1. Cracker Island (feat. Thundercat)
2. Oil (feat. Stevie Nicks)
3. The Tired Influencer
4. Silent Running (feat. Adeleye Omotayo)
5. New Gold (feat. Bootie Brown & Tame Impala)
6. Baby Queen
7. Tarantula
8. Tormenta (feat. Bad Bunny)
9. Skinny Ape
10. Possession Island (feat. Beck)
La creatività di Damon Albarn è inarrestabile. Il suo talento è rimasto integro tanto da continuare a sfornare idee una dietro l’altra ed alcune si sono rivelate nel tempo davvero buone. È un artista eclettico, la sua fucina è colma di progetti variegati dai Gorillaz ai Blur, passando per i The Good, The Bad & The Queen e ancora i suoi album solisti tanto per citarne uno il toccante “The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows” pubblicato nel 2021.
Talvolta sono proprio le proposte più bizzarre e accattivanti a tornare in auge e infatti da qualche settimana non si parla d’altro che dei Gorillaz. La band ha pubblicato il 24 febbraio l’ottava fatica in studio intitolata “Cracker Island” a cura di Parlophone Records. Una delle carte vincenti di questo progetto è la parte visual – l’artista visivo Jamie Hewlett è il braccio destro del gruppo – ossia i personaggi dei cartoni animati che presumibilmente compongono la formazione dei Gorillaz.
“Nel gergo americano, un ‘cracker’ è una persona bianca pazza”, ha raccontato Albarn. “È un gergo dispregiativo. ‘Cracker Island’ è un posto dove tutti i tratti anglosassoni, che non vorrei incarnare io stesso, escono evidenti” ha concluso il cantante.
Dieci brani in totale e una ricca schiera di collaboratori tra cui anche Bad Bunny, Tame Impala, Stevie Nicks e Beck. È stata molto interessante la scelta del frontman di confrontarsi per questo nuovo lavoro con artisti disparati. È sicuramente una lezione di abilità ma anche di sensibilità considerando che è un disco in cui traboccano più sfumature. La squadra è sicuramente affiatata ma è ovvio che alcune parentesi funzionino più di altre. I featuring sono più deboli rispetto alle tracce sorrette dal nucleo centrale dei Gorillaz. Ci sono punti luminosi Silent Running e Skinny Ape sono tra le migliori canzoni che Albarn abbia scritto nell’ultimo decennio. Baby Queen e The Tired Influencer offrono due esempi di melodie malinconiche ma riescono a convincere del tutto? Per non parlare dei pezzi Tormenta e Tarantula che risultano piacevoli ma anche facilmente dimenticabili.
Albarn è riuscito, durante questo percorso, a persuadere grandi star facendo eseguire loro ordini precisi e questo percorso ha condotto ad un album pop valido in cui però alcuni passaggi fanno storcere un po’ il naso. Tirando le somme è sicuramente un’opera discografica snella, intrigante e perché no anche un po’ ambiziosa.
D’altronde il leader dei Blur, oltre ad essere un autore coi fiocchi, è quel tipo di artista capace di attraversare i decenni mantenendo sempre una qualità musicale elevata unita ad una buona dose di curiosità e una passione per la musica che non ha confini.