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“This Year’s Model”: il cantautorato eclettico e voyeuristico di Elvis Costello

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This Year’s Model”, il secondo album della carriera di Elvis Costello, fu pubblicato il 17 marzo 1978. Si tratta di un disco feroce – come la maggior parte dei dischi punk emersi in quel particolare momento storico –, brillante (in sintonia con certe produzioni pop del periodo) e, inserendosi nella scia tracciata dalle penne dei grandi cantautori americani, cinico.

Si percepisce chiaramente che Costello aveva ancora diversi conti in sospeso dopo il suo esordio musicale (“My Aim is True” del 1977).  Sia con se stesso, che con la società in cui viveva. E da questa tensione si innescarono quelle scintille impazzite che sono i brani di “This Year’s Model”, i quali, ascoltati in fila dal primo all’ultimo, danno l’impressione di essere dei fuochi d’artificio scoppiati dentro un capannone.

I testi rendono le canzoni ancora più pirotecniche e ruotano prevalentemente intorno a due temi: relazioni fallimentari, tecnologie per il controllo di massa. E la copertina dell’album si collega al modo in cui Elvis Costello scelse di raccontare tali argomenti; essa, infatti, mostra il cantautore inglese dietro una macchina fotografica, sottolineando il suo ruolo di osservatore, di voyeur, nel senso di un personaggio dissociato dalla realtà, realtà che non può vivere ma solo contemplare. A rendere uniche queste narrazioni così distaccate e attente si deve registrare la notevole capacità metaforica di Declan Patrick MacManus, il nome di battesimo del musicista  britannico. Una capacità degna del miglior Bob Dylan; anche se, le preoccupazioni del Costello di “This Year’s Model” sono più carnali a differenza di Dylan, o per lo meno tali da trasportare le proprie metafore nell’originale territorio di un’ossessività voyeuristica.

Credit: Richard McCaffrey/Michael Ochs Archive/Getty Images

Se all’inizio del 1977 Costello si era circondato di musicisti tendenzialmente soft per incidere le tracce di “My Aim is True”, dopo qualche settimana si rese conto che la musica doveva cambiare. E cambiò, letteralmente. Volendo un sound più caratteristico e al passo con i tempi, che quindi fosse nitido e duro, decise di assemblare una band che potesse diventare parte integrante del suo progetto cantautoriale, un gruppo che contribuisse a definire le sonorità da associare alle sue parole. Il primo musicista ingaggiato fu Pete Thomas, ex batterista dei Chilli Willi e dei Red Hot Peppers; il secondo fu Bruce Thomas, un bassista (senza nessun legame di parentela con Pete) con diverse esperienze in contesti folk-rock; last but not least, il tastierista Steve Nieve, che aveva studiato al Royal College of Music. Con Costello alla chitarra e alla voce, lui e la band, la cui unione prese forma sotto il nome di Elvis Costello & The Attractions, debuttarono dal vivo nell’estate del 1977.

Durante una pausa dall’attività concertistica, alla fine del ‘77 iniziarono le registrazioni di “This Year’s Model”. Dato che la maggior parte delle canzoni dell’album erano già state scritte da Costello, i brani entrarono subito nelle scalette dei concerti con i The Attractions; di conseguenza, la band fu in grado di completare le registrazioni in presa diretta, senza la necessità  di molte sovraincisioni. A tal proposito, nel suo libro del 2004 (Complicated Shadows: The Life and Music of Elvis Costello) Graeme Thomson riporta una dichiarazione di Bruce Thomas: «Abbiamo registrato le migliori tracce dell’album – Pump It Up(I Don’t Want to Go) Chelsea – in un pomeriggio. Era come il mondo Motown: entravamo in studio, suonavamo, e il pezzo era concluso».

This Year’s Model” strizza l’occhiolino al power pop (la prima canzone del disco, No Action, e il ritornello di Hand in Hand lo mettono subito in chiaro), ha memoria del beat anni Sessanta (You Belong to Me, la suddetta Pump It Up, per non parlare della cavalcata intitolata Lipstick Vogue), riesce ad aprirsi a certe vibes rocksteady (uno dei singoli del disco, (I Don’t Want to Go to) Chelsea, la cui introduzione vuole essere un graditissimo omaggio al Mitch Mitchell di Fire), dando vita ad un mix di suoni che lo rendono contagioso, trascinante, e a suo modo memorabile. 

Perché, forse, per rendere grande un cantautore potrebbe essere sufficiente un’originale dose di  eclettismo musicale. Ma per renderlo memorabile i suoi testi devono essere ostinatamente letterari, in grado cioè di trasfigurare la realtà osservata attraverso versi che siano iconici, come accade in diverse canzoni di “This Year’s Model”.

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