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Public Image Ltd. – End of World

2023 - PIL Official
post punk

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Tracklist

1. Penge
2. End of the World
3. Car Chase
4. Being Stupid Again
5. Walls
6. Pretty Awful
7. Strange
8. Down on the Clown
9. Dirty Murky Delight
10. he Do That
11. L F C F
12. North West Passage
13. Hawaii


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All’uscita dell’undicesimo album in studio, i Public Image Ltd. appaiono come degli straordinari pionieri del post punk inglese, ma come una band modesta dal punto di vista sonoro. Il nuovo “End of World” si presenta, infatti, abbastanza umile, con molte variazioni, ma senza particolari sballottamenti da un’atmosfera ad un’altra. Molti allievi hanno superato i maestri PIL che, pur inserendo degli elementi innovativi nel nuovo lavoro, faticano a seguire il passo delle fresche produzioni moderne. Questo nuovo disco sembra quasi accogliere le aspettative del pubblico garantendo grande spazio alla poetica di John Lydon a discapito della ricercatezza dei suoni. Il frontman torna a sentenziare violentemente contro nuovi e i vecchi nemici protagonisti della fine del mondo che fa da ambientazione all’album lasciando uno spazio limitato al resto.

Le tredici tracce si mantengono tutte abbastanza simili tra loro. L’unica a spiccare è la finale Hawaii che, anticipando l’uscita del disco ed avendo una dedica speciale al suo interno per Nora Forster, svela una prospettiva nuova, il lato personale e sofferente di Rotten. Il protagonismo del basso e dei synth che caratterizza questo lavoro e tutta la discografia dei PIL, l’invettiva e la satira si eclissano di fronte alla malinconia del tema trattato. La posizione di questo brano ha svantaggiato “End of World”: probabilmente, posto al centro, con il suo alone pop degno delle selezioni per l’Eurovision Song Contest, avrebbe spezzato la piattezza del disco. Neanche l’eccezionale riff di End of the World riesce a risollevare la situazione: l’estrema monotonia che attraversa anche i singoli brani fa sì che non venga valorizzato adeguatamente. Compensa una caratteristica di cui difficilmente si tiene conto quando si parla di questo genere: la splendida interpretazione vocale dei brani. L’ex componente dei Sex Pistols riesce a dare un colore unico e originale ad ogni pezzo modellando toni diversi.

È facile considerare la mediocrità di “End of World” come un effetto delle vicende personali di Lydon, ma è altrettanto semplice riscontrare le stesse problematiche sopraelencate nelle discografie di diverse band storiche orbitanti attorno al mondo del punk. Per gli artisti con una lunga carriera alle spalle diventa sempre più complicato aprirsi ad influenze nuove, sostenere un movimento avanguardista e adeguare l’urgenza espressiva ideologica a quella musicale.

In “End of World” c’era tanto da dire e poco da suonare e questo l’ha rovinato.  

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