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Interviste

Raccontare la propria dimensione “Ancestrale”: intervista a Corinna

Fermarsi, riprendere fiato, ritrovare la propria via per poi ripartire: azioni necessarie nell’esistenza di ognuno di noi.

L’EP d’esordio di Corinna, uscito il 24 marzo e distribuito da ADA Music Italy per Funclab Records è il racconto di tutto questo, un’autoanalisi per fare luce nella propria individualità quando fuori fa buio e spazi prima accoglienti diventano tossici.

In cinque tracce per un totale di 17 minuti, “Ancestrale” unisce rap, pop ed elettronica proponendosi come un viaggio di rinascita, un tentativo di fare ordine nel caos soffocante delle nostre vite per tornare a respirare a pieni polmoni.

Abbiamo incontrato l’artista senese poco prima della sua data al Mi Ami di Milano del 26 maggio per discutere delle situazioni che hanno ispirato “Ancestrale”, del potere taumaturgico della musica e di novità in arrivo nei prossimi mesi.

Ciao! Come prima cosa, ti chiederei di raccontare brevemente a chi ci segue chi è Corinna e come nasce il progetto musicale a tuo nome.

Corinna è il mio nome anche nella vita reale e l’ho scelto per questo progetto dal momento che le canzoni rispecchiano fortemente il mio mondo interiore. “Ancestrale” è il mio EP di esordio uscito a marzo per Funclab Records e al suo interno convivono più generi, dall’elettronica all’hyper pop. Ho cantato e prodotto i 5 pezzi insieme Enrico Bondi e a un duo abruzzese, i Limbo, con cui ho lavorato per il brano Piccola bastarda.

“Ancestrale” è il titolo dell’EP, ma cosa si cela dietro la scelta di questo aggettivo? “Ancestrale” è un modo di essere, un luogo interiore, o altro?

La titletrack che dà il titolo a tutto l’EP credo sia la traccia più rappresentativa del lavoro. L’”ancestrale” in questo caso è effettivamente una dimensione, sia fisica che temporale, una sorta di “età dell’innocenza” che precede tutto le restanti situazioni della vita dove tutto finisce per diventare “criminale”, come canto per l’appunto nella titletrack. Vivendo in un contesto sociale, è inevitabile infatti che leggi e convenzioni finiscano per reprimere ciò che è ancestrale e istintivo all’interno di noi, rendendolo a volte illegittimo.

Tutte le tracce del lavoro mi sembrano attraversate da una forza introspettiva, un invito a guardarsi dentro per tornare a respirare a pieni polmoni quando ci sentiamo soffocare. È così? Ci sono situazioni precise che hanno ispirato tutto questo?

Dici bene! Come accennavo, le tracce raccontano molto del mio mondo interiore. Sicuramente alla base di ciascuna ci sono situazioni precise che l’hanno ispirata, portandomi a raccontare qualcosa che portavo dentro di me e che aveva finito per influenzarmi.

Parlando di situazioni quotidiane negative, in che misura la musica può essere un antidoto? Che potere ha per te?

Personalmente, ritengo abbia un potere enorme su di me, sia come autrice che come ascoltatrice. È un aspetto su cui come musicista non mi ero fermata mai a riflettere in passato e che solo ora riesco ad afferrare pienamente. Essere coinvolti in un processo creativo porta a smuovere nella propria interiorità più di quanto crediamo, e spesso ce ne rendiamo conto solo al termine di tutto, dopo aver condiviso all’esterno il nostro sentire. Come ascoltatrice, cerco sempre di fruire di più musica possibile, non solo come fonte d’ispirazione con un ascolto attento, ma anche solo allo scopo di stare meglio e riconnettermi con me stessa.

E sempre a proposito di musica, quanto d’italiano e quanto d’internazionale c’è tra le fonti d’ispirazione dell’EP?

I pezzi sono piuttosto diversi tra di loro e restando in Italia di sicuro tra i miei ascolti ha sempre prevalso il cantautorato, con un nome come quello di De Gregori che apprezzo sin da piccola. Per quanto riguarda l’approccio alla produzione, di certo le influenze sono maggiormente internazionali. Ad esempio, ricordo che nel momento in cui stavo lavorando ad “Ancestrale” ero stata ispirata da un pezzo di Totally Enormous Extinct Dinosaurs intitolato “Promises” per quanto riguardava il beat. Allo stesso tempo, una fonte d’ispirazione in quel momento sono stati gli Animal Collective. Per il resto dell’EP, tutto è nato molto spontaneamente senza modelli precisi in testa.

A che età ti avvicini alla musica? Nel tuo percorso, ci sono state esperienze che ti hanno segnato più di altre come ascoltatrice e autrice?

Ho avuto piccoli gruppi all’epoca del liceo, sempre alla voce e in uno ero anche alle tastiere. Devo dire che non sono esperienze che mi hanno segnata, anche perché all’epoca non condividevo quanto scritto da me e ci dedicavamo spesso a cover o pezzi scritti da altre persone. Credo che fossero per lo più contenuti ancora immaturi, e allo stato attuale penso che il progetto solista sia quello che mi rappresenti di più. In ogni caso, ora mi piacerebbe partecipare a progetti altrui o prendere parte a un gruppo, data anche la maggior consapevolezza e sicurezza che ho in me stessa rispetto a un tempo. Gestire un progetto solista dopotutto ti obbliga a buttare fuori quello che hai dentro, a essere te stessa, e credo che questo possa poi agevolare il lavoro con altre persone.

Nel comunicato stampa ufficiale dell’EP c’è scritto che l’avvicinamento a sonorità elettroniche è avvenuto durante la pandemia: ti va di spiegarci meglio come hai vissuto questo periodo, in termini creativi e non solo?

Certo! Personalmente, la prima fase della pandemia è stata estremamente prolifica. Ho fatto moltissimo, non solo a livello musicale ma creativo in generale: ho scritto tanto, trovando il modo e il tempo di esprimermi come volevo. In termini di ascolto mi sono avvicinata a tante cose che ora sono parte del mio gusto e sento vicine a me. Dal punto di vista personale ci sono state situazioni non altrettanto positive, ma in fondo è normale: si tratta semplicemente della vita.

A proposito di concerti invece, quanto è importante questa dimensione all’interno del progetto Corinna? Ha un peso equivalente allo studio, è più importante o meno prioritaria?

La domanda mi è stata già fatta in passato ma è difficile risponderti. Mi spiego meglio: suonare live è vitale ed è sicuramente un momento che mi gasa. Il palco emoziona ma allo stesso i periodi dei concerti mi impediscono di scrivere e comporre come vorrei. La scrittura rappresenta un’attività quasi costante per me: quando ho un’idea sento di doverla buttare giù subito. Durante i periodi di live il tempo che ho a disposizione è dedicato alla preparazione dei concerti, e inevitabilmente questo finisce per togliere spazio al resto del processo creativo.

Proprio a proposito di questo, come funziona il processo creativo di Corinna? Ti affidi molto all’istinto e scrivi di getto, o preferisci tornare a più riprese sui pezzi?

Ovviamente dipende da traccia a traccia, ma in termini generali direi che tutto nasce molto spontaneamente, soprattutto per i testi. Di solito ci lavoro nell’arco di una giornata e finiscono per restare quelli, salvo piccoli aggiornamenti. Credo che questo dipenda dal fatto che nelle mie intenzioni un testo deve veicolare il sentire di un momento preciso. Il discorso cambia per le produzioni, dove mi capita più spesso di stravolgere quanto fatto inizialmente.

Effettivamente ascoltando l’EP è possibile notare questo modo di esprimersi diretto, senza filtri di sorta, soprattutto in un brano come “Piccola bastarda”. È così?

Sì, è così. Ci sono pezzi come quello che hai menzionato o Tagliamo i ponti che nascono di getto e che potrei definire dei veri e propri sfoghi. Ovviamente ci sono parti dei brani che ascolto in loop per ore per rielaborarli, ma per quanto riguarda il messaggio alla base dei pezzi, come già accennavo, la volontà è quella di buttare fuori il sentire di un momento, lasciandosi andare. Ad esempio, Piccola bastarda è in realtà un vero e proprio attacco nei miei confronti, un “j’accuse” rivolto contro me stessa.

Un’ultima domanda che vuole essere più un foglio bianco per lasciarti libera di condividere con chi ci segue novità in arrivo, prossimi tour, aspettative e più in generale tutto quello che ti viene in mente!

Ci sono altre date in arrivo, tra cui una a Milano a giugno e un’altra nelle Marche alla fine del mese. Per quanto riguarda le aspettative, spero di poter portare a un numero crescente di persone la mia musica, ottenendo un feedback sempre più consistente. Nel frattempo, sto lavorando a pezzi inediti che dovrebbero andare a comporre un nuovo lavoro, ma è ancora presto per dire se sarà un album o un EP. Insomma, posso dire di essere sempre in fase di scrittura e produzione.

Perfetto Corinna, in bocca al lupo per i tuoi prossimi progetti a questo punto e grazie per il tuo tempo!

Grazie per lo spazio. È stato molto bello chiacchierare insieme a voi e a presto!

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