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Ramon Moro – Calima

2023 - DioDrone
art-rock / experimental / dark-ambient

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Tracklist

1. Stratified Ritual
2. Private Hall
3. Private Passage
4. Run! Come On!
5. Anathema
6. Intentando Alcanzar Un Futuro Mejor
7. Fighting A Losing Battle
8. Blood Vessels
9. Oppression
10. The Abyss
11. Dim Funeral March


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Una chiesa sconsacrata. Pareti annerite, livide di fuliggine. Macerie accumulate da decenni di abbandono. Un pallido raggio di sole che filtra da una bifora ormai priva dei suoi vetri colorati mentre una figura vestita di nero si fa largo al centro della navata principale. Attorno, solo il silenzio. Poi un battito. Un suono. Una voce grave come le spire di un drago emerge fragorosa dalle profondità della terra sollevandosi verso le nervature di quegli archi acuti che verso la metà del XII secolo venivano definiti dell’architettura nuova.

Se l’ascolto di “Offering”, terzo album del musicista torinese Ramon Moro aveva disegnato nella mia mente immagini e scene ispirate da un film del maestro Roger Corman, “Calima”, il nuovo album, mi traghetta invece nei magistrali piani sequenza di Andrej Tarkovsky, lungo una linea d’orizzonte perfettamente inquadrata da Terrence Malick o in un incubo gore di Cronenberg. Paesaggi che scorrono lentissimi sotto di noi. Rivoli d’acqua. Foglie piegate dal vento.

Il quarto album da solista di Ramon Moro, ormai da tempo una figura cardine dell’avanguardia musicale italiana, non rappresenta la naturale evoluzione del disco precedente, bensì un ulteriore capitolo del percorso musicale del suo stesso autore. L’ascolto non risulta da subito facile e appare chiaro che sarà necessario lasciarsi un po’ catturare, ma è un’operazione questa che richiede una certa volontà solo al primo impatto poiché già dopo pochi istanti tutto ciò risulta senza dubbio una reazione naturale ai suoni che stanno iniziando ad avvolgerci.

Stratified Ritual, traccia di apertura, descrive già benissimo quello che ci attenderà in seguito. Atmosfere rarefatte dove il suono della tromba si insinua elegantissima scivolando tra le morbide pieghe delle solenni e profonde stratificazioni sonore. La voce, novità di questo album, emerge sinistra sorprendendoci quasi di sorpresa alle spalle e nella traccia seguente, Private Hall, i nostri occhi hanno già deciso di socchiudersi per meglio farci apprezzare l’ambiente nel quale ci stiamo piano piano lasciando cadere.

Ed è una caduta lentissima, priva di gravità. Alba e tramonto si cedono vicendevolmente il passo. Adesso luce. Ora di nuovo oscura e profondissima notte.

Private Passage è un sospiro che si snoda tra antri nascosti e sinistre presenze mentre sulle note di Run! Come On! torna di nuovo la voce, graffiante e decisa. Intentando Alcanzar Un Futuro Mejor è un altro momento di grande solennità dentro al quale ci perdiamo di nuovo in completo silenzio. La notte non è più così oscura, un timido bagliore si manifesta dinanzi a noi, ma il viaggio non è ancora terminato e c’è tempo per venire scossi dalle rasoiate sonore di Fighting A Losing Battle e dalla voce cavernosa di Oppression. Dim Funeral March, pezzo con cui si conclude l’album, è a mio avviso il momento più alto del disco. 7 minuti e 20 secondi di melodia sospesa sopra una terra tornata ad essere vuota e desolata, perfetta per un camminare lento tra macerie lasciate al transitar del tempo.

Ultimo momento di riflessione di un album che purtroppo è già arrivato alla sua conclusione. Potrei ascoltarlo di nuovo, ma no, non lo farò e non perché non mi sia piaciuto, tutt’altro, bensì perché lo ritengo un disco di una tale densità emotiva che per apprezzarlo nella sua interezza è necessario dosarlo delicatamente volta per volta.

Un ascolto senza dubbio più complicato del disco precedente, ma anche segno evidente di una nuova e più ampia capacità compositiva del suo autore. Un ulteriore passo verso una maturità che sempre di più mi rende curioso per quello che a questo punto potrà essere il gradino successivo.

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