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Metide – Erebos

2023 - Black Lion Records
post metal

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Tracklist

1.Acheron
2.Lethe
3.Styx
4.Cocytus
5.Phlegethon
6.Erebos


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Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina potestate,
la somma sapienza e ‘l primo amore;

dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, o voi ch’ intrate.

Dante Alighieri, Inferno, Canto III, vv. 1-9.

Questo celebre passo dantesco costituisce forse la migliore presentazione possibile di “Erebos”, secondo album dei Metide, in uscita il 7 luglio 2023 sotto la svedese Black Lion Records e anticipato dai singoli Lethe e Styx.

La band bergamasca, in attività dal 2018, è composta da Omar Carissimi (voce, chitarra, synth), Riccardo Vaccaro (chitarra), Federico Benaglia (basso) e Antonio Cassella (batteria). Oltre al nuovo disco, la band ha all’attivo un album, “Solution” (2019) e un EP, “Circadians” (2022).

Come si intuisce già dai titoli dell’album e delle canzoni, “Erebos” rappresenta una vera e propria discesa negli Inferi. Nella mitologia greca antica, infatti, il termine “Erebos”, che dà il nome all’intero album e alla traccia conclusiva, indica sia il dio dell’oscurità che il regno dei morti (anche conosciuto come Ade). Le prime cinque canzoni, invece, prendono il nome dai cinque fiumi che, sempre nell’immaginario greco, attraversavano l’Ade: Acheronte, Lete, Stige, Cocito e Flegetonte.

Nella loro nuova fatica, i Metide portano a compimento un’evoluzione notevole rispetto al primo album. Se in “Solution” i bergamaschi oscillano tra post-rock e post-metal, alternando parti melodiche con altre più heavy, in “Erebos” è decisamente l’elemento metal a prendere il sopravvento. Nelle quattro tracce più lunghe – Acheron, Lethe, Styx e Phlegeton – la band offre all’ascoltatore un post metal tenebroso con numerosi elementi doom/sludge e death, dominato da chitarre distorte e growl graffianti. In questi brani è facilmente riconoscibile l’influenza di gruppi cardine del genere come Cult of Luna e Neurosis. Le tracce più brevi – Cocytus e la conclusiva Erebos – invece, sono costruite su basi industrial che richiamano chiaramente i brani più dark dei Nine Inch Nails. Per quanto diverse dal resto del disco, tuttavia, questi due brani ne conservano l’atmosfera cupa, offrendo pertanto un’interruzione spiazzante ma tutto sommato azzeccata.

Proprio il brano finale, la title-track, spicca su tutti gli altri. Esso si apre su un pianoforte distorto che trascina l’ascoltatore in un vero inferno sonoro, sul quale si staglia una voce che ci ricorda, in italiano, dove siamo finiti: in un luogo di dolore, oblio, odio di sé e punizione, dal quale non è possibile tornare indietro. La degna conclusione di un viaggio direttamente nel cuore delle tenebre.

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