1. Summer Storm
2. The Wolf You Feed (feat. Alissa White-Gluz)
3. Digital Bullets (feat. Chris Motionless)
4. Through the Noise (feat. Lzzy Hale)
5. Consume the Fire
6. Dead Inside (feat. David Draiman)
7. Victorious (feat. Dorothy)
8. Scorched
9. Momentum
10. The Golden Trail (feat. Anders Friden)
11. Winner Takes All (feat. Alice Cooper)
12. Monster (feat. Lilith Czar)
13. Kintsugi
14. Surfacing (feat. Marty Friedman)
La seguente non sarà una recensione in senso stretto, più un approfondimento sul fenomeno dei brand ambassador, in relazione alla tribute music e sostanzialmente a ciò che passa da un certo tipo di veicolo mediatico generalista (leggi: Virgin Radio/Radiofreccia) al giorno d’oggi, quando si parla di rock. Sono una serie di ragionamenti sparsi, il punto di partenza potrebbe essere ovunque, perciò partiamo dall’artista.
Vinita Sandhya Strauss, per brevità Nita Strauss, è una chitarrista classe ’86 che dopo essersi fatta le ossa qua e là è emersa come virtuosa al punto da entrare in pianta fissa nella band di Alice Cooper nel 2014, con una breve interruzione l’anno scorso. Ha fatto la turnista anche per Demi Lovato, ed è con “The Call of The Void” al suo secondo disco da solista, disco che in realtà è in canna da almeno due anni, essendo stata centellinata la pubblicazione di singoli in tale lasso di tempo. Dentro al disco ci sono diversi personaggi che fanno parte di quel macrocosmo semi-mainstream fatto di artisti che non sono popolari in senso assoluto, ma comunque girano il mondo nei festival metal e non, come Alissa White-Gluz, che scopro essere oltre che cantante degli Arch Enemy morosa del più attempato Doyle Wolfgang von Frankestein ( storica chitarra dei Misfits ) – funny fact, ha portato colui che un tempo incitava a mangiar cervelli dalla parte del veganesimo – , Anders Friden degli In Flames, e anche qui siamo in ambito melodic death metal (scusate la parolaccia) svedese, David Draiman dei Disturbed. Poi abbiamo anche due mostri sacri come Marty Friedman dei Megadeth ed ovviamente Alice Cooper. Della non banale vita di Nita Strauss sappiamo anche che: è stata la prima donna a firmare per l’Ibanez, il fidanzato è il suo batterista (e infatti compare in tutti i video, anche se non sono i White Stripes), ha come cognato un nipote di Suharto (storico dittatore dell’Indonesia fino a metà anni ’90), e vanta una parentela alla lontana con il compositore Richard Strauss.
A questo punto dovrei dirvi qualcosa della musica, ma dopo aver ascoltato e ri-ascoltato, non posso che dire di aver trovato pura accademia. Che è un po’ ciò che ci si può aspettare da un disco con impostazione di questo tipo. Ma allora perché milioni di visualizzazioni, milioni di follower, millioni di eccetra eccetra per una musicista che pur in buonissima fede, è sostanzialmente un’impiegata dell’arte? C’è sicuramente qualcosa che sfugge del quadro complessivo.
E allora la mente torna a vent’anni fa, quando il rock era “morto” e andavamo nei musei a venerarne i resti. Quei musei si chiamavano Art Rock Café ed erano ovviamente l’ennesima macchina mangiasoldi innescata dal capitale in forma subdola, che un quindicenne raramente aveva i mezzi per riconoscere. Parallelamente, al cinema andava “School of Rock”, che era pure una commedia carina e divertente, non fosse per i danni incalcolabili involontariamente fatti alla psiche di chi non ha capito che il messaggio era continuare ad alimentare l’istinto della creatività nei più giovani, non prendere una chitarra in mano e risuonare i Led Zeppelin per l’eternità. Danni peggiori probabilmente ne ha fatti solo “Il favoloso mondo di Amèlie”, che ha legittimato milioni di persone al mondo a farsi i complessi, ma questo è un altro discorso che affronteremo nelle sedi opportune.
Continuo a pensare che se oggi abbiamo le tribute band (chiamiamole col loro nome, perdìo) che hanno numeri e popolarità che superano ed eguagliano quelli delle band e degli artisti che stanno davvero aggiungendo qualcosa nella storia della musica, è conseguenza di quel processo innescatosi venti anni fa, di quell’equivoco nato con “School of Rock”. Il classico caso del saggio che indica la luna e degli stolti, che siamo noi, che guardiamo il dito (medio). Virgin Radio e Radiofreccia sono solo conseguenza della domanda così generata: passano un sacco, ma veramente un sacco di artisti preistorici, ed il poco spazio per l’attualità è molto raramente dedicato a cose innovative, facendo passare la percezione che il rock sia realmente morto (perché di musica nuova non ne appare su questi canali). Ai tempi belli MTV ci faceva tanto penare per un po’ di musica di qualità, ma sapeva comunque dare spazio all’alternativa anche fuori dai suoi recinti, oggi questo è quasi del tutto assente.
Un’altra nota per terminare la filippica: l’immagine. L’immagine di questi artisti come Nita Strauss. Ho guardato tutti i video dei singoli e ho realizzato che c’è una cosa che veramente mi disturba. Nei video sono tutti belli. Non c’è un capello fuori posto, un volto che sia struccato, ma neanche uno spigolo d’inquadratura dove non sembri tutto inquadrato in un preciso schema estetico. È proprio l’antitesi di ciò che dovrebbe essere ‘rock’, anche se poi spari un growl da paura come Alissa White-Gluz (è forse per questo che mi porta a mettere in discussione la dignità di genere verso il melodic death metal). Il principio che sta alla base dell’essere “trasgressivi” è inventarsi qualcosa che possa risultare un po’ per tutti spiazzante/disturbante, piuttosto che ripetere all’infinito la trasgressione di qualcun altro di trent’anni fa.
Forse sono troppo esigente io. Anzi, decisamente esagero e dovrei semplicemente ignorare questo macrocosmo generalista, come già ignoro tante altre amenità al mondo delle quali posso fare tranquillamente a meno. Forse sono io uno degli orchi che sono protagonisti del video di Digital Bullets, pezzo che, tanto per restare sul politically correct un tanto al chilo, parla in modo goffo e stilizzato di haters e cyberbullismo. Un giorno Nita Strauss, dopo aver assorbito l’energia di un fulmine attraverso la sua chitarra, mi stordirà con uno dei suoi assoli e mi trasformerò in una persona meglio. Ma non è questo il giorno.