1. Found
2. I Think I Might Be Weird
3. Huge New Her
4. Lords of Kensington
5. Broken Little Boys
6. Nothing’s Immortal
7. Falling Right Under
8. One Day
9. Cicada
10. Roar
La band hardcore canadese Fucked Up continua il suo percorso tentacolare con un approccio frenetico fatto di passaggi fulminanti e un alternative punk spigoloso e che affronta diverse tematiche attuali. La loro carriera, che dura ormai da oltre vent’anni, ha lasciato in eredità cinque album travolgenti, riscontrando pareri diversi e notevoli. In questo sesto capitolo in studio intitolato “One Day”, distribuito dall’etichetta americana Merge Records, troviamo le solite esplosioni dissonanti e un dolore represso che spesso si incastra all’interno di vibrazioni incandescenti, come a voler raccontare l’ultimo giorno su questa Terra.
Le chitarre sporche e martellanti fanno da apripista all’inizio furioso di Found, caratterizzato da una nervosa esibizione del cantante Damian Abraham che nella prima strofa innalza una battaglia contro il passato che ha cancellato qualcosa di importante e indelebile. L’adrenalina si alza subito nella seguente I Think I Might Be Weird, con dei riff glam rock e un suggestivo tocco di archi sensuali che avvolgono il timbro rauco della linea vocale, rimanendo così sospesi in un passaggio godibile. Con Huge New Her si avvia invece un caloroso gioco delle seconde voci, che regalano un’atmosfera soffusa prima di lanciarsi in un infernale cavalcata aggressiva, che si avvicina allo stile dei primi, monumentali Sick Of It All. Proseguiamo con il grandioso impatto sonoro delle note di Lords Of Kensington, una traccia armonica che parla in chiave metaforica della sepoltura e disegna un mosaico che la band porta nei suoi ricordi più stretti. Broken Little Boys e Nothing’s Immortal, canalizzano le sfumature verso un accenno di indie punk che si traveste di pop per una contagiosa riflessione sulla propria crescita interiore.
Falling Right Under si nasconde dietro una struggente melodia che racconta dell’immortale odio verso il potere, con il ritornello che si apre ad una leggera e morbida sensazione fino a spingere su un tiro hard rock. Una composizione completa e frizzante. Ci avviciniamo poi alla fine del disco con un’emozione cupa nella title-track e il suo susseguirsi di ritornelli spediti, per passare a una perdita dolorosa narrata alla perfezione in Cicada, dove alla voce si cimenta il chitarrista solista Mike Haliechuk, che regala uno dei momenti più nostalgici dell’album. Chiudiamo con Roar che calma il viaggio con voce riflessiva e ci chiediamo cosa ne sarà della futura generazione, con il timore di trovare un ambiente molto insicuro.
“One Day” si amalgama a dovere con le liriche travolgenti dando una sicurezza unica alle composizioni per uno degli album più energici e imperdibili della storia dei Fucked Up.