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CALCI – MICROPOP

2023 - Autoproduzione
art pop / sperimentale

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Tracklist

1. Solo Ossa
2. Bradipo
3. Sale
4. Broda


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Con questo nuovo EP, intitolato significativamente “MICROPOP”, continua a stupire e impressionare CALCI, il duo romano di cui ci eravamo occupati 13 mesi fa in occasione dell’album Come Quando Fuori Piovve”. 

L’opener Solo Ossa parte con un drone che fa pensare a Donna Summer e ti aspetti che parta una hit danzereccia. Invece, il ritmo crolla e ti ritrovi con Luca Raffaelli che, con la sua solita voce di chi sta evidentemente seduto sulla tazza mentre compie sforzi immani, declama i suoi versi dadaisti: “Infine ti sei presentato / Stretto nel tuo cappotto americano / Sei venuto a chiedere il conto di una vita / Spesa a sbafo”. Anche questa volta, le storie che narra, da quella comoda ma faticosa posizione, varrebbero da sole il prezzo del biglietto. Tutto questo sopra a un ritmo veloce di batteria che ammicca all’hip hop commerciale odierno. Ma aggiungici gli arpeggi di chitarra che il suo complice Stefano Buonamico vi disegna sopra, come se ci trovassimo in una qualunque canzoncina d’amore. E poi di nuovo quel drone anni ’70 che chiude il discorso, di netto, dopo neanche 3 minuti, come a dire “tanto basta”.

Eccola qui la formula del “MICROPOP”. In altri tempi e luoghi, l’avremmo chiamata “la svolta commerciale” della band, che ammicca alle classifiche alla ricerca di soluzioni orecchiabili. Oggi, stiamo parlando di una band indipendente, prodotta e pubblicata in proprio e recensita da una fanzine (come si diceva una volta) indipendente. Insomma, ce la cantiamo e ce la suoniamo tra di noi. Eppure, non possiamo non notare una produzione eccellente. Con una cura del mix e del suono che fa la sua figura su un buon stereo. 

Tutto confermato dalla seconda traccia, Bradipo. Inizio jazz con tromba alla Miles Davis, quello più commerciale, di fine carriera. Un ritmo sincopato in 12/8, con chitarra funky, basso sontuoso alla Massive Attack e batteria che fanno venire voglia di ondeggiare, sotto a fiati alla James Brown: arrangiamenti da manuale pop di una volta. E c’è persino un ritornello che potrebbe tornare a turbare i vostri sonni questa notte: “credevi di essere, tu credevi di essere”, sussurrato in coro.

Ricordo l’estate / A schiacciare zanzare”: è l’inizio di Sale, sufficientemente interessante per conquistare la nostra attenzione. Profondo si sente, nella voce, quel disagio da gabinetto di cui sopra. Il ritmo è sempre sincopato, ma lento, con arrangiamenti zuccherosi. Si fa largo un solo di tromba alla Fausto Papetti (che suonava il sax ma ci siamo capiti e comunque beati coloro che non sanno chi egli fosse). Il tutto nello spazio di 4 minuti, di cui gli ultimi 30 secondi dedicati ad un fade out decostruttivo. 

È il finale Broda che riporta un po’ alle atmosfere di “Come Quando Fuori Piovve”: Raffaelli recita il solito testo dadaista mentre Buonamico condisce il tutto con dei lick allo stile del mai troppo compianto Jeff Beck che non c’entrano una benamata mazza, mentre il batterista (Raffaelli) crede di star suonando su una power ballad di Ligabue. C’è infine spazio, per una coda rumorista, lunga oltre mezzo brano.

Insomma, CALCI sorprende ancora, confezionando un “pop” dissezionato in “micro” parti, affinché il risultato non rischi di rivelarsi gradevole alle orecchie. Uscito nella settimana in cui l’Internazionale del dibattito musicale da logaritmo social si accapiglia sul fondamentale quesito se altri ragazzi romani stiano o meno salvando il rock’n roll, “MICROPOP”, il rock’n roll e il dibattito collegato se lo passa per lo scarico di quel cesso da cui Raffaelli recita i suoi versi: “Rovini a terra picchiando di stinco / Pretendendo un dolore di risarcimento / Rovini le cose che brami, annientando / Ogni brandello di riconoscimento”. Una meraviglia che non potete ignorare. 

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