Non che fosse uno dei miei autori preferiti Antoine de Saint-Exupéry, nemmeno “Il Piccolo Principe” è mai stato un libro che mi ha attirato, forse per la sua troppa fama, per il fatto di avere un’aura da libro per bambini oppure per l’utilizzo smodato e fuori luogo di molte delle sue citazioni. Per curiosità, ho provato a cercare “l’essenziale è invisibile agli occhi” su Instagram e con poca sorpresa ho trovato svariate paia di tette e foto in costume. Non so se l’eccentrico aviatore e scrittore francese sarebbe stato così scontento da questo impiego delle sue rivelazioni, ha sempre apprezzato le donne questo è certo anche se ad un livello superiore a quello fisico, aveva l’innamoramento facile, una caratteristica che nella nostra epoca è in via d’estinzione. Saint-Exupéry ha avuto una vita pregna di una spettacolarità poetica intrinseca, tanto che già la sua semplice biografia è così assurda da sembrare di per sé un romanzo bello che compiuto.
Romana Petri però non si è accontentata di questo, ha preso una storia incredibile e l’ha elevata ed arricchita concentrandosi sull’uomo, sui “movimenti dell’anima”, sui dolori, passioni, preoccupazioni e bisogni, giù nell’abisso e poi a risalire fin sulla fisicità materiale, sui malanni e sui vizi. Da “Rubare la Notte” esce il ritratto di un uomo tormentato da mille amori travagliati, un uomo bambino indissolubilmente legato alla madre, un inguaribile e malinconico sognatore, distaccato dalla realtà e dal suolo, nonché un uomo già riconosciuto in vita come uno dei più grandi autori del novecento.
Vorrei parlare un po’ di Tonio (adorabile nomignolo utilizzato da Romana) impegnandomi a spoilerare il meno possibile. Una delle cose che mi ha colpito di più è la sua fisicità, che pare l’esatto contrario del suo desiderio di staccarsi da terra. In quel suo corpaccione sgraziato ed elefantiaco, ma comunque troppo piccolo per contenere la sua anima, Tonio dimostra un certo disagio, una goffaggine buffa e malcelata, come fosse deliberatamente stato creato per scopi diversi dalla vita sulla terraferma, come se infondo fosse un rapace notturno, un gufo in un corpo di uomo. L’aviazione è infatti la sua più grande passione, in aria si sente libero dalla sua pesante prigione di carne, si sente agile, pieno di possibilità e di libertà. Nei suoi innumerevoli viaggi in aereo, “a mille miglia da ogni luogo abitato”, non ha mai avuto paura di cadere, d’altronde non si è mai sentito di un rapace che abbia paura di precipitare al suolo. Ha affrontato incidenti gravissimi, tra cui un quasi annegamento e uno schianto nel deserto, la morte non gli fa paura ma profuma di casa e ha il potere di placare la sua atavica malinconia. I rischi e i pericoli dell’aviazione dei primi del novecento non toccano in nessun modo le decisioni di Tonio il cui unico desiderio è volare, senza nemmeno bisogno di specificare una destinazione o uno scopo, “posso partire anche subito” lo vediamo spesso dire ai suoi superiori. Fino all’ultimo istante di vita è rimasta la sua unica vera passione e il suo più grande sollievo. Essere lassù tra le nuvole lo trasporta in uno stato di meditazione profonda, una sensazione di comunione totale con l’esistenza che genera i pensieri più puri e le intuizioni più preziose ma così leggere e immateriali che il frastuono del motore e le carezze delle nuvole rischiano di dissolverle nell’aria. Tonio si ritrova infatti molto spesso a scrivere e a disegnare in volo, non bastava il fatto che l’aviazione fosse figlia di una tecnologia appena nata e piena di incognite, così grande era l’appagamento del volo che ogni cognizione sia del tempo che del pericolo non c’erano più, come se rimanessero a terra assieme ai piloti che attendono di partire, ai tecnici e ai meccanici della base.
Non posso non parlare del rapporto con la madre, unica vera donna della vita di Tonio, fulcro potentissimo di tutti i pensieri, luogo di conforto, oggetto di un anelare infinito e motore inestinguibile di malinconia. “Rubare la Notte” riporta svariate lettere che l’autore scrive alla madre, un’attività a lui così cara che non è mai stata abbandonata, si tratta di confessioni, rivelazioni, dichiarazioni d’amore verso questa figura irraggiungibile che Tonio cerca senza successo in ogni donna. In ogni persona di cui si innamora trova soltanto un eco lontano di lei e per questo è condannato ad amori menomati, mai soddisfacenti, buoni solo a sostentare la dolce tristezza che Tonio porta nel cuore sin dalla nascita. In età adulta Tonio conserverà sempre il bambino che è stato, credo proprio anche a causa del rapporto con la madre, un rapporto nutrito da effusioni di affetto, promesse e rimpianti, soprattutto per una vita che l’ha portato a volare tra le nuvole e l’ha così costretto a separarsi dall’adorata e unica genitrice. La promessa che Tonio continuamente rinnovava è quella di voler comprare una casa dove invecchiare insieme, desiderio che continuerà ad alimentare ad inchiostro e struggimento ma che mai riuscirà a realizzare, a ben pensarci infondo “gli amori più belli sono quelli mai vissuti”. Io credo sia stato proprio quel bambino conservato e protetto nel profondo che ha contribuito in maniera decisiva a creare il Piccolo Principe, quel ragazzino che giocava felice nel giardino colorato di fiori e rugiada della sua casa in campagna dove ha trascorso l’infanzia con i suoi fratelli, quei tempi in cui correva tra le braccia della madre dicendole con un sorriso: “Mamma il sole è fatto di nastri che pendono dagli alberi”.
Questo libro è arrivato a toccare corde della mia anima che non sapevo potessero risuonare, è un racconto commovente, struggente, profondo. La scrittura è emozionante, essenziale, intensa, una storia che chiede a gran voce di essere raccontata, un piano inclinato inesorabile che porta ad un finale perfetto, compiuto, più poetico di ogni libro mai scritto. Per chi ha innata una certa propensione alla malinconia, potrà trovare in Tonio uno specchio di sé così preciso da arrivare a sentirsi presi in causa più spesso di quello che ci si aspetterebbe nel leggere la vita di un’altra persona.
Quest’uomo triste e sognatore in realtà è in ognuno di noi, come il bambino che tutti siamo stati. C’è una briciola di Tonio in ogni persona, ed è lì per ricordarci che la malinconia che cerchiamo strenuamente di combattere, se accolta e coltivata può essere amica, può suggerire poesie, storie immortali, paesaggi infiniti e cieli tersi.