Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Unknown Mortal Orchestra – V

2023 - Jagjaguwar
soft rock / alt-pop / psichedelia

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. The Garden
2. Guilty Pleasures
3. Meshuggah
4. The Widow
5. In The Rear View
6. That Life
7. Layla
8. Shin Ramyum
9. Weekend Run
10. The Beach
11. Nadja
12. Keaukaha
13. I Killed Captain Cook
14. Drag


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Devo essere sincero, dall’alto della mia conoscenza musicale o presunta tale, non avevo mai sentito parlare degli Unknown Mortal Orchestra che solo ora scopro giungono con questo lavoro al quinto parto (eloquente il titolo) niente di meno che per la Jagjaguwar (Black Mountain, Angel Olsen, Bon Iver, Preoccupations, Oneida e tanti altri bei nomi).

Mosso quindi dalla fiducia che ripongo nella suddetta etichetta decido di dare una chance e calarmi in questo lavoro, che già dalla bellissima copertina mi fa ben sperare: appena premuto il tasto play vengo avvolto da questo strano ma riuscito mix di atmosfere seventies un po’ lo-fi, pop leggero e rock solare (anche se venato da una coltre malinconica ben presente ma non invadente), psichedelia, accenni jazz, clima quasi tropicale, strutture funky mischiate ad altre quasi prog e molto atipiche, tutto sorretto da una forma canzone classica che rende il tutto molto meno indigesto e anzi molto fruibile e facile anche se così pieno di sfumature da poter essere apprezzato appieno dopo diversi ascolti.

Dicevamo della bellissima copertina, che può essere vista in diversi modi: calmare con amore la rabbia, oppure sopperire i mostri interni con quel fanciullino che deve sempre permanere in ognuno di noi, oppure ancora la dolcezza e la gentilezza ci salverà tutti, e così via. Tutti modi di leggerla che calzano a pennello con la proposta musicale ivi contenuta: questa musica è come un dolce abbraccio malinconico ma rassicurante che dopo un pianto ci tira su dall’abisso. A tratti ci ho sentito i Flaming lips e addirittura il Lucio Battisti di “Una Giornata Uggiosa” (Meshuggah).

14 canzoni, cantate e alcune, stupende, strumentali, che ci salvano dalla frenesia della vita quotidiana, dicevamo, con gentilezza e calma, come una seduta d’analisi che alla fine ci dona nuovamente il sorriso. Ruban Nielson e band firmano questo piccolo capolavoro registrato in tempi di Covid tra Palm Spring e Hilo (isola delle Hawaii), e la provenienza di tali sessioni si sente tutta.

Gli Unknown Mortal Orchestra mi hanno fatto capire perfettamente come dalla semplicità (apparente) e dall’easy listening (anche questo apparente) si possa creare ancora musica straordinaria.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni