1. Wicked Words in Gold They Wrote
2. Seeing Stone
3. Sun King
4. Behold the Serpent
5. Below the Black Grow
6. Guilded Apple
7. The Yawning Wild
8. Death Shine Light on Life
9. The Lost Color
Gli ermetici Moon Coven si ripresentano sulle scene dopo due anni dal loro terzo capitolo, il colossale “Slumber Wood” del 2021. La storia del gruppo inizia a Malmö, in Svezia, snodandosi attraverso un percorso intenso e psichedelico, in cui il gusto sonoro dei musicisti si inoltra nelle profondità della mente battendo un potente e distinto cammino heavy rock. In questo nuovo album intitolato “Sun King”, prodotto dalla solida etichetta americana Ripple Music, si viaggia a gonfie vele verso tematiche personali e furiose, abbracciando un sound più versatile e creativo che avvicina l’ascoltatore anche a suite progressive stile Pink Floyd. Il suo insieme infine garantisce una scrittura interessante e versatile, affermandosi a pieno nel genere.
Il riff energico di Wicked Words in Gold they Wrote innesca una buona apertura che ci trascina in un’atmosfera rocambolesca e amplificata in cui la corsa ruggente della chitarra dà il via a una danza blues rock, che esplode in un ritornello stoner graffiante. Segue la cavalcata esplorativa di Seeing Stone, che aumenta d’intensità e si imbatte in una ritmica travolgente. In questo caso la dinamica del brano si arricchisce di attimi taglienti e melodici, rimbalzando su un’emozione gioiosa. La title track invece si sposta in territori oscuri, grazie a un fangoso timbro doom che alza il livello tecnico, toccando le influenze dei Black Sabbath, con una linea vocale armoniosa e potente, fino ad abbandonarsi ad un impegnativo assolo di chitarra. Behold the Serpent raffredda gli animi con un arpeggio misterioso e malinconico, una composizione che si traveste di drammatico, agitandosi a dovere in un tempo funebre e violento. Il ritmo lento della batteria accoglie la sensazionale voce e dà vita a un racconto meraviglioso. Una traccia stupenda e completa. Il basso ringhiante di Below the Black Grow continua il momento tonante e sporco, spazzando una tematica ripetitiva e dormiente, mentre Guilded Apple fa un deciso salto nel passato a cavallo di un riff travolgente in stile anni ’90.
Prima di chiudere, la batteria audace si accompagna alla distorsione martellante in The Yawning Wild facendo risaltare uno stile cupo e nauseante, senza uscire troppo dagli schemi ruvidi e pesanti. Passiamo poi alla breve strumentale Death Shine Light on Life che si poggia su un delicato e entusiasmante giro progressive che risuona nell’aria come un elemento prezioso e visionario. Il disco si conclude con l’infernale gancio di The Lost Color, per un finale caotico e rumoroso.
“Sun King” è un album piacevole e passionale che mette in risalto tutte le strabilianti idee del gruppo completando un nuovo inizio espansivo e ricercato.