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Tsubo – Capitale Umano

2023 - EndOfSilence Records
grindcore

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Tracklist

1. Stretta sorveglianza
2. Overdose
3. Ultimo colpo
4. Rivolta
5. Scienza
6. Arma ideologica
7. Vili bastardi
8. Guerre
9. Capitale umano
10. Neoplasia dogmatica
11. Il tempo non cura
12. Antropocene
13. Cosa sei disposto a perdere?
14. Nomofobia
15. Equilibrio instabile


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Gli Tsubo si riprendono la vita, o quel che ne rimane, dopo la scorpacciata di deprivazioni sociali imposte dalla pandemia da SARS-CoV2. L’esito di questo esproprio di un esproprio lo troviamo raschiato nelle tracce di “Capitale umano”, uscito per End Of Silence Record.

Registrato nel giugno del 2022 al 1904 Recording studio, “Capitale umano” fa seguito al piccolo “The C-19 Ep” con il quale gli Tsubo avevano trovato il loro particolare vaccino alla goffa trovata dei vari distanziamenti sociali. Tuttavia il nuovo lavoro segue solo cronologicamente l’apparizione dell’EP dal quale si discosta per attitudine, pratica compositiva e scrittura dei testi. Gli Tsubo aggrediscono gli stessi temi che ne avevano segnato il percorso con degli innesti significativi nell’impianto vocale e nelle scelte tecniche: rimbalzi ritmici; i salti tra growl, scream e pulito nella voce di Valentino si affiancano al rebound ritmico che è la cifra stilistica di tutto il disco. Una specie di breakbeat core infetta la tonalità espressiva di tutto il lavoro lasciando che le parole surfino in modo dissonante sull’intelaiatura di accordi e riff molto tirati.

Antropocene, in apertura, se al tempo del digitale ha ancora senso parlare in questi termini, è il bozzetto nel quale si cristallizzano questi tempi, temi e attitudini intagliati con uno scalpellino dalla lama smerlata. Le influenze doom sono evidenti, ma la pesantezza del suono ha preso il pitch del grindcore e le sequenze armoniche dei Tool. Indubbiamente, per chi scrive, il pezzo più riuscito dell’intero lavoro. I testi sminuzzano la realtà restituendo un mondo granulare e plastico nel quale difficilmente è possibile trovare una logica che non sia quella del profitto. Militante sino all’ultima lettera, forse il discorso perde parte della sua efficacia quando l’attacco o il rifiuto si impantanano nella prosa quasi saggistica, girando un po’ a vuoto, come in Arma ideologica. Meno tirata Guerra si aggira tra gli orrori dell’impensabile che accade tra atmosfere gelide e colpi di mano di ascendenza scandinava mostrando l’estrema duttilità tecnica del quartetto. Duttilità che gli stessi musicisti ci tengono a sottolineare inserendo nell’incipit di Neoplasia dogmatica il celebre discorso dell’Ospedaliero tratto dal film “Le Crociate” di Ridley Scott. Il disco godibilmente continua tra le sfrenate accelerate liberatorie di Sotto stretta sorveglianza e Ultimo colpo, per planare a latitudini musicali sulle quali il gruppo gioca in casa e a memoria. 

Quindici tracce che scaldano il cervello e i muscoli, tenendo l’ascoltatore con le orecchie ben vispe. Gli Tsubo, sembrano aver definitivamente accantonato le spiacevoli conseguenze del disastro planetario e politico che ci ha colpito, per mostrarcene uno ancora più grande, ordinario ed eccezionale al tempo stesso: il tempo che viviamo. Superate anche le difficoltà di formazione che li avevano investiti, con Marco al basso nella nuova formazione, gli Tsubo sciorinano una prova che si direbbe matura, se solo accettassero la trita aggettivazione. Finora, uno dei migliori dischi in odore grind dell’anno.

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