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Anna B Savage – in|FLUX

2023 - City Slang
songwriting sperimentale

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Tracklist

1. The Ghost
2. I Can Hear The Birds Now
3. Pavlov's Dog
4. Crown Shyness
5. Say My Name
6. In|Flux
7. Hungry
8. Feet Of Clay
9. Touch Me
10. The Orange


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L’abbiamo conosciuta nel 2021, quando con “A Common Turn” ha esplorato in lungo e in largo i sentieri della solitudine e della malinconia. A distanza di due anni, Anna B Savage torna e arricchisce il suo bagaglio emozionale e sentimentale con in|FLUX. Dentro, ad esempio, ci troviamo l’amore, al tempo stesso piacevole e doloroso, o l’esperienza terrena, fatta di connessioni e perdite. Ogni elemento insito nella natura umana ha diverse angolazioni, punti di vista e profondità peculiari.

Secondo Anna, è sbagliato porsi domande sul dispiegarsi dei propri pensieri e sentimenti più intimi: le domande presuppongono risposte, ma questa continua dicotomia distoglie dall’elemento più importante di tutti, vale a dire il flusso che essi generano. Un flusso di energia mentale altrimenti appiattito da risposte interiori, chiare e inconfutabili, nutrite dalla superficialità di una vita senza conflitti, ritratta ai giorni nostri attraverso la moderna oleografia generata dai social media.

Il primo passo per venire fuori da questo appiattimento è stato riconoscere che nell’esperienza umana la non linearità è un fattore intrinseco. L’essere umano si porta dietro valori e disvalori, come l’ipocrisia e la meschinità: anche questi fattori formano il tutto che ci circonda. In questo scenario, il precedente dualismo è una condizione peggiorativa. Di contro, la conoscenza del mondo circostante le ha imposto di fidarsi di se stessa, del suo istinto, elemento che con il tempo le ha permesso di incarnare le sue moltitudini.

Il cupo e soffuso inizio di The Ghost è scandito da un piano avvolgente e da un’incalzante drum line. È il perfetto preludio per la notturna I Can Hear The Birds Now, una sommessa confessione in voce e chitarra che ben si abbina alla successiva Pavlov’s Dog, dedicata all’esperimento del famoso scienziato russo che teorizzò il riflesso condizionato. Atmosfere che tendono maggiormente all’elettronica caratterizzano Crown Shyness, una parentesi chiusa con la chitarra acustica e i testi angosciati di Say My Name.

La title track torna su sonorità prepotentemente elettroniche, che ben si alternano alla minimale Hungry. Il gioco di contrapposizioni strutturali continua con la corposa Feet Of Clay, che narra di una contraddittoria relazione romantica, ma si chiude con la soffusa chiusura di un dittico scarno, ma molto intenso, composto da Touch Me e The Orange.

Anna ha parlato di in|FLUXcome un’esplorazione del recupero, un viaggio nella terapia. Ha passato un momento difficile, nel quale nemmeno la vicinanza e la stima di artisti come Jenny Hval e Father John Misty – con cui ha condiviso il palco – è servita a fornirle sufficiente autostima. La scrittura e la registrazione del disco, diversamente, si è rivelata l’unica cura efficace, in grado di restituirle fiducia e materiale su cui lavorare.

In fin dei conti Anna mette a segno un buon colpo, sia in termini di qualità che di comunicazione degli angoli più reconditi dei suoi stati d’animo. I tormenti vengono a galla in modo evocativo e incisivo, rendendo partecipe immersivamente l’ascoltatore di “in|FLUX”. Adesso però è tempo di salire sul palco, e non più a supporto di altri: è giunto il momento di uscire dalle quinte e portare in scena il flusso di energia che Anna si porta dentro.

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