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Hidden Tracks

HIDDEN TRACKS #29: Sisters, Louis Jucker & Le Nouvel Ensemble Contemporain, S A R R A M, Love Sex Machine, Destroy Boys, Lathe of Heaven, Sextile, We Melt Chocolate, Laster, 夢遊病者 (Sleepwalker)

Hidden Tracks 28

Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.

Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.

Sisters – Through the Cracks

Photo: Chad Kelco

Abbiamo ormai imparato a conoscere Mario Quintero attraverso i suoi Spotlights (quest’anno fuori con uno dei dischi migliori usciti finora) ma sembra che il Nostro non sia affatto appagato tant’è che, assieme a Jason Blackmore ha dato vita al progetto Sisters. Il duo è ben lontano dall’oscurità del progetto principale di Quintero e si attesta su coordinate desertiche perfette per il caldo marcescente che stiamo affrontando. Lo dimostra Through the Cracks, primo estratto da “Leecheater” in uscita ad agosto per Spartan Records: riff di basso imbottiti di fuzz fino all’estremo, batteria a cannone, un ritornello arioso ma non meno potente fanno del brano una gran cartella stoneroide di quelle che ci piacciono parecchio.

Louis Jucker & Le Nouvel Ensemble Contemporain – March of the Fallen Scions

(c) Simon Vermot

Di norma si fanno “armi e bagagli” quando ci si allontana da qualcosa, quando si parte. Momentaneo infatti è il discostamento di Louis Jucker dai suoi Coilguns e dalle loro sonorità post-core e irresistibili, le valigie, invece, servono non per mutande, calze e magliette delle band, no, ma per contenere gli strumenti che andranno a formare il contenuto di “Suitcase Suite“, disco che farà uscire a settembre in compagnia de Le Nouvel Ensemble Contemporain. Più che contenere gli strumenti, però, le valigie SONO gli strumenti. Si evince benissimo dal video di March of the Fallen Scions: voci che si accumulano e danzano su strati di elettronica minimale, suoni meccanici, ritmiche nate da macchine da scrivere riassemblate per diventare batterie, oscillatori, allucinazioni tecnologiche. Tutto in sospensione per quasi 6 minuti di pacata follia. Bellissimo.

S A R R A M – Pàthei Màthos

Valerio Marras, o meglio, S A R R A M, è ormai presenza fissa sulle nostre pagine e a ragion data. La sua capacità di estrapolare da suoni organici sensazioni che vanno oltre la comprensione terrena è davvero di altissimo livello e questa sua capacità sembra non essere prossima all’esaurimento. A settembre Subsound Records pubblicherà il suo nuovo album “Pàthei Màthos” e l’artista sardo, per introdurlo, pubblica la title track ed è subito “trip oscuro”. Coadiuvato dalla fenomenale voce di Lili Refrain, Marras riproduce, attraverso lunghe sintesi di suono buio come la notte, le vedute della sua terra natale, ossia la Sardegna, carpendone tutto il lato misterico e profondo. Un rituale che strappa con forza sensazioni dal petto e le innalza altrove.

Love Sex Machine – Drone Syndrome

Quanto cazzo picchiano i Love Sex Machine. Il quartetto francese non lesina legnate fuzz luridissime che diventano riff catacombali, trampolino infernale per grida altrettanto infernali. Quella che ascolterete di seguito è una live session del brano Drone Syndrome, presente sull’album “Asexual Anger” (fuori per la solita e a quanto pare impeccabile Pelagic Records a fine agosto), e dimostra come la band sia in grado di riprodurre perfettamente un suono tanto spaventoso quanto preciso. Vera e propria catabasi.

Destroy Boys – Shadow (I’m Breaking Down)

Photo by Ambar Navarro

Abbandoniamo giusto per un attimo oscurità e manicomi musicali per affrancare lo spirito con la non meno intensa Shadow (I’m Breaking Down). È pur vero che con i Destroy Boys siamo in territori meno asfissianti, ché il brano è una staffilata alternative rock con uno spruzzo di post-punk che non guasta mai di ‘sti tempi, ma il contenuto è tutt’altro che leggero. Il pezzo infatti parla di quelle parti di noi che non sopportiamo e che, sulla lunga distanza di una vita, possono risultare tossiche. Il tutto cantato dalla splendida voce dalle tinte tutto tranne che luminose di Alexia Roditis.

Lathe of Heaven – Ekpyrosis

Photo credit: George C. Gildersleeve

Per i newyorkesi Lathe of Heaven invece quella del post-punk non è affatto una spruzzata, quanto più un’immersione a profondità piuttosto elevate. Tutto in loro grida al verbo dell’ormai ri-blasonatissimo genere musicale, spesso vilipeso da band che non ha idea di quel che fanno. Invece nel loro caso è un atto d’amore vero e proprio: video Ekpyrosis girato che manco negli ’80 più oscuri e più lo-fi possibile (vai col Betamax), copertina di “Bound by Naked Skies” (loro esordio su Sacred Bones atteso per settembre) molto, molto vicina all’immaginario deathinjuniano degli esordi e un sound inconfondibile, quantomeno per chi ascolta post-punk da mattino a sera, ma soprattutto di notte.

Sextile – New York

photo credit – Sacred Bones

Restiamo in casa Sacred Bones ma spostiamoci idealmente a Los Angeles, città natale dei Sextile che, freschi di firma con l’etichetta di Brooklyn, hanno annunciato l’uscita settembrina del loro nuovo album “Push“. Niente post-punk, qui, a fare da apripista è invece l’anfetaminica New York (sì, in pratica ‘sta parte dell’articolo è una lezione di geografia), un randello techno schiantato di synth al fulmicotone e ritagli di voce che cavalca all’alba dopo un rave sregolato.

We Melt Chocolate – No Meaning Man

Qualche anno fa si parlava di italogaze, la rinascita dello shoegaze italiano che sfondava anche fuori dai confini. Ora un po’ questa wave si è spenta, ma potrebbero pensarci davvero i fiorentini We Melt Chocolate a ridarle vigore. No Meaning Man è il primo estratto dal loro nuovo album, che uscirà in autunno su Miracle Waves. Un brano perfetto per chi è ancora sotto con My Bloody Valentine, Sugarcubes, Ride e via dicendo. E anche per sfuggire un po’ da questa calura.

Laster – Kunstlicht

Photo: Daan Paans

I Laster fanno paura, non solo perché sono conciati come dei pazzi sbucati fuori da un film horror di vecchia data (vedete un po’ qui sopra), ma anche perché la loro miscela di black metal, jazz, industrial e dark, è claustrofobica, non lascia fiato. Il nuovo album di questo trio olandese, “Andermans Mijne“, esce a ottobre su Prophecy e rischia di essere uno dei dischi di avantgarde metal più interessante degli ultimi tempi. Provare per credere.

夢遊病者 (Sleepwalker) – Silesian Fur Coat

Anche quello degli 夢遊病者 (Sleepwalker) è un black metal contaminato con millemila influssi, ed è un po’ la parte bella di questo genere, che altrimenti girerebbe sempre uguale a sé stesso. Con questo misterioso collettivo – che dice di essere dislocato tra Osaka, Tver e New York siamo dalle parti del kraut, della psichedelia, del noise e addirittura della world music. Silesian Fur Coat è un brano sinuoso e scuro, sembra sempre sul punto di esplodere ma poi viaggia lento nel tempo e nello spazio, ricco di atmosfere suggestive e suoni sorprendenti. È il primo estratto da “Skopofoboexoskelett“, il loro nuovo album che esce la prossima settimana su Sentient Ruin e che si preannuncia molto interessante.

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