Side 1: The Edge
1. One
2. Where The Streets Have No Name
3. Stories For Boys
4. 11 O’Clock Tick Tock
5. Out Of Control
6. Beautiful Day
7. Bad
8. Every Breaking Wave
9. Walk On (Ukraine)
10. Pride (In The Name Of Love)
Side 2: Larry
1. Who’s Gonna Ride Your Wild Horses
2. Get Out Of Your Own Way
3. Stuck In A Moment You Can’t Get Out Of
4. Red Hill Mining Town
5. Ordinary Love
6. Sometimes You Can’t Make It On Your Own
7. Invisible
8. Dirty Day
9. The Miracle Of Joey Ramone
10. City Of Blinding Lights
Side 3: Adam
1. Vertigo
2. I Still Haven’t Found What I’m Looking For
3. Electrical Storm
4. The Fly
5. If God Will Send His Angels
6. Desire
7. Until The End Of The World
8. Song For Someone
9. All I Want Is You
10. Peace On Earth
Side 4: Bono
1. With Or Without You
2. Stay
3. Sunday Bloody Sunday
4. Lights Of Home
5. Cedarwood Road
6. I Will Follow
7. Two Hearts Beat As One
8. Miracle Drug
9. The Little Things That Give You Away
10. 40
Sono passati solo quattro anni, o già quattro anni, da quando gli U2 non presentavano qualcosa di loro, di nuovo. E infatti niente di nuovo è stato presentato, qualcosa di loro sicuramente sì, ma in una versione che però ci lascia una domanda: era necessario?
Quando parliamo degli U2 non parliamo di una band tra le tante, ma parliamo della band che si muove tra i palcoscenici del mondo da appena 47 anni e tutto è iniziato come nelle più classiche delle situazioni, un annuncio in bacheca della Mount Temple School di Dublino, e poi la storia. I protagonisti sono Larry Mullen, batterista, Adam Clayton, David Howell Evans e Paul Hewson. Gli ultimi due forse sono meglio conosciuti con i loro nomi d’arte The Edge e Bono Vox. Questo longevo quartetto irlandese venerdì 17 marzo ha pubblicato il loro greatest hits “Songs Of Surrender” non uno, ma ben quattro album ognuno dei quali porta il nome di un componente della band, una raccolta più intima, spogliata completamente dal suono che i dubliners avevano dato alle versioni originali di brani iconici.
Quando si decide di metter su una raccolta, la sensazione è che quella band voglia individuare un punto di arrivo, segnare un po’ il percorso fatto attraverso le tappe principali che lo hanno caratterizzato. In questo caso l’imbarazzo della scelta è stato ampiamente superato scegliendo ben 40 brani dal passato che, per quanto siano degli U2, rimangono pur sempre 40 brani arrangiati in acustico, puliti da ogni nota distintiva con cui sono stati creati, non è difficile intuire che a tratti questi quattro album risultano un po’ complessi da ascoltare. Il bello però è che l’obiettivo della band irlandese era proprio quello spogliare il loro passato per renderlo meno etichettabile, probabilmente ci sono riusciti perché l’ascolto di questa raccolta restituisce proprio questo, brani puliti lontani dai suoni a cui ci hanno abituato, certamente con grande dimostrazione del fatto che se dopo 47 anni di onorato servizio, The Edge decide di arrangiare Vertigo in versione minimal lo fa comunque bene e ce le suona, ma del resto qui nessuno aveva dubbi di questa loro abilità. Nonostante questo “saperlo fare bene”, rimane il senso di qualcosa di incompiuto, perché in realtà le versioni originali sembravano fatte e finite, perfette così, il classico “buona la prima”, come ad esempio per Walk on.
Il primo brano di questa raccolta è One mentre l’ultimo è 40 non una coincidenza chiaramente, ma l’azzardo più grande è stato iniziare questa raccolta con un brano iconico che tutti abbiamo ascoltato, amato e cantato almeno una volta nella vita, e lo abbiamo fatto proprio perché con quella estetica sonora. L’urgenza e la necessita di pulire qualcosa dagli eccessi non sempre poi ha come risultato qualcosa di migliore, alle volte sembra, e in questo caso non da meno, più una forzatura verso qualcosa che oggi è sempre più presente, il semplice, l’esteticamente lineare. Una tendenza al non lasciarsi andare, a non eccedere, come qualcosa che non sia più consentito fare, un ripudio al godersela per bene sta vita, fatta di tutto ma anche e soprattutto di musica che te le riempie quelle vene. Sì, perché la musica quello è, lo strumento che ti permette di lasciarti andare, quel fattore comune che emoziona un adolescente al suo primo concerto e un affezionato davanti un 33 giri che va sul suo giradischi, la musica ti permette di eccedere nei sogni e non è cosa di poco conto.
Per ascoltare questa raccolta lo sforzo maggiore da fare è quello di dimenticare come quei brani sono stati creati, come li abbiamo ascoltati la prima volta in radio e dal vivo, fatta eccezione per alcuni già precedentemente arrangiati in chiave acustica Sunday Bloody Sunday, una tra tutte, e del perché ce ne siamo innamorati. Ad ascoltare Beautiful Day aspettando da un momento all’altro quella botta di energia che parte dal titolo e finisce nell’ultimo accordo si rimane delusi, perché sei lì che spingi sulla sedia in attesa di quell’accordo che poi davvero ti rende quel giorno un bellissimo giorno.
Il colpo basso arriva proprio su alcuni brani come City Of Blinding Lights, Where The Streets Have No Name perché, anche se in questi arrangiamenti non si intravedono margini di errore e c’è continuità tra i brani, nessuno ti porta realmente altrove, non te la danno la sensazione di essere per tre minuti e venti fuori dal tuo mondo, e di sicuro agli U2 una delle doti, tra le tante, che bisogna riconoscere è proprio quella di saperti portare altrove. Il gancio sinistro che mi ha messa al tappeto è stato l’ascolto di Pride, di cui ricordo ancora le emozioni che ho provato all’Olimpico durante il concerto del “The Joshua Tree Tour” nel 2017, ma che dopo questo arrangiamento mi sono chiesta se non fosse la versione free copyright di una cover band.
“Songs Of Surrenders” sigilla due cose, la longevità e la compattezza di una delle band che è tra le colonne portanti del rock, ma non rende giustizia alla capacità innata degli U2 di creare bellezza con la musica. Ascolteremo ancora With Or Without You dopo una delusione d’amore, la canteremo dalle auto in coda di rientro da una giornata di mare, lo faremo sempre, purché sia nella sua versione originale, quella che ti prende a schiaffi il cuore.