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The WAEVE – The WAEVE

2023 - Transgressive
art-rock

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Tracklist

1. Can I Call You
2. Kill Me Again
3. Over And Over
4. Sleepwalking
5. Drowning
6. Someone Up There
7. All Along
8. Undine
9. Alone And Free
10. You're All I Want To Know


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In The Waeve c’è un incontro, a tratti uno scontro, tra due anime che a volte si inseguono, in alcuni casi si intersecano e si legano, per poi allontanarsi all’improvviso. Questa è un po’ la sensazione principale che ho avuto ascoltando le tracce del nuovo interessante progetto e sodalizio, non solo musicale ma anche di vita, tra Graham Coxon, storico e talentuoso chitarrista dei Blur, e Rose Elinor Dougall ex The Pipettes, band della quale faceva parte verso la metà degli anni 00, artista che ha anche tre album solisti alle spalle passati un po’ sottotraccia dalle nostre parti.

I due polistrumentisti si incontrarono ad un concerto di beneficenza in un piccolo club di Camden nel 2020 e da quell’incontro fortuito nacque l’idea di lavorare insieme, che si tramutò poi in maniera realistica e naturale nella stesura di un album intero che si chiamerà con lo stesso nome dato alla loro liaison artistica, The WAEVE

Bisogna ascoltare la sorprendente traccia apripista Can I Call You per comprendere quanto detto in apertura; il brano è spaccato in due nel vero senso della parola, presenta una primissima parte aperta da calde note di pianoforte e dal sapore alternative folk con alla voce la sola Dougall ed una seconda invece più sostenuta che mischia kraut-rock e post-punk, retaggi musicali evidenti del chitarrista nerd ed occhialuto per eccellenza. Qui le due voci si sovrappongono e già compare una delle peculiarità di questo disco, e cioè l’utilizzo del sax, suonato sempre da Graham Coxon in più tracce, in modo differente a seconda dell’atmosfera del brano in questione. Sax più nervoso appunto, che compare subito anche nel brano successivo Kill Me Again, inizialmente caratterizzato da tratti darkwave e in cui il ritmo è scandito dapprima dal synth e poi da un basso pulsante che dà il là alla sovrapposizione delle due voci protagoniste che poi si alterneranno o collimeranno nuovamente all’interno della canzone.

Non in tutte le tracce è presente però una così netta differenziazione: in alcune i due si fondono artisticamente e si “coccolano” come nella jazzata e delicata Over And Over, con un certo bizzarro rimando a veri maestri e mostri sacri, nello specifico i Beatles mixati curiosamente con i King Crimson più orecchiabili e quasi “pop”, e con nel mezzo un breve assolo di chitarra alla David Gilmour; oppure ancora si lanciano in progressivi ma lenti crescendo emotivi mid-tempo dal retrogusto ottantiano, soprattutto per quanto riguarda i suoni, come nella malinconica ed emozionante Sleepwalking, cantata dalla sempre ottima Dougal. Nell’inquieta, noir, ma al tempo stesso sognante, cinematica e fatemi aggiungere davvero riuscita Drowning, i due sembrano inizialmente danzare sulle note di uno sghembo valzer moderno in chiave indie-rock con alla voce l’ex The Pipettes, finché dopo una parte centrale con gli archi in evidenza, incombe ancora una volta lo spettro dei King Crimson ed i due lasciano da parte le romanticherie a favore di un ritmo più irrequieto, incalzante e motorik in 4/4, vagamente alla Zombi (sì la band Relapse) e con alla voce invece Graham Coxon

In Someone Up There si riaffaccia prepotentemente l’anima post-punk di Graham Coxon e sembra di sentire i seminali Wire con quella punta di kraut che non guasta. Ma il fervore e l’urgenza vengono improvvisamente spazzati via dal folk drone mantra di All Along, vagamente orientaleggiante e spirituale, con l’utilizzo della cetra nella quale si cimenta il sempre curioso Coxon, e con la dolce voce suadente della Dougall sugli scudi. Da qui in poi i ritmi diventano meno sostenuti, più rarefatti e fumosi oltre che meno conflittuali ed articolati dal punto di vista della stesura e delle strutture.

Nei pezzi finali più “pop” si sente un’affinità in termini di sound soprattutto con i Mercury Rev più onirici, raffinati ed orchestrali (gli archi nel disco sono affidati all’Elysian Quartet); a tratti addirittura nelle parti jazz soffuse, si sentono echi dei Portishead virati verso il kraut di Third. Tutte queste influenze si sentono perfettamente nell’elegante Undine.
I primissimi secondi di Alone And Free sembrano un rimando, o magari un omaggio, a David Lynch ed Angelo Badalamenti con le storiche note, seppure un po’ sporcate, del tema principale di Twin Peaks. Assolo tipico “Coxoniano” e sax caldo e piacione contraddistinguono la conclusiva You’re All I Want To Know, traccia d’altri tempi che chiude questo variopinto e ricercato lavoro dove si può quindi evincere che la coesione stilistica non sia sicuramente il punto di forza ma che nonostante ciò funziona benissimo anche grazie alla qualità delle composizioni e alla grande sensibilità del duo, che forse ha voluto rappresentare in maniera metaforica ed ambiziosa attraverso la loro musica tutti i diversi umori e i colori, a volte contraddittori e conflittuali, di un rapporto tra due persone unite nello stesso scopo.

In un panorama indie-rock dove la parola indie può avere ancora un vero significato e dove oggi tutto o quanto meno la maggior parte delle proposte tende ad essere omologato, o quanto meno tendente a certi standard, i The Waeve con la loro originale, ricca ed articolata proposta musicale rappresentano una boccata d’aria fresca ed una piacevolissima sorpresa.

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