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Superterrestrial – The Fathomless Decay

2023 - Autoproduzione
avant black metal

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Tracklist

1. Dark Energy
2. Transient Lunar Phenomenon
3. Escape Velocity
4. Solar Constant
5. Periastron
6. Planetismal
7. Heliacal Rising


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Black metal e Regno Unito non sempre si sono presi sottobraccio (sì, lasciate da parte i Venom che hanno battezzate il genere e andate oltre), anzi, spesso le cose non sono andate proprio come ci si aspettava e chi dice di non star pensando a Dani Filth mente consapevolmente.

Con i Superterrestrial invece la storia è leggermente diversa. Anzitutto pescano da ben oltre i confini che danno sul mare dell’Isola di Albione, si spingono alle porte di Samael e Wolves In The Throne Room (prima dell’involuzione a band black qualunque e cliché di genere) ma fanno pure qualche bracciata in più ritrovandosi nelle distese di suono sintetico di Lord Carpenter, da un lato, e della kosmische music più alienante dall’altra.

Chitarre che prorompono dallo spazio esterno, paiono bastioni sperduti nel cosmo fatti di un materiale di consistenza ignota, col freddo dell’ambiente reso ancor meno vivibile dalle ragnatele di synth che fanno da ponte tra parti ad altissimo tasso di virulenza che pesca nelle faglie più estreme del metal tutto, ovviamente quello più possente possibile. Con ritmiche elefantine, rallentamenti che rendono il tutto ancor più asfissiante, il lancio verso la distruzione è accompagnato ed esasperato dall’elettronica algida che si disperde nelle coltri -core emanate dalla batteria, un maglio prepotente che si scaglia incessante come un martello pneumatico a perdersi nelle fanfare aliene che più di una volta pagano il dazio a Vangelis, che l’Universo l’abbia in gloria. Nel cuore del caos ulteriore rumore lo fa la voce, incastonata nei meandri dell’intreccio, strumento altro che stratifica e mortifica una carne che va via via estinguendosi in favore di materiali sintetici in sua sostituzione.

Onestamente non vedo cosa potrebbe impedire a “The Fathomless Decay” di lasciare la stessa impronta che lasciò meno di quattro anni fa “Hidden History Of The Human Race” dei Blood Incantation. Le carte in regola le ha tutte e lo spazio è il comune denominatore di entrambi gli spettri del metal moderno. Certo, una copertina un po’ meno brutta avrebbe aiutato, ma non si può avere tutto dalla vita.

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