Noise Cluster dal 2016 è il progetto Industrial-Noise sperimentale di Flavio Rivabella e Arianna Degni Lombardo, già attivi dal 2008 con il moniker DBPIT & XxeNa, e che oggi ci presentano il loro ultimo album “Medusa, Who Else?” pubblicato a fine 2022 su Dischi Gatto Alieno.
“Medusa, Who Else?”, però anche what is e perché le è stato dedicato un album?
Arianna: l’idea parte da una illustrazione che ho realizzato perché mi piaceva molto il personaggio, inquietante e affascinante nel contempo; da qui è partito l’approfondimento della moderna chiave di lettura del mito, che in pratica ribalta quella classica: Medusa è una vittima, una preda che viene incolpata e punita al posto del dio, personaggio intoccabile, da cui era stata abusata; purtroppo è qualcosa che tutt’oggi siamo abituati a riscontrare nelle cronache in tutto il mondo.
Flavio: l’album racconta i vari personaggi-chiave del mito, come la Gorgone stessa e Perseo (eroe negativo che in realtà era stato inviato in missione suicida), attraverso testi scritti da me e recitati da alcuni artisti che si sono cimentati nell’ interpretazione.
E chi sono invece i Noise Cluster?
NC: il nostro duo ha radici ormai lontane, se consideriamo che Flavio ha pubblicato il suo primo lavoro musicale solista a nome “D.B.P.I.T.” nel 2002, Arianna invece era attiva in ambito figurativo, come grafica e pittrice con lo pseudonimo di “XxeNa”; nel 2008 abbiamo iniziato a collaborare unendo le rispettive esperienze e mettendo in scena una performance live dove Arianna disegnava dal vivo e Flavio ne campionava in tempo reale i rumori (ad esempio il rumore del pennarello sulla carta). Fu una cosa molto suggestiva; in seguito abbiamo continuato a lavorare sia ad album in studio che a performance audiovisive con il nome di “D.B.P.I.T.&XxeNa” fino a che in tempi più recenti abbiamo deciso di trasformarci in Noise Cluster per sottolineare la svolta più elettronica del progetto.
Noise Cluster, nome interessante. Come nasce?
NC: dall’idea di sottolineare l’unione e dal fatto che comunque i nostri inizi erano più rivolti al noise sperimentale che alla recente deriva più elettronica.
Cosa vi ha spinto a creare live accompagnati da visual che negli ultimi anni stanno andando molto di moda anche in ambienti artistici e techno-noise?
NC: come dicevamo, è una nostra prerogativa fin dagli esordi; Flavio era già solito accompagnare i suoi live con dei video-clip autorealizzati poi il connubio con il gusto artistico e le capacità grafiche di Arianna ha dato origine a esibizioni in cui il video ha assunto importanza primaria; inizialmente, il video veniva addirittura manipolato in tempo reale durante il concerto, ora è dedito al racconto di una storia attraverso le immagini: dal momento che i nostri lavori sono quasi sempre dei concept-album, viene naturale raccontarli anche attraverso le immagini. Ci “vantiamo” del fatto di non aver mai usato filmati di repertorio ma di aver creato ogni volta un’opera artistica aggiuntiva rispetto alla parte musicale, che ha sempre determinato un coinvolgimento maggiore del pubblico in sala.
Avete una discografia molto ricca e i lavori che producete ovviamente non potevano non essere artistici sin dal packaging; c’è un lavoro particolare che preferite rispetto agli altri? Non dite di no perché ormai è risaputo che i genitori abbiano sempre un figlio preferito o al massimo lo preferiscono in base al momento che stanno vivendo.
Flavio: ahaha, ma così rischiamo di far ingelosire i vari “figli”…Che dire? Dalle cartoline di “Drawings at an Exhibition” coi disegni di Arianna, al meraviglioso poster di “Medusa, who else?”, passando per la metal-box di “The return of mr. Mallory” e le varie cassette, le confezioni particolari sono state davvero tante…
Arianna: io personalmente amo moltissimo “Lympha obscura” e “Medusa”, che considero due tappe importanti nella crescita musicale del gruppo e sono due lavori grafici eccellenti. Vorrei dilungarmi un po’ proprio su “Medusa”, che abbiamo scelto di pubblicare musicalmente solo sotto forma di file audio, cosa che ha fatto storcere il naso ai più tradizionalisti, ma che è più pratica, più attuale e soprattutto strizza un occhio all’ambiente, visto che riduce l’utilizzo della plastica; ovviamente ai file audio si accompagna l’artwork cartaceo da me ideato: un grande foglio in alta qualità che da un lato reca l’illustrazione della gorgone e dall’altro quelle dei vari personaggi della storia, i testi e i credits; il tutto si ripiega in un booklet che viene spedito in una busta nera decorata con un adesivo di Medusa…Mi faccio i complimenti da sola ma davvero è un bel lavoro!
Torniamo allora a “Medusa, Who Else?”. Qual è stata la vostra traccia favorita una volta finito l’album? Io personalmente ho apprezzato Perseus, Not A Hero perché riporta testi in Tedesco e italiano (cosa che purtroppo dopo i Pankow era andata un po’ persa) e Pegasus perché è un bello sposalizio tamarro-noise.
NC: Pegasus è la dancefloor hit del disco, in effetti! Un brano che ci piace riascoltare di frequente e nel quale ha partecipato un ottimo pianista “misterioso”, come del resto in “the Gorgons”. In Perseus, Not a Hero, l’amica tedesca Sonja ha tradotto e recitato anche in tedesco in maniera assai suadente il testo che dipinge Perseo come una “marionetta mossa dai fili”, vittima anch’egli di un disegno più grande di lui. Ogni brano ha una caratteristica che lo rende unico ed è stato frutto di un lavoro durato più di un anno.
Questo album ha tratti molto suggestivi anche solo da un ascolto casalingo. Ci sono alcuni ritmi tribali, diversi loop claustrofobici, noise che diviene post-industrial, techno con il quale si confondono le voci narranti e poi c’è il jazz! Quest’ultimo non me lo aspettavo né lo avrei configurato con il personaggio di Medusa e la musica che stavo ascoltando. All’inizio mi ha un po’ confusa poi in un secondo ascolto mi è parso che quel genere buttato lì sottoforma di tromba, attualizzasse in qualche modo il mostro mitologico. Ditemi di più su questi passaggi, sono curiosa.
Flavio: ecco, il jazz… Una sorta di stigmate che mi porto dietro dagli inizi, ahahah! Questo perché suono la tromba in modo piuttosto free e spesso improvvisando, ma in realtà non ho assolutamente una formazione jazzistica né il jazz rientra nei miei ascolti. Il mio precedente moniker (DBPIT) vuol dire proprio “il conosciuto Trombettista post-industriale” e lo avevo ironicamente assunto in seguito a un’altra intervista, per una rivista tedesca. Salvo rare eccezioni, la tromba è sempre presente nei nostri brani, anche se a volte è irriconoscibile. Trovo che la sua voce riesca a interpretare diversi stati d’animo e in questo lavoro sicuramente sottolinea l’angoscia e la disperazione dei personaggi.
A parte le vostre, chi sono le altre voci narranti e perché avete optato per la scelta della lingua inglese, tedesca ed italiana?
NC: la voce di Arianna appare solo in Perseus…, Quella di Flavio (per fortuna, perché è pessima) invece non c’è, la voce maschile che senti appartiene a Fabio Magnasciutti poi hanno partecipato Klarita Pandolfi e Kimsonja, sono amici che si sono dedicati a interpretare i vari personaggi; i nostri testi sono sempre in inglese, sia perché a Flavio piace molto sia per essere compresi all’estero; in questo caso abbiamo aggiunto tedesco ed italiano per creare una musicalità piu’ variata e dare un senso di universalita’ alla storia.
Da musicisti che genere musicale dareste al nostro tempo storico e perché?
NC: dipende…A nostro personale gusto, citeremmo il nuovo album dei Depeche Mode, che racchiude in sé molti aspetti: è un legame col passato ma anche la prospettiva della fine; è apprezzato dai vecchi fan come noi e ha fatto conoscere il gruppo a molti giovani. Purtroppo tanta, troppa musica commerciale non riusciamo proprio a ritenerla valida né tecnicamente né concettualmente, ma così è. Una cosa è ovvia, che tutto corre molto in fretta e poco rimane, quindi forse il genere del nostro Tempo potremmo chiamarlo l’effimero.