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Zulu – A New Tomorrow

2023 - Flatspot Records
black powerviolence

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Tracklist

1. Africa
2. For Sista Humphrey
3. Our Day Is Now
4. Music To Driveway
5. Where I’m From (featt. Pierce Jordan & Obioma Ugonna)
6. Fakin’ Tha Funk (You Get Did)
7. Shine Eternally
8. Must I Only Share My Pain
9. Lyfe Az A Shorty Shun B So Ruff
10. From Tha Gods To Earth
11. Créme de Cassis By Alesia Miller & Previous Tucker
12. We’re More Than This
13. 52 Fatal Strikes (featt. Paris Roberts)
14. Divine Intervention
15. Who Jah Bless No One Curse


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Se pensavate che in musica le tematiche legate alla blackness fossero appannaggio di rap, r’n’b e derivati tutti, con gli Zulu avrete di che ricredervi. Il quintetto di Los Angeles si aggancia a piena velocità alla scia tracciata da acts del calibro di Soul Glo, Code Orange, The Armed e Drug Church e allarga i confini di questo hardcore del nuovo millennio mischiandolo con la rivendicazione forte e orgogliosa delle proprie radici black.

A New Tomorrow“, e chissà che non sia solo un auspicio, suona come un mixtape in cui si alternano sfuriate powerviolence, hc e punk-rock, calci e swing di ogni tipo ed intrusioni di reggae, soul, funk e hip-hop. La missione degli Zulu è chiara: trasportare la musica nera e i suoi innumerevoli stili nel mondo hardcore, per far sì che il nichilismo tipico del genere possa trasformarsi invece in un’onda colorata di liberazione e speranza. Non solo dunque “A New Tomorrow” è un disco hardcore di fattura pregevole e variegata, sulle cui parti più furiose non c’è davvero nulla da eccepire, ma è un vero e proprio manifesto rivoluzionario, che prosegue nel tracciato già segnato da The Armed, ho99o9 e proprio dai Soul Glo con il loro clamoroso “Diaspora Problem” dello scorso anno (non a caso Pierce Jordan del combo di Filadelfia fa capolino nell’incendiaria Where I’m From), ma facendolo pienamente proprio. Nel suo continuo cambiare faccia, tra le diverse tracce e perfino all’interno delle stesse, c’è tutta la complessità della vita di chi non è dalla parte più fortunata della storia.

Quello che fa degli Zulu qualcosa di realmente nuovo in un panorama che si fa finalmente più ribollente che mai è che il loro intento non è solo rapportarsi con rabbia alla realtà, la loro sfida è piuttosto quella di celebrare con orgoglio l’infinita creatività black nel recinto di sonorità fin qui quasi inedite, ma che sono di certo le più adatte per portare avanti questo tipo di rivendicazioni, a differenza di quelle più tradizionali, ormai appiattitesi e svilitesi sui gusti bianchi. In questo senso, suona quanto mai esplicativa una domanda, Must I Only Share My Pain?, recitata da un groviglio di voci nell’omonimo interludio posto perfettamente a metà del disco, incastonato tra il metalcore di Lyfe Az A Shorty Shun B So Ruff e il funk rilassato di Shine Eternaly, due esempi tra i tanti (non possono mancare l’hip-hop di We’re More Than This o il reggae nella conclusiva Who Jah Bless No One Curse) di quanto i nostri riescano continuamente a uscire dai margini dei generi per poi rientrare sempre dalla porta principale con un approccio olistico figlio dei tempi.

A New Tomorrow” è un disco audace e coraggioso, espressione di un sentimento comunitario e solidale che si alza ora fortissimo in un mondo in cui everyone wants to be black, but nobody really wants to be black. Insomma, Soul Glo, The Armed e Ho99o9 hanno seminato, gli Zulu ne hanno raccolto i frutti e li hanno condensati in un’opera dal potere simbolico tanto forte quanto essenziale. Forse è presto per parlare di un vero e proprio movimento, ma è indubbio che da queste parti, quelle dei suoni con cui storicamente si è fatta la rivoluzione, qualcosa di grosso si sta muovendo.

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