“Laudano” è l’opera prima del duo formato da Zaib e niciPGTL. Il primo è nato nel 1998 ad Abidjan in Costa d’Avorio e si è trasferito in Italia a 15 anni. Vicino alla musica gospel e a quella francese di inizio secolo, Zaib annovera artisti molto diversi tra loro quando si parla delle sue influenze, pur rimanendo fedele a un ideale afro che trova in Salif Keita la sua principale rappresentazione. niciPGTL, o anche soltanto nici, è il moniker di Niccolò Lissoni: cresciuto col pianoforte della nonna e poi con una batteria giocattolo, oggi si definisce salotto producer e prova a legare tradizione e contemporaneità, digitale e organico. L’EP “Laudano”, pubblicato all’alba di quest’estate, è un piccolo romanzo afropop, risultato di influenze e traiettorie artistiche distanti tra loro, di una mistura liquida musicale e culturale che loro stessi chiamano raviolo vibes. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con entrambi.
Ci sono tante cose che sarei curioso di chiedervi e per questo mi piacerebbe ricostruire un po’ il vostro background artistico e personale: ci parlate del vostro incontro e di com’è partita la vostra collaborazione?
Ci siamo conosciuti ad una festa, grazie ad un amico in comune. Inizialmente ci siamo menati, poi siamo finiti a fare musica insieme. Nici cercava un cantante, Zaib cercava un producer. Zaib cantava ubriaco tentando di impressionare Nici che si divertiva fingendosi assorto. È divertente parlare di noi in terza persona! Dopo quella sera ci siamo ritrovati direttamente per fare musica e ci siamo trovati bene, all’inizio abbiamo preso tutto molto alla leggera, ma abbiamo capito fin da subito che c’era la possibilità di creare qualcosa di buono.
Ascoltando “Laudano” si apprezzano tante influenze diverse. Nella scrittura e nel cantato di Zaib, per esempio, emergono riferimenti alla musica francese e all’hip hop, ma sono riconoscibili anche una forte anima afro e tracce di cantautorato italiano: questa sintesi è il risultato di una ricerca vera e propria o è una tensione naturale, vista la storia personale? Quali sono i tuoi principali riferimenti musicali?
Questa domanda è bellissima, grazie per avermela fatta! Nel mio caso tensione naturale e ricerca vera e propria sono due cose che coincidono. Da una parte sono sempre stato affascinato dalle parole, dall’uso che se ne fa e quindi dal peso che le si attribuisce in base al contesto, e quindi ho sempre avuto una propensione naturale a ricercare e studiare come usarle al meglio per descrivere le situazioni più o meno personali che mi pongo di voler raccontare nelle canzoni e non. Dall’altra parte le mie radici africane, più precisamente ivoriane, per la presenza delle lingue tonali locali, mi hanno sempre suggerito la ricerca del collegamento tra parola e suono e quindi tra testo e linea melodica, per cui anche qui vado a ricercare ed approfondire ciò che mi viene naturale, sempre nell’intenzione di migliorare. I miei principali riferimenti musicali sono: Lauryn Hill, Rihanna, Labrinth, Frank Ocean, Stromae, nel senso che sono artisti con cui sono cresciuto e/o da cui ho studiato come fare musica e come sviluppare la mia sensibilità artistica; non sono artisti che ad oggi ascolto tutti i giorni, ma quando succede ogni volta imparo una cosa nuova, e anche per questo li ammiro tanto.
A proposito di legame fra contemporaneità e tradizione, com’è stato per niciPGTL sviluppare i suoni di “Laudano”, le sue atmosfere sospese e avvolgenti, sempre in bilico fra r’n’b, soul, pop e musica black in senso lato?
Le produzioni sono concettualmente un po’ zoppe, nel senso che le canzoni non sono state create totalmente da zero, ma sono state costruite a partire da delle bozze sepolte nel mio hard disk. La direzione creativa si è imposta a partire da materiale già esistente. In un certo senso “Laudano” è l’unione (a volte intersezione) fra il mio passato (musicale) e quello di Axel, con un tocco di convenevoli: si chiama “Laudano”, ma poteva chiamarsi “Conoscersi”.
Tutto questo aggiunge al disco un certo tocco internazionale e, secondo me, rende le canzoni potenzialmente molto fruibili anche oltre i confini nazionali. Pensate di poter conquistare pubblico fuori dall’Italia con le vostre raviolo vibes?
Snì. Entrambi ascoltiamo e apprezziamo tanta musica non italiana; ugualmente, ciò che proponiamo non può e non vuole essere unicamente italiano. Non neghiamo l’ambizione di poter piacere, non solo ma anche per questo motivo, ad un pubblico internazionale. Sappiamo che il cantato in italiano (e francese) è un limite: tanti curatori di playlist, per esempio, non condividono i nostri brani non perché non piacciano, ma perché c’è la tendenza a condividere per un pubblico internazionale musica cantata principalmente in inglese.
Nonostante le inevitabili differenze, ascoltando il disco ho avuto la sensazione che siate riusciti a superare lo schema classico cantante-producer, somigliando di più a una band vera e propria, ma comunque proteggendo le vostre peculiarità. Cosa ne pensate? Era un vostro obiettivo?
Come raccontato prima, il lavoro è stato il frutto della nostra conoscenza, non il contrario: ci siamo conosciuti anche a livello musicale oltre che umano. L’essere come una band è diventato un vero e proprio obiettivo quando ci siamo resi conto che era il modo migliore per promuovere il nostro lavoro e per suonare live. Ma tentiamo di non limitarci troppo: entrambi abbiamo altri progetti musicali prettamente personali che vogliamo portare avanti.
“Laudano” è una specie di piccolo diario-romanzo sulle sofferenze che derivano da una rottura: in questo è molto emotivo, ma non solo malinconico. C’è un brano a cui siete più legati, in termini di scrittura o di sound?
È una domanda che ci viene posta spesso e alla quale facciamo sempre fatica a rispondere. Laudano è una traccia alla quale ci sentiamo profondamente legati: è stata la prima canzone che abbiamo creato insieme, l’abbiamo ascoltata fino allo sfinimento: ci gasa così tanto da essere subito diventata il filo conduttore, un contenitore per tutto. Tempête è la traccia che citiamo spesso come nostra preferita perché è stato un colpo di fulmine, amore a prima vista: la sua versione live ci piace ancora di più e ci divertiamo molto a suonarla. Lontano è una traccia che si è rivelata inaspettatamente importante: la prima che abbiamo pubblicato, sulla quale abbiamo lavorato di meno, forse anche quella che ci convinceva di meno. Alla fine, è piaciuta a tutti: per noi è una pietra miliare, un “classico”. Al livello di scrittura (Zaib dixit), sono molto più legato a Tempête perché scriverla è stato come un flusso di coscienza dettato dal ritmo delle percussioni del brano, solo che qui la riflessione era già molto matura in me, l’ho solo buttata fuori senza ragionarci troppo, senza correggermi più di tanto.
Il vostro disco è stato promosso e distribuito da un’agenzia digitale. Come avete scelto questo tipo di strada per diffondere il vostro progetto e com’è andata? Il futuro, secondo voi, andrà maggiormente in questa direzione?
Si può davvero scegliere altrimenti (nel 2023)?! Sicuramente non siamo 100% digital nel senso che prima di tutto non siamo completamente digital-dipendenti, secondo desideriamo proporci attivamente come un progetto “in carne e ossa”, che suona live, che fa cose e vede gente. Il digitale è una risorsa utile per molte cose e indispensabile per alcune, sicuramente è una risorsa per distribuire e promuovere musica: sarebbe fantastico vivere un po’ come nei docufilm sulle stelle della musica degli anni passati: sessioni studio, tour, vincere il contratto, vendere CD. La realtà è che adesso si può fare della buona musica anche in cameretta, distribuendo e promuovendo digitalmente; questa è una possibilità da sfruttare.
Il vostro, fondamentalmente, è un progetto indipendente, anche se il termine è stato abbastanza abusato negli ultimi anni, a tratti perdendo un po’ del suo reale significato. Vi sentite parte del microcosmo indie o la questione non vi interessa?
Siamo circondati da persone fantastiche che hanno preso a cuore il progetto e abbiamo avuto la fortuna di poter creare un gruppo di lavoro che si dedicasse a tutto: foto, grafiche, video, contenuti. Insomma, quasi per tutto ci appoggiamo ad amici, conoscenti o altri giovani professionisti: in questo senso, siamo molto orgogliosi di essere “indipendenti”. Quello che non ci appartiene è utilizzare questo termine per comunicare la nostra identità musicale ed estetica: non pensiamo di appartenere all’immaginario indie né per sonorità né per estetica. Inoltre, se dovesse capitare, siamo aperti ad interagire anche con realtà che non fanno parte del microcosmo indie.
Trovo sempre utile ascoltare il parere dei protagonisti, per cui sono curioso di sapere qualcosa in più sul vostro rapporto con la musica italiana contemporanea, che negli ultimi anni è cambiata molto anche in termini di fruizione. Secondo voi gode di un buono stato di salute?
La musica italiana contemporanea è sicuramente cambiata, ma la mentalità non molto, soprattutto quella dei discografici. La differenza tra il mainstream e l’underground è abissale, ovviamente a favore dell’underground, sia in termini di originalità che di freschezza; purtroppo quest’ultimo ha veramente poco peso artistico agli occhi dei discografici, non solo ma anche agli occhi dell’ascoltatore medio italiano, che solitamente ascolta la musica quando è già “famosa”: questo per dire che, diversamente da altri contesti all’estero, in Italia l’underground non ha quell’ulteriore valore aggiunto che lo caratterizza secondo cui un artista può farne parte anche per scelta propria, ma è semplicemente un limbo dove rimane fino a quando non diventa “big”. Qualche artista ce la sta facendo, e ciò suggerisce un cambiamento in atto, lento, ma sempre in crescendo, quindi apprezzabile.
So che probabilmente è presto per parlarne, ma è una domanda necessaria, anche perché direi che siete partiti piuttosto bene: avete intenzione di proseguire e consolidare questa collaborazione? Avete già qualche progetto per il futuro?
Come detto in precedenza, abbiamo entrambi l’esigenza di dedicarci a progetti più personali. Questo non vuol dire dimenticarsi del duo appena nato: nelle prossime settimane abbiamo in programma la pubblicazione di nuovo materiale e di un video in cui proponiamo le nostre canzoni in versione live registrato presso la fantastica struttura del Daste a Bergamo (o magari sarà già uscito al momento della pubblicazione di questa intervista).
Quando e dove potremo ascoltarvi dal vivo?
Abbiamo terminato da poco alcuni appuntamenti, l’ultimo a Verona all’Afroitalian Summer Festival. Speriamo di riuscire a organizzare qualche data in più o addirittura un piccolo tour per la fine dell’estate. Noi la viviamo con filosofia e diciamo: “ci siamo meritati le vacanze”!
Direi che è tutto! Volete fare un saluto ai lettori di Impatto Sonoro?
Ciao raga, non smettete mai di ricercare ed ascoltare buona musica, credete sempre in voi stessi e nei vostri sogni, e siate buoni con le persone, luv u! – Zaib, niciPGTL