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Francesco Bucci – Zobibor

2023 - Autoproduzione
sperimentale

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Tracklist

1. Il lento soffocare dei superstiti
2. Jokullstormur
3. La neve che scricchiola sotto i miei passi
4. La marcia dei soldatini
5. Stupido scemo
6. Now I Understand Why Chuck Schuldiner Called His Band Death
7. Il disperato cercarti nel fondo di un tuba


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Quando, nel lontano 2015, ho letto che esisteva una band che pretendeva di fare metal con il solo utilizzo di trombone, tromba e batteria, ho pensato alla solita dicotomia tra i matti e i visionari. Nel caso degli Ottone Pesante non era vera nessuna delle due, erano semplicemente dei mostri con i loro fiati, che magari non hanno (ancora) fatto scuola ma che hanno fornito significativi esempi di musica viscerale. Perché viscerale? Perché uno dei fondatori, Francesco Bucci, ha ammesso di aver fondato la band con l’esigenza di trovare un modo di suonare il suo trombone nel modo più estremo possibile, sia tecnicamente ma anche nel senso fisico del termine. 

L’anno scorso gli Ottone Pesante sono tornati con “…And The Black Bells Rang”, ma nel frattempo Bucci ha sentito la necessità di staccarsi dal progetto originario per comunicare qualcosa di suo. Le tante idee, sviluppate in solitaria durante il lock down, sono diventate brani, ma i giorni di sperimentazione in studio si sono trasformati di fatto in registrazioni: è piaciuta da subito l’idea di incidere i suoni di tuba e trombone in presa diretta, senza avvalersi di alcun aiuto in post-produzione. L’unico lusso elettrico, se così si può dire, è stato l’utilizzo di una particolare tecnica di microfonazione che consente di amplificare simultaneamente ogni suono, degli strumenti quanto della voce. 

Il risultato finale è “Zobibor”, che oltre a essere il prodotto di un’accurata ricerca musicale e creativa è anche urgenza comunicativa: da poco Francesco ha subìto un grave lutto perdendo il fratello, così le 7 tracce che compongono il disco diventano strumento di ricerca di un contatto con chi non c’è più e che conferisce significati diversi ai ricordi e agli oggetti. “Zobibor” è un viaggio cupo e profondo, che inizia con l’ossessivo incedere de Il lento soffocare dei superstiti. Alternanza tra una sequenza di note al trombone e un suono di voce che ne intercala i passaggi in Jokullstormur, alla quale segue – per chiudere il trittico di partenza – la tensione de La neve che scricchiola sotto i miei passi, la cui calma apparente viene interrotta dal ritmo cadenzato e regolare de La marcia dei soldatini.

Un momento molto interessante, scaturito soprattutto dall’inserimento della voce che scandisce i gorgheggi di trombone, è rappresentato da Stupido scemo. All’interno di un lavoro dedicato in qualche modo alla morte, Francesco sente il bisogno di rendere omaggio a una delle band che hanno ispirato il progetto Ottone Pesante: Now I Understand Why Chuck Schuldiner Called His Band Death è insieme titolo e citazione al leggendario frontman e unico componente fisso di una delle band più innovative di sempre nel panorama death metal, americano e internazionale. Il finale de Il disperato cercarti nel fondo di un tuba è un lungo addio, un saluto commosso mandato in cielo attraverso un canto etereo.

Di “Zobibor” stupisce innanzitutto la pienezza nell’ascolto: dato l’utilizzo di un trombone e una tuba, intervallati da delicati afflati vocali, il pronostico pendeva tutto verso un lavoro ambient di stampo minimale, e non ci sarebbe stato nulla di male. La corposità dei suoni è sorprendente, sembra davvero di sentire diversi strumenti o comunque un bel lavoro di sovraincisione. 

Dal punto di vista emotivo, Francesco sbanca mettendo al centro della scena se stesso e la sua voglia di comunicare: con i suoi strumenti, con il mondo, con l’aldilà e oltre, non importa. Ciò che davvero conta è un appiglio, un punto di contatto cercato attraverso il fiato, le mani che battono sugli strumenti, i cori che ne sottolineano i giri armonici. E’ un tentativo impossibile e disperato, questo Francesco lo sa e riesce a trasmetterlo. Ecco perché “Zobibor” è un disco riuscito: è il meraviglioso canto di un vinto. 

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