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The Psychotic Monks – Pink Colour Surgery

2023 - Vicious Circle Records / FatCat Records
noise rock / psych

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Tracklist

1. (Pre-Enter)
2. Post-Post-
3. Gamble and Dangle
4. (Bird’s Part)
5. Crash
6. Imagerie
7. (88)
8. Décors
9. (Gestures)
10. All That Fall
11. location.memory
12. (traP s’driB)


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Mezzanotte. 3 febbraio 2023. Prodotto da Daniel Fox, bassista dei Gilla Band e uscito sotto etichetta Vicious Circle/FatCat Records, il quartetto noise-rock francese The Psychotic Monks pubblica il suo terzo album in studio dopo tre anni e io, in preda all’eccitazione più offuscante, lo metto in cuffia. Inizia un viaggio della durata di 50 minuti circa in cui mi sono persa, ritrovata e di nuovo persa per poi, alla fine, riconciliarmi con lo spazio notturno più reale. 

Non è solo un viaggio, ma un’esperienza sensoriale allucinante e allucinogena, come la band non aveva mai concepito prima. I due dischi precedenti “Silence Slowly And Madly Shines”(2017) e “Private Meaning First”(2020) avevano fatto ben sperare per quest’ondata di freschezza e potenza proveniente dalla Francia, a ritmi più punk con il primo disco e più noise e sperimentali con il secondo. Ma se si parla di vera e propria sperimentazione con tutti e cinque i sensi non si può rimanere indifferenti di fronte a “Pink Colour Surgery”, che già dal titolo indica una metamorfosi di qualcosa che è il contrario dell’oscurità a cui siamo abituati con i loro suoni. E infatti questo disco è composto da 12 tracce, 5 delle quali rappresentano brevi e folli tratti di improvvisazione in studio che somigliano a intermezzi di una pellicola cinematografica dalle atmosfere rarefatte e terrorizzanti. A questo lavoro di improvvisazione, che si presenta come atto di resistenza alla violenza ambientale, si alterna qualcosa di ben più studiato e radicato.

I tre singoli estratti che hanno anticipato l’album, ossia All That Fall, Post-Post-, (che sono i pezzi più in linea con quel noise-rock a cui eravamo abituati, in cui strumenti e voce disegnano ritmi ossessivi che sfociano in istanti finali deliranti) e Crash (il pezzo più martellante) ci avevano ampiamente preparato ad un lavoro che non ti aspetti, sconcertante e ipnotizzante, come le altre tracce di questo disco. Un pezzo come Imagerie ti spiazza, soprattutto dopo i ritmi ossessivi del singolo Crash. Ti prende all’improvviso senza che tu te ne accorga e ti colpisce dritto nell’animo, lacerandolo. Nonostante questo senso di rottura di qualcosa che viaggia insieme a te ma che non riesci a raggiungere, subentra quella che senza ombra di dubbio è la traccia più tormentosa e “slintiana” del disco e che potrebbe essere perfettamente inserita in uno dei migliori album emo degli anni ’90: Décors, in cui Arthur Dussaux (voce e chitarra) ci trascina nella zona più emotiva della band, quella più ballabile ma che in realtà non fai in tempo a ballare davvero perché nel mentre lo strazio prende il sopravvento. location-memory è l’ultima vera e propria traccia e torna su suoni più noise, quasi onirici, senza però perdere nulla di quello che il disco si è lasciato indietro. L’elemento che colpisce, in questo trip di quasi un’ora, è il cambio di sound anche all’interno di uno stesso brano, che rende ingannevole e assurda l’essenza stessa di ciò a cui si assiste. Sorprendente, stupefacente, visionario, discontinuo e surreale. Un luogo astratto, in cui immergersi è un dovere sin dal primo atto e da cui è impossibile distaccarsi. Provoca istinti ed impulsi incontrollabili e inesplorati, portandoci in una sorta di abisso psichedelico e improvvisato quanto basta per regalarci un momento di goduria allo stato più puro del termine. 

Seppur radicale, l’opera “Pink Colour Surgery” è davvero accessibile a chi vi si immerge in profondità. Si rimane incessantemente ipnotizzati, scossi, perché la sua anima flirta pericolosamente con una trance furiosa e opprimente. Dal vivo la loro musica è un’esperienza intima, sensoriale, la cui deflagrazione viene recepita ancora a distanza di tempo”, dice la press-release dell’album. E possiamo decisamente fidarci. Questo disco va ascoltato tutto d’un fiato. Suono per suono, rumore per rumore, parola per parola. Metamorfosi, trasformazione, un fiume in piena e in continua evoluzione.

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