1. GOOD LUCK
2. SO HARD TO TELL
3. I GOT IT
4. HOT LOVE
5. HEARTBREAKERRR
6. WHAT A MAN
7. SAFE
8. LET U DOWN
9. PLUTO BABY
10. WAKE UP
Quando hai passato “una vita” tra un rave e l’altro, facendo tappa in centri sociali e cantine fetide, tutti equamente scossi da vibrazioni di cassa e bassi roboeanti si sente. Entra nel tuo sistema operativo e ti trasforma e finisce per influenzare ciò che sei e che fai. È un filtro, o forse di più.
La stessa cosa è accaduta a Debby Friday, che di sé dice: “Ero come un piccolo topo da club”. Curiosità e necessità di fuggire da una vita tra le mura domestiche che la stava consumando, nata in Nigeria ed emigrata in Canada, mondi che si scontrano e incontrano giusto per cercarne uno nuovo, più sintetico e scintillante. Friday vivrebbe benissimo nell’idea di Afrofuturismo di Kodwo Eshun, incarnandone tante delle caratteristiche intrinseche e percorso, un intricato sistema di pulsazioni gelide dal cuore caldo e umano che guarda al domani con lo sguardo rivolto all’atemporalità delle t.a.z., certo, ma con intenti spesso più intimi che sociali. Solo che le due cose spesso vanno a fondersi inevitabilmente. Basta leggere il suo blog per rendersene conto, ché la blogosfera, come l’avremmo chiamata un tempo, è ancora un mondo in cui riversare il proprio essere (sono in tanti a farlo ancora, non ultimo Eugene Robinson) a latere della musica che si crea e in cui ci si racconta.
Sulla strada che l’ha portata da “topo da club” a DJ e infine a firmare un contratto per Sub Pop, Friday ha avuto modo di raccogliere tutti gli strumenti che le hanno permesso di ordire “GOOD LUCK”, un golem elettronico co-prodotto da Graham Shaw, più spesso impegnato con altre situazioni proprio dell’etichetta, diametralmente opposte come i Metz, che qui trova un terreno diverso in cui cimentare le proprie abilita al mixer. La mente di Friday, se leggete il blog e ascoltate l’album in parallelo, vi si dispiegherà in modo tutto tranne che semplice, è un labirinto pazzesco da cui uscire (o anche entrare) è difficile e la miscela risultante dall’unione di spirito e macchina danno un effetto ancor più straniante, ennesima dimostrazione di come lo spirito electro, anche con influenze club, di certo non è easy listening.
In “GOOD LUCK” sono ben poche le flessioni pop, forse la sola SO HARD TO TELL, che pare più un fiore circondato da spaventosi monoliti. Sensazioni aggro a cassa dritta che sfondano il muro del techno-suono dal battito estremamente accelerato, adrenalina piantata come un paletto nel cuore come I GOT IT, con il video a mostrare il lato party scontrarsi con mostri senza volto, come spettri arrivati da chissà dove, demolita da battiti feroci, veloce quanto la voluttuosa HOT LOVE. La title track e SAFE atterrano come gelide astronavi industrial, cariche ora di presagi infausti, sboccata e maligna, ora di lente e voluminose spire, una montagna di piombo fuso.
Sensualità e sessualità si fondono in abbracci lascivi nelle sbilenche HEARTBREAKERRR e PLUTO BABY, la prima talmente sinuosa da sentirsela strisciare sulla pelle, la seconda piallata da spaventosi spettri dub. Si stacca da terra l’electro rock ancor più sporco di WHAT A MAN (inutile nascondere l’influenza closer-reznoriana che si sente di riflesso sulla drum machine) e la concupiscente LET U DOWN, allargando lo spettro di diverse spanne.
Il consiglio, ai fruitori del catalogo Sub Pop di lungo corso, è quello di aprire al massimo la mente perché la proposta di Debby Friday è il cuneo della solitudine che tiene aperta la porta di una discoteca fantasma in mezzo al nulla più totale. Musica per stanze buie e sudate, tra cuori devastati e fluidi corporei che gocciolano sulla pelle. Altro campionato. Era ora.