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Il suono dell’esistenza: “Give Up” dei The Postal Service compie 20 anni

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Ci sono dischi che rimangono nella mente e nel cuore e che vengono rispettati perché fatti con attenzione, garbo ma soprattutto con accurata perizia nell’uso e nella scelta dei suoni. Sì, perché proprio i suoni sono la cosa più importante che caratterizza l’album di oggi e non solo. Il duo statunitense The Postal Service, composto da Ben Gibbard (dei Death Cab for Cutie) e James Tamborello (Figurine e Headset), non è entrato nelle music chart immediatamente, anzi ci è voluto un discreto lasso di tempo perché la loro proposta venisse compresa. Infatti, solo nel 2013 i The Postal Service ottengono il loro primo disco di platino. Ma non è sulle tempistiche che vale la pena disquisire, o perlomeno non si fa qui in questa rubrica, “Give Up” è un album che arriva lentamente ed è soltanto quando l’ascoltatore sarà pronto che busserà alla porta.

The Postal Service 2013 Band Photo

Solo col tempo “Give Up” si è insinuato su di me e probabilmente é successo lo stesso anche per molte persone. Lo dico perché quello che ricordo di più è che l’album è stato costruito in maniera un po’ strana. Io e James ci inviavamo cd di musica per posta, degli esempi su come l’album doveva suonare. Sembra bizzarro ma è così, e quello che ascolta il pubblico è soltanto pura creatività di una forte collaborazione. Non c’erano interferenze con l’etichetta, piani di marketing o nessuna grande aspettativa. Noi eravamo dei ragazzi che hanno deciso di scrivere canzoni mandandosi idee per posta perché hanno scavato apprezzato la visione dell’altro.

Ben Gibbard

Ed è proprio questa formula che rende “Give Up” il disco synth – pop che farà scuola alle due decadi successive degli anni 2000 forgiando il sound di molti altri progetti, una band su tutte, per esempio, i Beach House. Un nostalgico revival che al suo interno ha sonorità anche tipiche degli anni 80, ma il comune denominatore dell’album sicuramente è l’indie. Un altro punto a favore di “Give Up” è che i testi stanno a debita distanza con i pensieri e le tematiche più blasonate che il pubblico preferisce, ma si concentra sulla positività della vita. Il suo successo arriva dalla grande capacità di trasmettere emozioni forti e autentiche che sono in grado di rendere questo lavoro ancor di più magistrale, ricordiamo per esempio Nothing Better cantata dalla voce stupenda di Jenny Lewis. Il sampling dell’album accompagna tastiere e stratificazioni melodiche modulate in maniera da rendere la musica quasi ipnotica, ed è con la voce di Gibbard che il tutto si fa ancor di più rituale.

Per me tutti questi elementi musicali rappresentano una sorta di raduno di tutte le energie più disparate che hanno spinto l’album verso l’alto in questi vent’anni. Non vogliamo stare al centro dell’immagine, ma per vent’anni in molti hanno permesso che give up vivesse una vita in qualche modo nobile e questo poi si è tradotto col tempo in un album di platino.

Ben Gibbard

Dieci brani dal suono esistenzialista, sostenuto da una strumentazione che oscilla tra gelo digitale e sinfonie basate su campionamenti: il risultato è un disco con uno stato d’animo assolutamente avvolgente. A promuoverlo è stata la Sub Pop Records e, a detta del team tecnico della stessa etichetta, “Give Up” è stato l’album di maggior successo dai tempi di “Bleach” dei Nirvana.

Dieci anni dopo, in occasione del decennale, la band ha pubblicato una reissue dell’album con l’aggiunta di 15 tracce tra rarità e inediti la cui voce è solo di Jenny Lewis. Si esibiranno poi successivamente in diverse occasioni, tra cui il Primavera Sound Festival e il Sasquatch! Music Festival di Washington. Nell’agosto del 2013 invece la band comunicherà che quello di Lollapalooza sarà il loro ultimo concerto; mentre l’ultima canzone verrà suonata la mattina del 5 agosto seguente al Metro di Chicago.

Quella dei The Postal Service è una storia breve fatta solo ed esclusivamente di avventure e di successi, che in poco tempo si è dovuta piegare all’importanza e alla priorità dei progetti originali dei suoi membri, più forti del nascituro. “Give Up” resta un disco immortale, che ha ottenuto il giusto riconoscimento in termini di popolarità forse troppo tardi, ma che sa emozionare come pochi altri lavori. Se non avete ancora recuperato questa perla cogliete l’occasione offerta da questo ventesimo anniversario.

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