È inutile girarci intorno, la musica degli Swans è sempre stata un ignoto; un ignoto profondissimo, sporco, maestoso, in cui la grandezza artistica sta nelle atmosfere. Un’atmosfera inquietante ma che riesce sorprendentemente a presentarci uno scenario familiare, quello industriale, antropofomorfo, ma anche religioso, liturgico. Suoni di stanze metalliche mutano nel tempo in scenari di primo XX secolo, respirando arie torbide statunitensi e londinesi. Una magia nera con cui Michael Gira piace giocare ogni volta, alchimista incontrollabile che cambia formule istintivamente fino al raggiungimento di una concordanza totale con il mondo della musica.
Questa ode al buio inizia nel lontano 1982 sottoforma di una formazione hardcore punk imparentata con un movimento artistico nato nella decade precedente, ovvero la no wave. Questo nome è stato coniato dalla sottocultura punk, conosciuta molto nelle performance art e nel cinema underground sperimentale per la realizzazione dei cosiddetti “film guerriglia” in super 8 millimetri e 16 millimetri. Da qui non si torna più indietro, qui nessuno avrebbe usato mezzi termini. Arriva “Filth” nel 1983, la primissima opera degli Swans. Un disco iconoclasta nei testi, fatto di quelle verità non dette che fanno il bagno nella violenza di una New York urbana che racconta storie d’infanzia, sempre sul filo del rasoio della sopravvivenza. Qui ogni essere umano è un alieno e tutto quello che c’è da dire in questo mondo consumista è stato detto e marchiato con il fuoco, ma non è abbastanza.
Use sex for control
Power For Power
Use power for power
Use money for cruelty
Use hate for freedom
Take control and keep it
Don’t let go
Quello che orbita nei sogni di Michael Gira ancora non lo potevamo sapere, ma nel 1984 con “Cop” viene segnato un altro slice of life di questa cultura. Il concetto di dark nella musica era già stato interiorizzato da un po’, ma gli Swans si presentano per la seconda volta con una estremizzazione ulteriore e un masochismo ancor più carnale nel sound. I climax si fanno sempre più opprimenti e vanno a creare una vulnerabilità a cui mai si è assistito prima, e, soprattutto, un’espressione molto cara ai poeti: la riflessione sulla morte.
L’obelisco è stato scolpito, da qui l’industrial indossa una nuova veste, presumibilmente dedita a nuove evoluzioni. Con l’arrivo di Jarboe La Salle Devereaux, conosciuta principalmente come Jarboe (qui l’intervista realizzata dal nostro Fabio-Marco Ferragatta) arriva la maturità, il gioco dei sessi, una ricetta perfetta e stabile tra furore noise e sospensioni malinconiche folk. In tutto ciò Jarboe porterà idee fantastiche tra inserti tastieristici e voci suadenti, e questo servirà per mantenere a bada le dannazioni di Gira. La cantante di Atlanta racconta:
Sono sempre stata un’anticonformista, una outsider, uno spirito libero, un’iconoclasta. Ho conosciuto Michael in modo curioso: stavo cuocendo al forno dei biscotti nella cucina di mia madre nel 1983, quando Power For Power dall’album “Filth” degli Swans fu trasmessa alla radio del college locale. Ho chiamato la radio e ho domandato chi erano e dove avrei potuto ottenere l’album. Ho suonato quell’album all’infinito. Scrissi all’indirizzo sul retro copertina, ed entrai in contatto con Michael Gira, che m’invitò a New York per ascoltare le prove degli Swans. M’innamorai di lui e mi trasferii a New York.
Questo fu una grazia per Michael Gira: la presenza di Jarboe é stata infatti un veicolo per tenere legato un demone oramai incastonato, perché lui è cresciuto a Los Angeles quasi senza famiglia, fu detenuto a lungo in istituti di correzione per atti di vandalismo, furti e aggressioni. Drogato fin da bambino, a dodici anni era già completamente dipendente dal LSD. A tredici anni scappò di casa e si stabilì a Los Angeles, dove cominciò a suonare. Un’infanzia segnata, che resterà la chiave psicologica della sua opera.
Il periodo tra “Greed” e “Holy Money” è forse quello meno disturbante, ma sicuramente non si può fare a meno di uno stile orrorifico in cui la mano di Jarboe afferra tematiche come la perdizione e la morte, in brani della caratura di Nobody e Stupid Child. Addirittura Gira definisce “Holy Money” come il loro “I Will Fall” (disco degli Stoogies), però più da cameretta, non facendosi impressionare da tematiche come il potere e il denaro, in uno scenario in cui vampiri afferrano un mondo senza pace, un mondo su cui riflettere e soffrire.
La fine degli anni Ottanta apre un altro squarcio temporale per gli Swans, perché se fino ad adesso abbiamo affrontato una agghiacciante rappresentazione della violenza di una New York desolata e di tutti i suoi lati oscuri causati dall’essere umano, adesso c’è la devozione per Dio. Il tema questa volta è il peccato, la redenzione, la sottomissione alla divinità che è vissuta tramite una religione morbosa. Non è mai Dio a parlare, ma i suoi fedeli e seguaci, protagonisti di uno scenario che attraversa il surreale, sempre sospeso tra l’espressionismo più cupo e l’ancestrale. In brani come Sex, God, Sex la devozione per Dio si fa ancora più potente e diventa disposizione sessuale. Il sesso diventa peccato, la carne e il sangue diventano strumenti per un rituale e Jarboe è un continuo canto bizantino che trasforma in estasi quella che sembrava un’overdose religiosa per Michael Gira. Questo è “Children Of God“, un altro capolavoro della band che sarà la scuola per altre generazioni musicali future.
Abbiamo detto che questo era un nuovo rito di iniziazione per gli Swans, ebbene ora è il momento del percorso più folk del gruppo. Ci saranno dischi come “Burning World“, in cui la band si arricchisce del basso di Bill Laswell, della chitarra di Skopelitis, addirittura del violoncello e del sitar di Garo Yellin e di Ravi Shankar. Tutto ciò caratterizza ulteriormente un repertorio ben assestato che darà alla luce anche un altro album, questa volta però a firma di un progetto parallelo formato dal duo Jarboe/Gira i World Of Skin, ovvero “Ten Songs For Another World“. Rivedremo successivamente nel 1991 il ritorno degli Swans con “White Light From The Mouth Of Infinity“. Qui c’è un altro passo in avanti ancor più pastorale e unico, con alcuni passaggi molto interessanti tra suoni medievaleggianti e dolenti. Il percorso è spianato e in dischi come “Love Of Life” del ’92, oppure nell’ambizioso e forse meno riuscito “Soundtracks For The Blind” del 96, i nostri si avvalgono anche di ottimi musicisti come Larry Mullins che tra l’altro è percussionista e sessionman turnista per Iggy Pop.
Arriva la fine, arriva la nota amara, termina l’avventura musicale. Gira e Jarboe pongono fine alla loro storia d’amore. Jarboe spiega che Gira e i suoi manager si erano accorti che la band era diventata troppo passiva, Michael voleva fare qualcosa al di fuori degli Swans, la band era diventata uno sforzo troppo grande. La frustrazione di Michael Gira, non solo per il divorzio ma anche per il rapporto conflittuale con varie etichette discografiche, è cresciuta nel tempo portando così ad uno scioglimento temporaneo degli Swans nel 1997. Dieci anni si silenzio ad osservare un business musicale a cui sente di non appartenere, che cambia di anno in anno, una lotta interiore continua per capire se si sta facendo il passo giusto o no, se è bene continuare o starsene in disparte. In questo momento di stasi escono delle nuove produzioni firmate da Gira come “The Angels Of Light” oppure altri dischi prodotti per Ulan Bato, US Maple e per la stessa Jarboe, come il progetto meglio conosciuto come the Living Jarboe, che si riveleranno dei lavori molto validi.
Dopo un lungo tempo di riflessione, ma sicuramente con una consapevolezza superiore acquisita anche grazie a questi lavori realizzati con e per altri, Gira torna quasi a sorpresa e rispolvera il progetto Swans. Nel 2010 esce con “My Father Will Guide Me Up A Rope To The Sky“, un lavoro che riassume tutto quello che c’è stato negli anni, un tuffo nel passato con l’aggiunta della consapevolezza e la maturità acquisita, non solo come musicista ma anche come produttore e compositore, riuscendo ad essere un artista che ancora una volta emerge dagli inferi sonori. Un disco questo che ha delle perle memorabili al suo interno, come l’apporto del polistrumentista Bryan Carpenter, oppure il cameo di Grasshopper dei Mercury Rev al mandolino. Una creatura meditativa, che si contraddice, un ennesima prova di adorazione di un totem che è destinato ad indicare nuove strade.
Potrebbe sembrare un ritorno un po’ fugace, ma due anni dopo arriva “The Seer“, che sancisce ufficialmente l’inizio di una nuova era per la band. La lavorazione è durata tre anni e la comparsa migliore è innanzitutto la “toccata e fuga” di 32 minuti della title-track (un record per la band). È un nuovo un ritorno alle origini i cui i testi che sono ridotti a delle formule, sono ripetizioni maniacali uniti ad effetti elettronici asfissianti. Due ore densissime di visioni, metafore alterate e tsunami sonori, ma anche di contrasti, stili e orchestrazioni, la cui aura mistica è creata non solo dai collaboratori, ma anche da una reunion di lusso con la compagna di avventure di Jarboe.
Da qui, poco altro c’è da dire anche se usciranno altri dischi meravigliosi come “To Be Kind” del 2014, “The Glowing Man” del 2016 e “Leaving Meaning” del 2019. Altri tre mastodonti che continuano imperterriti a sventolare fortissimo lo stendardo degli Swans. Michael Gira ormai, da alchimista è diventato uno sciamano e lo fa in maniera pacata, ma pur sempre con lo stile che ha contraddistinto l’ultima fase della sua creatura artistica. I dischi degli Swans sono un culto, un’esperienza unica che porta a diventare quasi dei medium. Le canzoni sono dei passaggi e ogni disco è un portale verso l’aldilà, e tutto ciò ci insegna a comunicare, non si sa bene con chi, ma a comunicare. Gli Swans sono questi, non una band metal, ma come dice lo stesso Gira ” la nostra musica è stata e sarà pontificatrice“. Un manifesto imprescindibile che ad ogni full length crea un pezzo di un mosaico vastissimo che ancora oggi non ha fine. Come dice simpaticamente un utente nel web:
Quando i marziani ascolteranno gli Swans capiranno cos’è la solitudine nell’universo, e finalmente scopriranno come sono fatti realmente gli esseri umani.