenie)

2010

Утро (Utro) – Души Стареют Быстрее Тел (Dushi Starejut Bystree Tel)

2011

Parks, squares and alleys – Don’t drop the acid

Sta di fatto che l’incomprensibile – anche se momentanea – deriva nazbol degli idoli del punk russo, ha creato più danni che vantaggi. Improvvisamente nulla era più chiaro. Letov veniva costantemente accusato di essere un nazista, cosa su cui c’era già il sospetto almeno da quando suonò a Novosibirsk con il nome di Adolf Hitler. Kuryokhin era incompreso anche dai suoi stessi amici, che ogni tanto lo sottoponevano a “Interventions” stile sitcom americana. Tsoi era morto nel 90. Yanka nel 91.

La generazione che aveva guidato la musica russa negli ultimi 20 anni aveva ormai perso il controllo. Inoltre, la salita al potere di Putin nel 2000, segna la definitiva fine della Glasnost e riduce gli spazi della cultura alternativa.

Così, improvvisamente, senza alcun senso logico, al vertice della controcultura – non solo russa ma di tutta Europa – c’era il pop delle T.a.T.u. 

Non è un’affermazione sarcastica, è un dato di fatto: il movimento LGBT accelera in tutto il mondo grazie ad un gruppo russo senza grandi talenti musicali ma che sdogana definitivamente l’amore omosessuale. Il fatto che poi a distanza di anni il duo abbia rivelato le sue posizioni anti-LGBT è irrilevante. Il loro contributo alla storia della musica e dei diritti umani è stato devastante.

Nella foto le T.a.T.u

Per il resto, nonostante si continui a fare musica, a mancare è la scena. 

Questo cambia con la nuova ondata post punk capitanata da Vlad Parshin (Motorama, Utro) e parlare di lui ci consente di introdurre un nuovo argomento di fondamentale importanza nella storia della musica russa: la geografia.

Se i Motorama sono di Rostov, la scena russa invece è da sempre concentrata a San Pietroburgo. 

Questo non significa che non ci siano gruppi nelle altre città – i Grazhdanskaya Oborona a Omsk per esempio – o in altre repubbliche – Sainkho Namtchylak dalla repubblica di Tuva – ma che la centralità di San Pietroburgo è sempre stata fondamentale.

In sintesi possiamo dire che per anni la musica russa è stata più o meno sinonimo di “scena di San Pietroburgo” e quasi sempre i suoi musicisti principali emergevano dalla cultura slavica.

E se la geografia è cambiata a partire dai primi anni 2000, la cultura slavica resta sempre centrale.

2012 – 2021

2012

Электрофорез (Electroforez) – Маргарет (Margaret)

2013

Sonic Death – Sosaaad

2014

4 Позиции Бруно (4 Pozitii Bruno) – Сказка на Ночь (Skazka na Noch’)

2015

Ploho – Добрая песня (Dobraya presnya)

2016

Shortparis – Любовь (Liubov)

2017

WWWINGS – PYRO

2018

Crispy Newspaper – Мин уонна мин

2019

Буерак (Buerak) – Культ Тела (Kul’t Tela)

2020

Kate NV – Plans

2021

Один в оленьем парке (Odin v olen’em parke) – Пурнӑҫ йывӑр (Purnasch Yivar)

Le eccezioni a questa regola però ci sono. Il primo caso – e forse il più famoso – è quello di Sainkho Namtchylak, che si fa portavoce in chiave avanguardistica della tradizione tuvana.

E poi il lavoro fatto da Bulat Khalilov e Timur Kodzokov con Ored Recordings, una piccolissima etichetta caucasica che esplora la cultura musicale del caucaso e non solo.

Ma pian piano sono emersi altri gruppi interessanti in lingue come il ciuvascio, tartaro, buriato, sacha, careliano e così via. Addirittura ci sono musicisti che recuperano lingue quasi estinte come il votic e l’ingriano.

Senza necessariamente voler dare a tutti questi artisti motivazioni politiche o addirittura secessioniste, è un dato di fatto che alcune minoranze linguistiche stiano attivamente cercando di salvare la propria cultura da una crescente russificazione della federazione russa. 

Il dibattito si è acceso in particolare nel 2018, quando una proposta di legge voleva rendere opzionale lo studio delle lingue native (ed obbligatorio il russo) nelle repubbliche autonome delle minoranze etniche.

Ma ci sono anche altri motivi che spingono verso una controcultura anti russa, come lo sfruttamento coloniale a cui sono sottoposti e che ad esempio i Crispy Newspaper lamentano in canzoni come Alrosa.

Билэҕин дуо эн, ким бу сири бас билэрин
Туох хантан кэлэрин
Эн дойдун эйиэнэ буолбатаҕын
Республика барыта атыыланна
Сахам сирэ сырьевой колония
Эн манна тугун да суох
Кулут буолан сылдьаҕын
Умса көр хараххын уонна бар үлэлээ
Өйдүүгүн дуо эн миигин?
Өйдүүгүн дуо эн миигин?
Алроса бүгүн эн дойдугун барытын баһылаан олорор
Республика барыта атыыланна
Сахам сирэ сырьевой колония*

*Il testo lo pubblichiamo senza traduzione ad uso dei soli yakuti che ci seguono sempre con affetto

E tutto ciò di cui abbiamo discusso, per quanto originato da motivazioni diverse, converge nuovamente in un 2022 fatto di artisti schierati contro il potere. 

Fatto del détournement surreale di un video degli Shortparis con il coro dei veterani della grande guerra patriotica. 

Fatto di un secessionismo intellettuale che non appartiene più a minoranze etniche, ma che entra nel cuore artistico di San Pietroburgo, tra le bandiere bianche/blu/bianche senza sangue, e quelle gialle/rosso/blu del grido “l’Ingria sarà libera” di Oxxxymiron

Fatto dei suoi tour contro la guerra, dei sondaggi terapeutici durante i concerti degli Shortparis, di Yuri Shevchuk dei DDT che grida dal palco “La Patria non è il culo di Putin, che deve essere baciato”. 

Fatto di lui che viene accusato di screditare le forze armate russe, di Nikolai Komyagin degli Shortparis che viene arrestato durante le prime proteste, di Aikhal Ammosov dei Crispy Newspaper che lascia il lavoro dopo lo scoppio della guerra e si dedica full time ad una guerrilla urbana fatta di graffiti, proteste e resistenza.

Fatto ancora di lui che – prima di sparire nel nulla e fuggire all’estero – pubblica un ultimo post: una sua foto con indosso un’opinabile maglietta del gruppo terroristico RAF e dietro vari manifesti in cui si chiede la liberazione dell’eroe Aleksandr Gabyshev che anni prima si era messo in marcia a piedi dalla Yakuzia verso Mosca con l’intento dichiarato di andare ad uccidere Putin.

E l’articolo si chiude come è cominciato: surrealismo, confusione e resistenza.

Eroi che possono diventare anti-eroi da un momento all’altro, ma che al di là della loro fallibilità costruiscono con le loro azioni di oggi la cultura su cui si fonderà la rivoluzione di domani.

La stessa cultura che ha nutrito le menti dei popoli ex sovietici e perfino quelle degli ucraini.

Над полями туман,
Над рекой туман.
Ты придёшь – не придёшь,
Всё одно – обман.

А на небе луна,
За ней звёзд стена.
И над хутором
песня слышна.

И идёт паренёк,
И ему невдомёк
То, что завтра
Начнётся война.

Nebbia sopra i campi,
Nebbia sopra il fiume.
Tu verrai – non verrai,
È lo stesso un inganno.

Ma in cielo c’è la luna,
E dietro un muro di stelle.
E sopra il cascinale 
si sente una canzone.

E viene un ragazzetto,
E non gli salta in mente
Che domani
Comincerà la guerra.

(Виктор Цой – Завтра Война)

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