1. Sport of Measure
2. FKA World
3. Clone
4. Modern Vanity
5. Everything’s Glitter
6. Burned Mind
7. Sport of Form
8. Vatican Under Construction
9. Liar 2
10. In Heaven
11. Public Grieving
The Armed hanno un piano. Ce l’hanno forse sin da inizio carriera (2009) ma è solo da “ULTRAPOP” che si è delineato in tutta la sua prepotenza e sfrontatezza. The Armed vogliono svettare, spazzare via tutto e tutti, imporsi senza alcuna traccia di falsa modestia, virus che infesta il rock in lungo e in largo in questi anni di tutto e niente. Lo sbattono subito in faccia: “Con ‘Perfect Saviors‘ e senza ironia tenteremo di creare il più album rock del XXI secolo”. Alla faccia della sincerità.
Eppure è proprio questa brutale sincerità a fare la differenza. Tutti (o quasi, dai) gli altri tante parole per nulla, nessuna sostanza, tanta mediocrità che ha portato band costruite come i Måneskin a spopolare come fenomeno di ribaltamento sociale, ripresa di un rock privo di guinzagli, quando invece è ammanettato al termosifone del pop e preso a vergate dalle oscillazioni di un mercato social sempre più volubile e privo di memoria e spirito critico. The Armed non menano il can per l’aia, non hanno bisogno di palchi giganti e mossette per dare vita a quello che desiderano. Già due anni fa, in una nostra intervista al collettivo i Nostri ebbero a dire: “[…] nel 2021 non credo che molte persone possano dirsi ignare o avulse al regno della “cultura pop”. Penso che “alternativo” sia ciò che tutti vorrebbero credere di essere…ma è una sorta di gioco di specchi. Gli algoritmi ti donano esperienze iper-specifiche e iper curate in ogni aspetto della tua vita, pensi di avere gusti migliori e unici perché ti vengono serviti i contenuti in un modo e in un contesto che ti fa sentire intenzionalmente in quel modo e vieni nutrito di opinioni che rafforzano quella sensazione”. Oltre a sostenere che i Terrorizer non siano tanto dissimili da Charlie XCX e che la musica “heavy”, fiera della sua ribellione ma stagnante come solo il mainstream vero e proprio potrebbe (dovrebbe?) essere, non sia altro che l’esatto opposto di uno spirito ribelle.
Instupiditi dall’uber-informazione, isolati dal tutto e subito, circondati dal mondo solo in via eterea, ci siamo fatti ingabbiare, fottere e rincretinire. Quindi “Perfect Saviors” deve porsi al di sopra di tutto ciò e lo fa. La formula cambia in modo quasi del tutto radicale, prendendo le particelle del suo predecessore fino a plasmarle in un domani anti-lineare, in cui a essere lineare è “solo” la narrazione. Una questione di suono (sante sono le mani che si poggiano al banco mix di Troy Van Leeuwen e Ben Chisholm assieme a quelle di Toni Wolski) basta a cambiare il punto di vista e quello degli Armed è un suono che rispecchia le intenzioni dei suoi creatori, tracotante, pieno, vivo e formicolante, a tratti se non molto spesso sensuale, luminoso, colorato e sfavillante. Tempi medi a pioggia, velocità massima mai superata, melodie caleidoscopiche, ritornelli e strofe che si stampano in faccia (Everythings Glitter e Liar 2 sono il sogno bagnato di tutte le band indie(post)rock e che mai si realizzerà dalle loro parti), gigantesche asfissie elettroniche trottanti al fianco di rifferama gonfio, bassi poderosi a volte vicini persino a certi lidi fusion dolci serenate acustiche mutate in demoni post-industrial-core e ancora arcobaleni indietronici demoliti e una marea di epicità che per contenerla tutta non basterebbe un silos(sìlovoglio).
Con una simile giostra di incessante critica sociale multicolore e musicata con tanta raffinata violenza sembra di stare in “Invisible Monster” di Palahniuk. Va da sé, è un complimento. Forse “Perfect Saviors” non sarà il miglior disco rock del XXI secolo ma, di certo, al momento è il migliore del 2023 assieme a “In Times New Roman…” dei QOTSA, coi quali, d’altronde, stanno condividendo i palchi.