Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

The Turin Horse – Unsavory Impurities

2023 - Reptilian Records / Invisible Order Records
noise rock / sperimentale / sludge / harsh noise

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. The Maxiumum Effort For The Minimum Result
2. Sixty Millions Blues
3. The Regret Song
4. Blissed Out
5. Necessary Pain
6. Birds Sing a Death Song
7. The Light That Failed
8. Where the Seeds Can't Take Root
9. Hybris
10. Tear Off The Stitches


Web

Sito Ufficiale
Facebook

A dar retta a Nietzsche Torino, in fatto di musica, era (è) una città decisamente affidabile. Non mi sono mai sentito di contraddire un uomo ad un passo dal tracollo mentale, men che meno quell’uomo, quello dell’Oltreuomo, quello che si dice scaturire del tutto la follia nella violenza perpetrata ai danni di un cavallo. The Turin Horse nasce proprio nel capoluogo piemontese, facendo convergere le strade di Enrico Tauraso e Alain Lapaglia, i cui cammini hanno dato vita a Dead Elephant (non mi separerò mai da “Lowest Shared Descent”, mai) da una parte e Morkobot dall’altra. Di follia ce n’è quanta ne volete già lì e se alla ricetta si aggiunge Alessandro Cartolari degli Anatrofobia? Meglio ancora.

Già altrove protagonisti di un mondo antagonista, i Nostri scelgono di non tradire quella voglia di mettere a disagio l’ascoltatore, ormai qualità rara. Se mentre ascoltate il loro debutto sulla lunga distanza sentite in gola il sapore di ferro e disperazione non siete preda di allucinazioni derivate da malanni o sostanze (magari anche, che ne so di cosa fate voi mentre ascoltate un disco, scellerati), bensì è l’effetto derivato da un debilitante e sconsiderato abuso del rumore in tutte le sue sfaccettature.

Vibrazioni telluriche, tremore di ossa, assalto a chitarre spianate, chitarre che trapano la carne a fondo, sezioni ritmiche inferocite. Il noise rock piegato ai voleri di una volontà libera, tempi squilibrati e tonnellate di suono urbano, insano, la non-vita che si insinua nelle crepe di un muro elettrico pericoloso da attraversare senza i dovuti accorgimenti. Enrico grida senza posa, la voce, che pare sepolta sotto detriti caduti dal cielo, finisce per perforarli e diventare un oggetto contundente, colpisce e poi lascia spazio a melodie acri e violente, lascia sanguinare e poi rientra.

Gozzovigliano al tavolo dell’elettronica marcescente, un altro strato di rumore acido a sommarsi al già terrificante carico di malessere passando una mano di ambient sul muro che trasuda sudore e sangue. Il sassofono, quando arriva, sembra partire dal sottosuolo per risalire la china facendo terra bruciata durante il passaggio, dà man forte agli attacchi a sei corde per poi prendere strade ancor più tortuose e intricate impazzendo per perdersi nell’aria e non tornare più indietro, non prima di aver dipinto arabeschi, fiato su tela.

Che suono emette una calamità? Una buona risposta è “Unsavory Impurities”.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni