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Sightless Pit – Lockstep Bloodwar

2023 - Thrill Jockey
industrial rap / power electronics

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Tracklist

1. Resin On A Knife (feat. Midwife)
2. Calcified Glass (feat. YoshimiO & Gangsta Boo)
3. Flower To Tomb (feat. Lane Shi Otayonii)
4. Lockstep Bloodwar
5. Low Orbit (feat. Frukwan & Industrial Hazard)
6. False Epiphany (feat. claire rousay)
7. Shiv (feat. Crownovhornz)
8. Morning Of A Thousand Lights
9. Futilities (feat. Foie Gras)


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Non è affatto fuori luogo dire che ascoltando il nuovo album dei Sightless Pit mi sembra che l’orologio sia tornato indietro ai tempi di “The Brotherhood Of The Bomb” dei Techno Animal. Come fu per Justin K. Broadrick e Kevin “The Bug” Martin anche Dylan Walker e Lee Buford arrivano da formazioni che non potrebbero essere più lontane dal risultato finale che hanno raggiunto altrove.

Nella fattispecie il leader dei Full Of Hell e il batterista dei the body avevano dato vita, assieme a Kristin Hayter/Lingua Ignota ad una band che non riusciva troppo a discostarsi dal gusto di quest’ultima che, al sottoscritto, è sempre sembrato non al livello dell’hype generatosi attorno alla sua figura. Ora che il trio è diventato un duo con la defezione di Hayter, invece, quelli che parevano scampoli di qualcos’altro fioriscono, le direzioni e le possibilità diventano rami che puntano dritti ad un mondo altro rispetto alle reiterazioni sludge e death metal delle proprie origini (pur sempre influenzate da musica estrema ma su un altro versante della pesantezza).

Sempre più in simbiosi con quelle sonorità elettroniche da manicomio, i due aggiornano il proprio dizionario apocalittico spostandolo sulle strade di un’America allo sfacelo, e il suono urbano della disperazione non tarda a mostrare le sue vestigia brutali. Power electronics a tonnellate si riversano in ogni spazio disponibile andando a imballare ogni frequenza, con il limiter fisso sul rosso e le casse a rischio perpetuo di scioglimento ma con una maestria melodica che ha pochi pari su altre coordinate. È da magistrale esempio la title track, calibrata su un groove d’n’b, lambita da grida e sferzata da una linea di synth acre che crepa il cuore e finisce per polverizzarlo. È anche uno dei pochi brani che non vedono i Nostri affiancati da voci esterne.

Le collaborazioni sono infatti un tassello fondamentale nel DNA di “Lockstep Bloodwar”. Fa una certa impressione vedere due pesi massimi horrorcore della prima ora provenienti da combo come Gravediggaz e Three 6 Mafia come Arnold Hamilton, alias Frukwan/The Gatekeeper e la purtroppo compianta Gangsta Boo, all’anagrafe Lola Chantrell Mitchell, deceduta a inizio anno. Il primo presta la sua voce su Low Orbit, demonica discesa all’inferno rap in tempi medi e decostrutti, condita di distorsioni orchesche, la seconda in tandem con YoshimiO dei Boredoms che si interpola diafana tra le grida oscene di Calcified Glass e un flow che abbatterebbe un muro, un contraltare urban da far digrignare i denti dal piacere. La materia hip hop più oscura continua a piovere sull’harschnoise catacombale di Shiv con Crownovhornz a piallare le sintesi a suon di barre schiantate.

Direttamente dagli Elizabeth Colour Wheel approda Lane Shi Otayonii che con strali taglienti e vocalizzi sghembi porta la virulenza in una ballad aliena come Flower To Tomb intanto Midwife si nasconde tra le pieghe rumorose dell’opener Resin On A Knife in coppia con la gola infestata di Buford a cantare delle digressioni chimiche dell’amore come virus mentre Foie Gras rievoca i Novanta di Bristol, complici le ritmiche sonnolente e karmakomiane e la sospensione elettronica che aleggia su tutto il brano permeandolo di oscurità.

L’unico difetto ma da non sottovalutare è che si tratta di un disco omogeneo solo all’apparenza e a risentirne è la continuità oltre al fatto che per i Sightless Pit non si tratta di un passo avanti, bensì di un salto in lungo nel vuoto. Il loro sophomore album è assai più difficile del predecessore e bisogna capire quanto i fan delle band di provenienza saranno pronti ad accettare tanta diversità.

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