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Kaze & Ikue Mori – Crustal Movement

2023 - Circum / Libra
avant free jazz

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Tracklist

1. Masoandro Mitsoka

2. Motion Dynamics

3. Rolle Cake

4. Shifting Blocks

5. No Twist

6. Crustal Movement


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Il curriculum artistico di Ikue Mori parla per lei: approdata a New York City nell’Anno Zero del Punk (1977) e subito assorbita dalla crescente scena artistica che il punk lo stava già prendendo a calci sui denti entra subito nel vivo del gioco e con Arto Lindsay e Tim Wright dà vita ai DNA e, da questo punto di vista, il resto è storia antagonista. Non da meno la sua pluridecennale collaborazione con John Zorn più svariate altre con Kim Gordon, Ken Vandermark, Bill Laswell, Fred Frith, Marc Ribot e, ovviamente, Mike Patton. Insomma, tutto quell’universo che ha fatto (e fa ancora) ribollire la Grande Mela sotto le luci della gentrificazione crescente.

Non è da meno la pianista Satoko Fujii, un’istituzione jazzistica di un’altra megalopoli al pari di NYC, ovvero la natia Tokyo, ma che al pari di Mori si è ritrovata fianco a fianco con una quantità assurda di musicisti, sia conterranei che d’oltreoceano come Wadada Leo Smith e Jim O’Rourke che assieme al marito e trombettista Natsuki Tamura, il batterista Peter Orins e l’altro trombettista Christian Pruvost (entrambi francesi approdati dalle nostre parti su un disco dei Maisie) hanno dato vita al quartetto Kaze, testa d’ariete del free jazz di base nipponica con all’attivo quattro album fulminanti.

La cinquina unita si è già palesata al mondo nell’infame anno 2020 con un primo lavoro collaborativo intitolato “Sand Storm” e tre anni più tardi tornano con “Crustal Movement”, che più o meno in italiano suona come “movimento della crosta terrestre”. Come suoni il disco è tutt’altra cosa, benché molto vicina a quello che il titolo promette. Anzitutto il metodo compositivo; non è anomalo, nello strano mondo che è quello dell’ultimo movimento realmente artistico vivente (si parla di jazz d’avanguardia, va da sé), che i musicisti si approccino alla scrittura, qualora ci fosse qualcosa di scritto, in modo originale. In questo caso specifico gli strati sono molti: l’ensemble al completo compila una sorta di progetto iniziale con indicazioni specifiche di come suonare e cosa. In secondo luogo vengono registrate alcune parti, performate in file audio in un concerto in cui Mori, Tamura e Fujii non sono presenti ma Orins e Pruvost quel palco lo fanno loro dando vita ad un’ulteriore strato sonoro, improvvisazione virtuale all’ennesima potenza.

Da qui la strada si fa tortuosa e alienante poiché nei brani fa da base ogni sorta di terreno, chiaramente fertile per la disgregazione sonora. Le parti elettroniche di Mori si infiltrano, glitchando a tutto spiano, spezzettando e graffiando le partiture melodiche che non di rado sfociano in attacchi hard bop, con le trombe a rincorrersi a perdifiato nel nulla assoluto (Rolle Cake), presto raggiunte da oscure cascate di piano. Proprio lo strumento dietro cui siede Fujii regala emozioni sfaccettate, capace com’è di lambirsi della coperta del suono ora dolce e rarefatto e delicato (Masoandro Mitsoka) ora infestante e pestone, a braccetto con percussioni liquidamente plastiche lanciate in una stanza a rotta di collo di e fiati taglienti al limite del jazzcore (Shifting Blocks) interrotti da silenzi lynchiani, nel puro senso estetico e di terrore latente (No Twist).

L’avrete capito, “Crustal Movement” è un altro di quei dischi cui approcciarsi non è affatto semplice e per farlo è necessario essere in un mood non poco scombinato.

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