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Ristampe e Dintorni

Bob Dylan – Fragments: Time Out of Mind Sessions (1996-1997) – The Bootleg Series Vol. 17

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La buona musica, come il buon vino, non dovrebbe invecchiare mai. Anzi, al contrario, dovrebbe migliorare con il tempo. Ma non è sempre vero. Troppe sono le variabili che incidono sulla musica registrata e sulla sua durabilità. Tra queste, la produzione gioca un ruolo fondamentale.

Ci sono produttori che hanno goduto di un successo enorme nei loro anni, dando a ogni disco che producevano la loro impronta precisa, al punto da contraddistinguere un’epoca. Prendiamo Phil Spector, che con il suo Wall of Sound ha spopolato negli anni ’60, finendo finanche a lavorare con i Beatles nella loro fase finale, nonché nelle prime opere soliste di Lennon e Harrison. E prendiamo, per venire all’oggetto di questo articolo, Daniel Lanois, che tra gli ’80 e i ’90 ha dominato le classifiche con U2 e Peter Gabriel. Una serie di dischi (“The Joshua Tree”, “Achtung Baby”, “So”, “Us”) che portano ben riconoscibile la cifra di Lanois, che marca una epoca della musica rock. Un sound, pieno di effetti e eco, che sembra provenire da una caverna, strozzato come se uscisse dalla parte sbagliata di un megafono o di un imbuto.

Lanois lavorò anche a due album di Bob Dylan: “Oh Mercy!” (1989) e Time Out of Mind” (1997), sempre con il suo suono distintivo, il suo marchio di fabbrica. Time Out of Mindè giustappunto il centro di gravità di questo “The Bootleg Series Vol. 17” di Bob Dylan che, non a caso, diversamente da quanto accaduto con i precedenti volumi, ha il suo pezzo forte nel “remix” completo dell’album, a cura di Michael Brauer.

Ecco, tornando al discorso iniziale, ci accorgiamo oggi di come certe produzioni, ai loro tempi celebrate, nel tempo invecchiano male. Così come si è sentita recentemente l’esigenza di rimixare “Let It Be” o “All Things Must Pass”,sottraendo un pò di quel ridondante “muro del suono”, non è certo un caso che Bob Dylan abbia deciso, dopo 25 anni, di dare nuova vita a Time Out of Mind”; di farlo uscire dalla caverna.

Photo: Mark Seliger

Questo fu il disco che dopo 18 anni di assenza, riportò il cantautore nella top 10 della Billboard 200, laddove poi sarebbe sempre rimasto, fino al più recente “Rough and Rowdy Ways” (2020). Tuttavia, nelle successive interviste l’artista non si dichiarava soddisfatto dell’opera, pur acclamata da critica e pubblico e circolavano voci sui contrasti che c’erano stati in studio con il produttore canadese. E infatti, quello fu l’ultimo album in cui Dylan avrebbe usato un produttore esterno.

Ero così frustrato, in studio, da non riuscire a dare profondità alle canzoni. Avrei potuto farlo se solo avessi avuto più forza di volontà. Ma se non ce l’hai, come me all’epoca, devi farti guidare dagli eventi. Ho la sensazione che i ritmi siano tutti uguali. Somigliava tutto alle cose swampy e voodoo in cui Lanois è bravissimo. Avrei voluto dargli più ritmo.

Il primo disco del box “Fragments: Time Out of Mind Sessions (1996-1997) – The Bootleg Series Vol. 17” ci offre quindi un nuovo punto di vista sull’album del 1997, che ne esce ancora più glorioso di quanto già non fosse. Fin dalle prime battute di Love Sick hai la netta impressione che i musicisti siano usciti da quella caverna in cui li aveva messi Lanois e finalmente siano entrati in uno studio di registrazione. La voce di Bob s’impone su tutto e ti rendi conto di quanto prima fosse stata sacrificata. Entra il basso e riempie la stanza. Capisci velocemente che questo è un nuovo disco, pieno di quel ritmo di cui Dylan lamentava l’assenza. Ed è chiaro che, da ora in poi, non vorrai più sentire il vecchio mix. Dirt Road Blues è esplosiva e incalzante. Standing in the Doorway scorre come la ballad straziante che è; la band è coesa, tutti intorno alla musica e alla voce. La batteria brilla di luce propria e ti fa scendere brividi lungo la schiena, al pari dell’organo su Tryin’ to Get to Heaven. A sua volta, Cold Irons Bound, Till I Fell in Love with You e Can’t Wait, nel mix di Brauer, sono blues sporchi e immediati, dove è la sezione ritmica a dominare con groove oscillanti che vi entreranno nelle viscere in un modo in cui non erano riusciti prima. Gli accordi di chitarra che aprono Not Dark Yet si fondono con i piatti spianando la strada ad uno dei più bei quadretti mai disegnati dalla voce e dalla penna del premio Nobel:

Le ombre stanno cadendo e sono stato qui tutto il giorno
Fa troppo caldo per dormire e il tempo sta correndo via
Mi sento come se la mia anima si fosse trasformata in acciaio
Ho ancora le cicatrici che il sole non ha guarito
Non c’è nemmeno abbastanza spazio per essere da nessuna parte
Non è ancora buio ma manca poco

Il primo disco, contenuto in tutti e tre i formati disponibili (2 o 5 CD, oppure 4 vinili), basterebbe a giustificare l’acquisto del boxone, Ma, se vorrete approfondire, troverete nel secondo e terzo disco una serie di outtakes e versioni alternative. Potrete godere, tra l’altro, di una Standing in the Doorway – version 1 bella compatta, tirata e veloce. O di una alternativa Cold Irons Bound psichedelica e con ancora più ritmo. Bellissima anche Not Dark Yet – version 1 che qui suona più ottimista e leggera. Missisippi è invece una traccia che fu esclusa dal disco del 1997 per poi apparire su “Love and Theft” (2001): qui ne trovate due versioni ben differenti per ritmo e interpretazione (più convincente l’allegra version 1, rispetto alla reggaeggiante version 2). Infine il quarto disco contiene una serie di versione live delle tracce del disco, consegnando alla storia Dylan e una band pienamente affiatati e ben intenzionati nel portare al pubblico delle arene unpò di rock’n roll buono per scaldare sia i cuori che i cervelli. Il quinto disco offre invece una serie d’incisioni di quel periodo già presenti in “The Bootleg Series Vol. 8”, per la gioia dei completisti compulsivi che hanno bisogno di avere tutto al posto giusto.

Dopo l’ascolto di tutto questo ben di dio, il Dylan del 1996/97 vi entrerà dentro in un modo nuovo, grazie a un prodotto che gli rende giustizia. In un periodo funestato da una malattia cardiaca che quasi ce lo ammazza, il futuro premio Nobel godeva di una ispirazione musicale e poetica all’altezza di quel 1965/66 che poteva bastare da solo per consegnarlo alla leggenda. 30 anni dopo, l’artista era di nuovo e in modo impressionante, al massimo della forma. Alla luce di questa rivisitazione, Time Out of Mind si staglia come una delle sue opere migliori di sempre o, quantomeno, quella meglio invecchiata: a volte basta un remix fatto bene.

P.s.: segnalo le versioni in audio immersivo (Dolby Atmos e Sony 360) del solo primo disco, disponibili unicamente su alcune piattaforme musicali (Apple Music e TIDAL) e non su disco: e meno male perché sono inascoltabili. Le cose, appunto, vanno fatte bene e non solo per completare l’offerta di mercato.

CD 1:
Time Out of Mind (2022 Remix)
Love Sick
Dirt Road Blues
Standing in the Doorway
Million Miles
Tryin’ to Get to Heaven
‘Til I Fell in Love with You
Not Dark Yet
Cold Irons Bound
Make You Feel My Love
Can’t Wait
Highlands

CD 2:
Outtakes & Alternates
The Water is Wide (8/19/96, Teatro)
Dreamin’ of You (10/1/96, Teatro)
Red River Shore – version 1 (9/26/96, Teatro)
Love Sick – version 1 (1/14/97, Criteria Studios)
‘Til I Fell in Love with You – version 1 (10/3/96, Teatro)
Not Dark Yet – version 1 (1/11/97, Criteria Studios)
Can’t Wait – version 1 (1/21/97, Criteria Studios)
Dirt Road Blues – version 1 (1/12/97, Criteria Studios)
Mississippi – version 1 (1/11/97, Criteria Studios)
‘Til I Fell in Love with You – version 2 (1/16/97, Criteria Studios)
Standing in the Doorway – version 1 (1/13/97, Criteria Studios)
Tryin’ to Get to Heaven – version 1 (1/18/97, Criteria Studios)
Cold Irons Bound (1/9/97, Criteria Studios)

CD 3:
Outtakes & Alternates
Love Sick – version 2 (1/14/97, Criteria Studios)
Dirt Road Blues – version 2 (1/20/97, Criteria Studios)
Can’t Wait – version 2 (1/14/97, Criteria Studios)
Red River Shore – version 2 (1/19/97, Criteria Studios)
Marchin’ to the City (1/5/97, Criteria Studios)
Make You Feel My Love – take 1 (1/5/97, Criteria Studios)
Mississippi – version 2 (1/11/97, Criteria Studios)
Standing in the Doorway – version 2 (1/13/97, Criteria Studios)
‘Til I Fell in Love with You – version 3 (1/16/97, Criteria Studios)
Not Dark Yet – version 2 (1/18/97, Criteria Studios)
Tryin’ to Get to Heaven – version 2 (1/12/97, Criteria Studios)
Highlands (1/16/97, Criteria Studios)

CD 4:
Live (1998-2001)
Love Sick (6/24/98, Birmingham, England)
Can’t Wait (2/6/99, Nashville, Tennessee)
Standing In The Doorway (10/6/00, London, England)
Million Miles (1/31/98, Atlantic City, New Jersey)
Tryin’ to Get to Heaven (9/20/00, Birmingham, England)
‘Til I Fell in Love with You (4/5/98, Buenos Aires, Argentina)
Not Dark Yet (9/22/00, Sheffield, England)
Cold Irons Bound (5/19/00, Oslo, Norway)
Make You Feel My Love (5/21/98, Los Angeles, California) (Previously released on the “Things Have Changed” maxi-single)
Can’t Wait (5/19/00, Oslo, Norway)
Mississippi (11/15/01, Washington, D.C.)
Highlands (3/24/01, Newcastle, Australia)

CD 5: Bonus Disc (Previously Released on The Bootleg Series Vol. 8: Tell Tale Signs)
Dreamin’ of You – Tell Tale Signs (10/1/96, Teatro)
Red River Shore – Tell Tale Signs, version 1 (1/19/97, Criteria Studios)
Red River Shore – Tell Tale Signs, version 2 (1/8/97, Criteria Studios)
Mississippi – Tell Tale Signs, version 1 (9/96, Teatro)
Mississippi – Tell Tale Signs, version 3 (1/17/97, Criteria Studios)
Mississippi – Tell Tale Signs, version 2 (1/17/97, Criteria Studios)
Marchin’ to the City – Tell Tale Signs, version 1 (1/5/97, Criteria Studios)
Marchin’ to the City – Tell Tale Signs, version 2 (1/6/97, Criteria Studios)
Can’t Wait – Tell Tale Signs, version 1 (10/1/96, Teatro)
Can’t Wait – Tell Tale Signs, version 2 (1/5/97, Criteria Studios)
Cold Irons Bound – Tell Tale Signs, live (6/11/04, Bonnaroo Music Festival)
Tryin’ to Get to Heaven – Tell Tale Signs, live (10/5/00, London, England)

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