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FermoImmagine – Io Volai

2023 - Autoproduzione
synth pop / electrowave

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Tracklist

1. Verso casa
2. Nella stasi
3. La speranza
4. Il profumo dei tigli
5. Frontiere distratte
6. Cantico
7. Ti racconterò
8. La nevicata del 12
9. Ti racconterò…ancora
10. Come ogni volta


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Sonorità electro-minimal-wave, interventi chitarristici, testi intimisti per atmosfere in bilico tra passato e contemporaneità: questo, in sintesi,“Io volai”, il terzo album dei FermoImmagine, duo composto da Luigi Maresca e Mirko Ravaioli, in attività dal 2005. Le dieci tracce che compongono il disco – nove inediti più la cover di un brano dei La Crus, Come ogni volta – sono una sorta di percorso interiore, di racconto dell’anima tra ricordi giovanili, riflessioni sul quotidiano, incontri e scontri con le contrarietà della vita scanditi dall’alternarsi di solstizi ed equinozi.

La gestazione del full length è stata impegnativa: il pezzo che lo apre, Verso casa, è stato infatti scritto nel 2018, mentre le altre canzoni sono state composte molto lentamente: “un lavoro estremamente personale ed autobiografico e per questo, in alcuni passaggi, molto doloroso” lo ha definito lo stesso Maresca. Si tratta, al tempo stesso, di un’opera corale: numerosi, infatti, sono gli ospiti sia sotto l’aspetto compositivo – due dei testi, infatti, sono firmati da amici e collaboratori – che a livello interpretativo ed esecutivo.

L’opener narra di un lungo viaggio in auto, metafora del ritrovare se stessi: “ogni giorno torno verso casa, verso me stesso, e mi ritrovo sempre…” L’ascolto prosegue con Nella stasi, primo singolo estratto dall’album, che vuole descrivere un’empasse creativa e il suo dissolversi nel libero fluire di nuove idee, tra ritmiche pulsanti come il battito di un cuore ansioso e voci quasi ipnotiche (quelle degli amici Lara Tanda e Massimo Canu dei Delenda Noia). Un’estate trascorsa tra dolore e sofferenza, autentici pesi che si alleggeriscono solo con il volgere delle stagioni, è poi raccontata ne La speranza, caratterizzata da un’intro di piano e batteria che traghetta pian piano l’ascoltatore verso un auspicato cambiamento, “nuovi orizzonti ed altre possibilità”. Altrettanto intima e legata agli affetti più cari dell’autore è Ti racconterò, dedicata alla figlia di Maresca stesso e proposta anche in una versione strumentale per sola chitarra classica. Il pensiero, poi, si rivolge all’indietro, recuperando momenti lontani nel tempo, come quello de La nevicata del 12, uno degli episodi migliori dell’album, in cui una copiosa coltre bianca modifica paesaggi e stati d’animo, e si spinge ancora più in là, fino all’adolescenza, quando ci si sentiva eterni ed imbattibili (Il profumo dei tigli). La sensazione di libertà assoluta offerta dai mesi estivi rievocata con nostalgia in questo brano scompare di colpo con l’arrivo dell’autunno: “Ritornavo in gabbia, ripiombavo a terra chiudendo le ali”.

Non firmate da Maresca sono invece le liriche dei rimanenti tre brani. In particolare, Frontiere distratte è stato scritto dall’amico Roberto Laghi e narra di un lungo itinerario in bicicletta che parte dai Balcani e attraversa Grecia, Turchia, Caucaso, Iran, Asia Centrale fino alla Cina, una sorta di diario che tratteggia percorsi in cui i confini non esistono, si confondono, sfumano. Il pezzo si colloca a metà della tracklist, come a voler rappresentare un punto di vista diverso, un’inversione di tendenza, un tentativo di rivolgere lo sguardo verso il mondo esterno ed immensi territori da esplorare su due ruote. Il disco si chiude con la già citata Come ogni volta, che rende omaggio alla band di Mauro Ermanno Giovanardi in una rilettura suggestiva e nel complesso in sintonia con l’originale. “Sei l’inverno in fondo al cuore, sei l’estate che non c’è”: in questi versi, che ancora una volta evocano la successione delle stagioni, sembra quasi essere racchiusa l’essenza del disco, caratterizzato da atmosfere per lo più invernali, algide, rarefatte che rimandano agli anni Ottanta, alla new wave italiana di quel periodo e in particolare ai primi Diaframma, a tratti anche nei testi (“la Siberia fisica e mentale”), anche se il lirismo e la narrazione prevalgono sul simbolismo. La vocalità e l’espressività di Maresca appaiono al meglio proprio quando si addentrano lungo meandri oscuri, notturni, illuminati dalla pallida luce lunare o dai riflessi sulla neve.

“Io volai” è un disco intimo, che nasce da un’urgenza interiore, da ascoltare preferibilmente al buio, ad occhi chiusi, per lasciarsi trasportare in una dimensione altra, quasi onirica.

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