Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.
Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.
Se aprite la porta di questa casa sulla cui targhetta all’ingresso è stampato il nome Xylouris White troverete, seduti al tavolo, due personaggi intenti a sorseggiare il caffè. Uno si chiama Jim White, è australiano, e negli anni Novanta, assieme ad altri due signori, ha formato e fatto parte dei Dirty Three, l’altro è Giorgios Xylouris, nato ad Anogia, Creta e, negli stessi anni in cui White suonava con Warren Ellis, gettava le basi per una nuova musica della tradizione con il suo lauto, strumento tipico della sua isola. In cucina si nasconde un terzo figuro, altresì noto come Guy Picciotto. Se siete disattenti non vi ricorderete di come coi suoi Fugazi cambiò le regole dell’hardcore. Se siete attenti avete la bocca aperta. Ad aprile Drag City pubblicherà il loro nuovo album “The Forest In Me“. Il duo prende il concetto di world music e lo spezzetta per poi ricomporlo tramutato in altro, batteria, lauto, elettricità, deliri acustici e ritmici che lasciano di stucco. Basta ascoltare Latin White per capire che non siamo davanti a qualcosa di lineare.
Restiamo con i piedi in Australia, non più quella sognante dei Dirty Three, bensì quella da incubo dei LO!. Pelagic Records di solito ci vizia con rarefazioni e melodie sospese mentre pubblicando (ad aprile) “The Gleaners” ci farà entrare in un regno di terrore e rabbia. Sludge e metalcore che si fondono in uno solo essere bestiale. Lo sguardo spiritato del cantante Sam Dillon che vedete impresso nel video di Salting The Earth è perfetto per quel che esce dalla sua bocca: grida disastranti che infilzano chitarre imbrattate di fango, mentre la sezione ritmica distrugge tutto. È la brutalità poliziesca di una società feroce che accompagna le immagini, con un sol uomo a fronteggiare un idrante che lo spazza via. Come la musica dei LO! spazza via tutto in un turbine di violenza.
Introdotta da un riff che è pare estrapolato e tradotto in musica dalle immagini di “Grosso guaio a Chinatown” e retta su una linea vocale che lo ripropone Kvng Fvzz è in tutto e per tutto un gioiello (di giada verde) distorto garage delirio, allucinato e allucinante, sbilenco e possente, un drago pronto a sputare fuzz e wah dalle fauci al posto delle solite fiamme. Le “tre bufere” in questo caso sono i romani Fvzz Popvli che portano a noi la distorsione. “III“, il loro nuovo album, è in uscita a marzo per Retro Vox Records e già dalla splendida copertina promette non bene, di più.
Non sempre alla voce “chaotic hardcore” coincide un copiare pedissequo dei riff di Kurt Ballou, almeno non per quanto riguarda gli inglesi Death Goals. Nel primo estratto dal nuovo album “A Garden Of Dead Flowers” (marchiato Prosthetic Records e in uscita a maggio) intitolato Faux Macho a fare da padrone sono gang vocals, grida slabbrate che si spingono verso la disperazione, ritmi jumpy, chitarre più taglienti che laceranti, tagli che bruciano e il messaggio al falso machismo è più chiaro che mai. Un dito medio in faccia ai bigotti o, per meglio dire, al fascismo in un caleidoscopio di immagini e parole in una “euphoric community acceptance”. Dalle nostre parti questi messaggi non li lancia quasi più la controcultura, dall’altra parte della Manica evidentemente non è così. Prendiamo nota e impariamo la lezione.
Terzo duo sul menù. A differenza degli altri gli Squid Pisser per completare il piatto anzitutto si mascherano, celando così i volti ma non le identità. Tommy Meehan dei Deaf Club alle sei corde del delirio e Seth Carolina, pelli percosse senza pace proveniente dal rock tutto sudore e sangue degli immensi Starcrawler. Assodato questo c’è da chiedersi il risultato di questo incontro. Risposta semplice: caos e violenza senza controllo. Secondo ingrediente le voci che si avvicendano per completare i gustosi piatti. Una di queste è quella completamente dissociata di Nicky Calonne dei Nekrogoblicon, altri assurdi psicotici. Il risultato è The Everlasting Bloat, una valanga di mattonate mathcore lanciate alla velocità della luce giù da una montagna che sfrigola elettrica. Tutti gli altri che constano di membri di Melt-Banana, Starcrawler, The Locust, Tera Melos, Cancer Christ li troverete sull’album di debutto (previsto per aprile) “My Tadpole Legion“, giustamente mixato e masterizzato rispettivamente da Kurt “Converge” Ballou e Alan Douches e ovviamente pubblicato da Three One G.
Siamo certi che da queste parti nessuno di voi o quasi abbia mai sentito parlare degli Analstahl – avete capito bene, culi d’acciaio – band proveniente da Monaco e fondata negli anni 90 da tre scalatori – in Germania all’epoca pare fossero l’equivalente alpino degli skater – con il disprezzo per la vita e il gusto per il punk sporco, diretto e senza troppi giri pindarici. Tempi come quelli odierni richiedono semplicità e gli Analstahl, che negli anni hanno sopportato diversi cambi di formazione ma non hanno perso voglia e identità, sono pronti a pubblicare un nuovo album intitolato “Pillepalle Gemüsehalle“, in uscita a metà marzo su Gutfeeling Records e Broken Silence. Qui sotto c’è un estratto, si intitola Ich zünd mich an che significa Mi accendo. E noi con loro.
Interessante e suggestiva la proposta musicale di Maulén, al secolo Carlos Ibarra, artista cileno tra drone e post-rock che per il suo nuovo album “El miedo de amar pero igual lo hago“, in uscita ad aprile su Icons Creating Evil Art, ha scelto di collaborare con una moltitudine di artisti provenienti da tutto il mondo. Un primo estratto di questo lavoro, che tratta i tempi della perdita, dell’eredità e del senso (perduto) di appartenenza, è Rostro, un monolite di 9 minuti su cui la voce dell’artista persiano Behzad Barazandeh sembra declamare ogni passo di un lungo viaggio verso la propria interiorità.
Il prossimo 16 marzo Motorcity Produzioni pubblicherà una ristampa de “L’Appeso“, storico e indimenticato album dei Frammenti, una delle tante colonne portanti della scena hardcore torinese. Per l’occasione, la band ha pubblicato lo streaming di un brano inedito intitolato Per poi rinascere ancora, arricchito dalla partecipazione alla voce di Eugy dei concittadini Bull Brigade. Fa sempre piacere risentire certe sonorità, certe atmosfere, certe parole. Brancolavo nel buio alla ricerca di un senso / poi ti ho abbracciata a quel concerto / della rivoluzione nel cuore, fianco a fianco
Morire quel po’, per poi rinascere ancora.